Ivory: New York recinto di schiavi

Ivotys New York recinto di schiavi Persone di Iietta Tomabuoni Ivotys New York recinto di schiavi VENEZIA — Scivolando sulla moquette, s'incrociano al bar il regista di successo e il dcbuttanie. l'anziano e il giovane, l'americano che sembra inglese e l'italiano che pare francese, il narratore dell'omosessualità d'epoca e quello dell'illegalità di massa contemporanea: insomma. James Ivory e Carlo Mazzacurati. Intorno, la Mostra pare una dilatata mensa aziendale della Rai e del cinema pubblico, circolano burocratiche eleganze casual molto studiate e terrorizzanti, i frammenti di mesti discorsi suonano sempre uguali: purtroppo, ancora una volta, i ritardi accumulati, le strutture carenti, l'inerzia paralizzante... Vacillante e ridente, gongolante per la recente affermazione come bestsellerista, il vecchio e caro professor Cesare Musatti pontifica: anche la Società Italiana di Psicoanalisi darà un suo specifico premio ai film, attribuito da una sua giuria. James Ivory dice che si, oggi forse l'omosessualità non è più un dramma e neppure è socialmente intesa come una trasgressione: «Però Maurice di E. M. Forster, da cui ho tratto il mio film, fu il pruno romanzo inglese d'un autore rispettabile .sul tema, e credo che tuttora non esistano molti altri libri in cui l'amore omosessuale abbia un lieto fine». Nella versione cinematografica ha immesso uno scandalo politico-omosessuale che non c'era in Forster: <■ Immissione legittima: nella stona inglese moderna, sono molti i personaggi politici che per via dell'omosessualità hanno visto spezzala la propria carriera". E poi il film. dice. »è soprattutto la storia di uno che attraverso l'amore trova il coraggio di uccellare se stesso e di vivere la propria natura». Adesso torna al suo Paese, gli Stati Uniti, e si dedica a New York. La vede come la Berlino di macerie del 1945 o la Pietroburgo di conflitti del 1900: "Zona pericolosa. A New York arrivano ancora da ogni parte d'America tanti raguzzt borghesi ih cerca di successo e di vita vera. Vengono invece ridotti in schiavitù dalla città, dalla sua realtà economica, dalla difficoltà di sopravviverci, dalla durezza e violenza che la dominano». Il film che girerà quest'inverno, tratto da un best-seller di Thelma Janowitz, si chiama infatti Gli schiavi di /Vw York. "Ah, se si riuscisse di nuo¬ vo a raccontare l'Italia con il cinema: come la raccontavano gli autori italiani degli Anni Cinquanta, con indignazione e sorriso: come la raccontava Antonio Pietrangelo così lucido, accoralo e pacalo in film non metropolitani di gente comune come La visita...';. Già nostalgico a trentun anni, con Nolte italiana Carlo Mazzacurati ha fatto un film in cui la natura bellissima del Delta del Po. fiume, alberi, campi, luce. aria, pioggia e sottosuolo, è protagonista: ed e protagonista anche la corruzione italiana. «Non la criminalità. Piuttosto l'illegalità diffusa, quella degli interessi e dei soldi, per cui tutti diventano ladri: padroni e lavoratori, amministratori, tipi simpatici, amici d'infanzia. Tutti o quasi. Se il mìo protagonista. Marco Messeri, ha un'ingenuità onesta, è più per infantilismo che per moralità: più che l'indignazione lo muovono la curiosità, il gioco, la voglia di vivere» . Alto, chiaro, un po' goffo, sposato da anni con una compagna di scuola. Carlo Mazzacurati è nato a Padova, il padre ingegnere idraulico lavora a Venezia: ha studiato al DAMS di Bologna, è stalo allievo di Gianni Celati («un maestro nato, ti suo libro Narratori della pianura ha avuto per ine molla importanza»)', legge, e ama Dickens. Calvino. Buzza ti. Nolte italiana, si sa, l'ha prodotto la Sacher film di Angelo Barbagallo e Nanni Moretti: do non credo di avere un mondo personale da raccontare. Ma se si riuscisse a ricostruire un tessuto di cinema medio italiano, forse lutto potrebbe ricominciare*.