Italia in maschera di Sergio Romano

Italia in maschera Italia in maschera Lo spellatolo che Luigi Squarzina ha direno per l'inaugurazione dei Mondiali di atletica allo Stadio Olimpico di Roma, tranquillizzerà i! mondo. L'Italia non c cambiata I viaggiatori di domani vedranno, attraversando le Alpi, lo stesso cbel pacse>> di cui hanno appreso l'esistenza nel racconto dei padri e dei nonni. Ascolteranno le elettrizzanti ouverturcs delle opere di Rossini, vedranno la partila a scacchi di Marostica. giocata da cavalli c personaggi veri su una gigantesca -cacchiera. e la corsa dei ceri a Gubbio, vedranno i balli popolari dell'Abruzzo, della Sardegna, della Sicilia, della Campania, assisteranno ai lazzi di Pulcinella e Arlecchino, alle vezzose smancerie di Colombina, alle legnose avventure di Pinocchio. E vedranno sfrecciare sulle loro teste, come l'ultimo gorgheggio d'una cantatrice virtuosa o l"«a fondo'» di un grande spadaccino, l'impeccabile formazione della pattuglia acrobatica. Il mondo cambia, ma l'Italia agli occhi del mondo deve restare immutabile. Se Squarzina avesse raccontato la storia di un'Italia diversa, meno pittoresca e più contraddiltoria. gli spettatori di Mondovisione avrebbero sospettalo l'inganno o denunciato il iradimento. Tenuto a raccontare l'Italia nel giro di trenta minuti, egli ha accettalo il canovaccio come i registi di corte mettevano in scena, nelle occasioni principesche, le sorti gloriose della dinastia 0 i grandi improvvisatori poetavano per mezz'ora sul tema assegnalo. Come i poeti di corte egli si e adattalo alle indicazioni del committente facendosi spazio, nei limiti del possibile, con un uso intelligente della metafora. Per lanciare un messaggio di buon senso al mondo egli ha scelto la partita a scacchi di Marostica come motivo centrale del suo spettacolo perché essa racconta la storia di una sfida mortale che diviene, grazie alla saggezza degli antagonisti, un duello dell'intelligenza c dell'eleganza. Ma intorno alla partita di Marostica egli ha mescolato con garbo tutli gli ingredienti della leggenda italiana: folklore vero e falso, folklore dolio e popolare, contadine d'Abruzzo c pescatori napoletani, servitori scaltri e personaggi tragicomici. Nessun paese del resto potrebbe sfuggire in circostanze analoghe alla necessità di nascondersi dietro la propria maschera c di offrire al mondo il proprio stereotipo. Cili spettatori di Mondovisione sono, come committenti, assai più tirannici dei principi dell'età barocca. Lo spettacolo quindi è infedele, ma gli italiani sono i soli a saperlo. Ciò che conta, ripeto, è che il mondo sappia di poter contare, per 1 propri viaggi e per i propri sogni, sulla perennità di una favola a cui Roma, per meglio completare l'inganno, ha prestato ieri, come in un gigantesco trompe-l'oeil, i colori smaglianti del suo cielo. Sergio Romano

Persone citate: Luigi Squarzina, Rossini, Squarzina