Johnson entra nel regno di Lewis di Gianni Romeo

Johnson entra nel regno di Lewis Con le batterie dei 100 scattano i confronti fra i due «big» dello sprint Johnson entra nel regno di Lewis Ancora un giorno prima di sapere se Pamericano riuscirà a domare il canadese dallo scatto bruciante - Una rivalità simile a quella del '60 fra Hary e Sime DAL NOSTRO INVIATO ROMA — Batterla numero cinque, Ben Johnson; batterla numero sei, Cari Lewis. La grande sfida ha inizio questa mattina poco dopo le 9,30. Johnson e Lewis debbono percorrere 300 metri prima di approdare al testa a testa conclusivo ohe domani assegnerà il titolo di miglior sprinter del mondo. Ma anche il modo di percorrere questi metri, di affrontare batterle, quarti e semifinali senza paure o tentennamenti, sprecando meno energie possibile, costruirà il successo o l'insuccesso. Se è vero che in questo Campionato del mondo nessuno può dirsi sicuro di vincere, la gara dello sprint è regina dell'incertezza. Grandi atleti hanno sempre popolato il territorio dei 100 metri, ma bisogna risalire al 1960, proprio a Roma, per ritrovare una situazione pressoché analoga, con due fuoriclasse molto vicini nel contendersi la supremazia: Hary il tedesco e Sime lo statunitense. Dopo, arrivarono altri. Ma non si verificò più un dualismo cosi acceso. CI sono molte analogie fra l'Hary-Sime che 27 anni fa infiammò la pista dell'Olimpico e il Johnson-Lewis di oggi e domani. Ora come allora la sfida è fra un uomo dallo scatto che brucia (Hary 1960, Johnson 1987) e un avversario che non teme confronti quando è lanciato (Sime e Lewis). Allora vinse 10 scattista, Hary, e rispettò 11 pronostico. Ma qui il pronostico non c'è. A decidere sarà quel fragile Interruttore che governa il cervello degli atleti e accende o spegne la sicurezza che si portano nel cuore. Johnson sa che vincerà in partenza, vincerà per 50 metri, poi dovrà cedere terreno a Lewis che quando è lanciato diventa un missile. Johnson potrà compiere l'errore di forzare come non mai quei primi 50 metri, per mettere tutto lo spazio possibile fra sé e il rivale. Ma se cosi farà, nel finale andrà fuori giri. Lewis a sua volta rischia di incorrere nell'errore opposto. I meccanismi che mettono in azione le sue lunghe leve sono relativamente lenti; se vorrà forzare per non perdere troppo terreno rischierà di non trovare l'assetto giusto per spa¬ rare poi la sua potenza. Vincerà chi avrà l'interruttore che scatta nel modo giusto e saprà mantenere la freddezza assoluta per fare la «sua» corsa di sempre, senza farsi condizionare dal rivale. Ben Johnson detto Big Ben, ma in realtà bisognerebbe dire Big Jim per come ricorda il bambolotto famoso piccino e pieno di muscoli, è l'uomo che ha corso più velocemente i 100 metri a livel¬ lo del mare e in condizioni di vento regolari; 9 "95, due centesimi in più del 9"93 mondiale ottenuto da Calvin Smith a 2000 metri d'altitudine. Cari Lewis, detto in tutti i modi possibili ma soprattutto .il figlio del vento», è l'uomo che ha corso più velocemente 1 200 metri a livello del mare e in condizione regolare: 19"75. tre centesimi in più del 19"72 realizzato da Mennea sull'al- tipiano del Messico. Il 9"95 di ' Johnson significa una velocità di 36.181 orari; il 19"75 di Lewis una media di 36.456. Quando è lanciato, dunque, lo statunitense cammina di più. Johnson arriva al Mondiale imbattuto, sui 100. Dunque è il favorito. Lewis ha deciso all'ultimo momento di invadere 11 suo regno; non ha nulla da perdere, visto che è stato sconfitto negli ultimi tre scontri diretti. Ma proprio la sua decisione potrebbe aver incrinato la sicurezza di chi credeva fino a pochi giorni fa di dover combattere contro avversari più morbidi. La vittoria o la sconfitta si giocheranno attorno a queste sfumature psicologiche. Ma sulla bilancia va messo tutto. La rabbiosa voglia di emergere del giamaicano emigrato in Canada con una madre disperata, senza aver quasi conosciuto il padre, e la glaciale sicurezza del nero rappresentante della borghesia statunitense, abbastanza agiato e coccolato. Sono 100 metri lunghi una vita. Di certo c'è che i bianchi hanno già perso: contro Johnson e Lewis, ma anche contro tanti altri, a cominciare dal britannico nero Christie. Quella di domani all'Olimpico, oltre che per la grande sfida, potrebbe passare alla storia come una finale tutta fra uomini di colore. Gianni Romeo

Luoghi citati: Canada, Messico, Roma