Per 4 giorni ha mangiato pinoli E' stata la salvezza di Giuseppe
Por 4 giorni ha mangiato pinoti E9 stata ia salvezza di Giuseppe Por 4 giorni ha mangiato pinoti E9 stata ia salvezza di Giuseppe I medici: «Cibo bollettino parla (Segue dalla l'pagina) n futuro, qualcosa a cui Giuseppe De Felice sembrava aver rinunciato. Perché? Altri, nella sua stessa condizione, si adeguano, soffrono dentro di sé ma conducono un'esistenza apparentemente normale. Con indosso un paio di pantaloni sgualciti e cascanti (ha trascorso tutte le notti della fuga sulla spiaggia di Pescara) e una giacca nera stropicciata che potrebbe contenerlo due volte su una canottiera invece fresca di bucato, è lui stesso a tentare di spiegarsi e spiegarci, con voce sommessa e dolce. «Non ce la facevo più a proseguire nel dolore, a star male facendo star male 1 miei familiari. La dialisi non la sopporto più, forse non l'ho mai sopportata. Come fai ad abituarti? Sempre legato a quella macchina, cosa me ne faccio della mia vita? E poi non ho trovato nessuna strada giusta, nessun appiglio. Mai il tempo buono per un lavoro, una cosa in abbondante avrebbe di notevoli miglioram cui credere. E allora ho fatto la valigia e ho preso 11 treno senza dire niente a nessuno... Cercavo qualcosa che mi facesse stare un po' in pace, e il mare è una di quelle poche». Rivedere il mare è forse la causa occasionale della fuga di Giuseppe (a differenza degli altri anni, quest'estate non si era trovato nessun centro di emodialisi disponibile, nelle Marche dov'era prevista una vacanza a casa del cognato), non certo quella profonda: «Ho preso 11 treno per Roma, volevo andare a Ostia. Poi ricordo tutta quella confusione alla stazione Termini, un'oppressione. E ho preso il primo treno per Pescara, un posto che conosco bene perché ci è nata mia madre e nei dintorni ci stanno diversi parenti. E mi sono fermato sulla spiaggia, giorno e notte. Il primo giorno ho cercato un albergo, ma non c'era posto. Poi, mentre facevo 11 bagno, mi hanno rubato tutti i soldi, e cosL..». E cosi Giuseppe è rimasto 11 ad attendere. Forse nep- affrettato il raggiungimento del limite estremo» - Il enti - Tornata la voglia di vivere? «Adesso sono qui» Giuseppe De Felice, pure la morte, ma il lento avanzare del nulla, fra il sole che si leva al mattino sull'orizzonte dell'Adriatico e il crescendo del vocio sulla spiaggia, senza mai parlare con nessuno. Un'ombra sofferente che per fortuna un lettore de La Stampa ha riconosciuto nonostante 1 cambiamenti rispetto alla foto pubblicata: l'Emilia e il Piemonte, con i centri del Sant'Orsola di Bologna e delle Molinbette di Torino, sono «coperte» in maniera adeguata), che rende pressoché inevitabile rifiutare il trattamento a pazienti «esterni»; la difficoltà di estendere la pratica della dialisi domiciliare, che comunque non può essere impiegata fuori della propria abitazione, come in vacanza appunto. E. a parere di Giuseppe Ragusa, «la scarsa assistenza sul plano psicologico, anche se devo dire che del centro delle Molinette, diretto dal professor Vercellone, non ci si può proprio lamentare. Ma sul piano nazionale, e io ormai purtroppo me ne intendo, la situazione è disastrosa». Mentre Giuseppe De Felice riprende a mangiare (per quattro giorni, dopo il furto dei soldi, si è nutrito solo di pinoli: ma è stato proprio questo a salvargli la vita, dicono 1 medici, cibo abbondante avrebbe affrettato il raggiungimento del limite estremo), arrivano diverse notizie. La necessità di una nuova dialisi, che è stata effettuata ieri mattina, insieme con un bollettino medico che parla di «notevoli miglioramenti» (all'Ingresso in ospedale invece si era riscontrato «un grado elevato» di intossicazione uricemica, con notevoli alterazioni dei relativi parametri, come azotemia, creatinina, potassio, calcio») e l'annuncio che 11 paziente può essere dimesso. E gli agenti «buoni» tornano riportando la valigia azzurra cosparsa di stelle che il giovane aveva riempito con pochi ricambi di biancheria partendo da Torino e lasciato al deposito bagagli della stazione di Pescara. Giuseppe De Felice ha lasciato il «Santo Spirito» di Pescara ieri alle 13, destinazióne momentanea Foro di Ortona, nei pressi di Francavilla. Poi passerà qualche giorno a casa del cognato, nelle Marche: il dottor Capponi, il nefrologo responsabile del centro di emodialisi dell'ospedale di Macerata, ha assicurato che il trattamento potrà essere eseguito la. Forse Giuseppe ce la farà, tornerà ad amare la vita. Ma la sua storia fa pensare. Come quell'annuncio pubblicato nei giorni scorsi su alcuni quotidiani a cura dell'Associazione per 11 bambino nefropatico: «Lunedi Chiara va a nuoto. Luca a inglese, Giovanna va in dialisi. Mercoledì Chiara va a chitarra, Luca a judo, Giovanna in dialisi Venerdì Chiara va al cinema, Luca a ripetizione. Giovanna torna in dialisi». Maurizio Spatola vegno a Monaco
Persone citate: Francavilla, Giuseppe De Felice, Giuseppe Ragusa, Maurizio Spatola, Vercellone
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