Le trattative segrete di Vassalli

Le trattative segrete di Vassalli Il ministro per 8 ore a Porto Azzurro, fra telefonate e momenti di grande tensione Le trattative segrete di Vassalli No al blitz e all'elicottero: eventuali concessioni sulla revisione di alcuni processi e sulla destinazione nei penitenziari - Rimprovero al sindaco: «Basta appelli inutili» - luti non è più il portavoce dei banditi DAL NOSTRO INVIATO PORTO AZZURRO — Il governo tratta, segretamente. Il ministro di Grazia e Giustizia Giuliano Vassalli è entrato nel carcere per portare 1 messaggi del Palazzo. Otto ore c'è rimasto, fra incontri, colloqui, telefonate e momenti di grande tensione. E oggi torna, di nuovo. Niente blitz, si sapeva, e niente elicottero, si sapeva pure questo. Ma una trattativa segreta fra il gruppo dei banditi e il governo c'è davvero, con la mediazione di Cosimo Giordano, il direttore di Porto Azzurro prigioniero nell'infermeria assieme ad altri 27 ostaggi. Il governo ha telefonato ai famigliari dei rivoltosi invitandoli all'Elba per una mediazione; i parenti di Cappa! (uno del sequestratori) hanno mandato l'avvocato. Roma non cede, però è disposta a far concessioni, sulla revisione dei processi (Mario Tolu chiede che il suo sia riesaminato), sulla destinazione nel penitenziari, sull'eventuale inaspri¬ mento delle condizioni di vita carceraria per i sèi detenuti. Adesso è un dialogo ancora faticoso, stentato, senza risposte concrete. Un dialogo persino strano come quello fra il ministro e Giordano, che parla senza commozioni, sotto la minaccia dei banditi, con voce ferma, burocratica e dice che loro, «i partecipanti alla rivolta» Il chiama, sono sei amici, proprio cosi, «sei bravi amici», come per allontanare sospetti e congetture. Vassalli è ripartito sull'elicottero dall'Elba, alle 18. Lui non ha voluto lasciar uscire neanche un commento sulla giornata e sui colloqui. Anzi, ha raccomandato il silenzio a tutti, in particolare al sindaco, •perché il momento delicato sconsiglia ulteriori dichiarazioni», ha scritto in un fonogramma spedito ieri pomeriggio. E sin dall'inizio della giornata. Vassalli ha evitato accuratamente di complicare la sua missione con un impatto pubblico. E' arrivato alle 9,50. Due elicotteri nel cielo chiaro, vicino alla radu¬ ra arsa dove giornalisti, fotografi e curiosi aspettano cuocendo sotto il sole. Scende il ministro e si abbottona la giacca sotto il vortice delle eliche, scendono Nicola Amato, direttore degli Istituti di pena, il dottor Alessandro Margara, presidente del tribunale di sorveglianza di Firenze, e il dottor Spinella, funzionario dell'Ucigos di Roma. Comincia la lunga giornata del ministro a Porto Azzurro. Dal municipio intanto chiamano Roma per sapere a che ora arriva, se ai-riva. Risponde una signora, freddissima: «Non dobbiamo certo comunicare al sindaco la venuta del minìstron. E giù la cornetta. Dentro, al carcere. Vassalli è nella stanza al primo piano, con le persiane abbassate, il telefono numero 19 che prima o poi squillerà e porterà le voci della rivolta, con tutti i magistrati che conducono il braccio di ferro con i banditi, un colonnello dei carabinieri, un funzionario della Digos. Con il magnetofono di Nicola Amato hanno registrato una dichiarazione di Giordano da trasmettere al telegiornale e da passare ai quotidiani. La commentano, mentre aspettano che dal quarto piano qualcuno si faccia vivo. Vassalli viene informato subito della pressione dei parenti. Minacciano uno sciopero della fame. Vogliono incontrarlo, parlargli, giù al municipio, magari pure davanti ai giornalisti. Siamo impazziti?, qui si parla troppo e parlano troppo tutti, •fate venire su una delegazione», dice il ministro. E sotto in Comune preparano la delegazione. Arriva il pulmino Ford Transit giallo, venti posti. L'autista si sbraccia fermando la gente, i giovani e i vecchi che fanno ressa: «Afi hanno detto un parente per ostaggio, ma più di 20 non ne posso portare». Poi il pulmino va su, e va su anche il sindaco. Maurizio Papi, per conto suo. su una Volvo grigia. Alle 11,40 finalmente il primo contatto con il quarto piano. Chiama Giordano. Amato fa da cerimoniere. Poi Vassalli prende la cornetta, ascolta. Parla quasi sempre Giordano, spiega la situazione, spiega le condizioni dei rivoltosi. La posizione del governo non è cambiata: non si parla di elicottero, non sarebbe neanche possibile farlo atterrare e ripartire carico dal campo sportivo del carcere. Ma non si parla neppure di altri mezzi. -Non useremo la violenza, ma non trattiamo per la vostra liberazione», fa sapere il ministro. L'unica garanzia è che •eviteremo semPierangelo Sapegno (Continua a pagina 2 in quarta colonna)

Luoghi citati: Firenze, Porto Azzurro, Roma