« II lago mi ha rovinato, chi mi aiuterà?»

€€ II lago mi ha rovinalo, citi mi aiulera?» €€ II lago mi ha rovinalo, citi mi aiulera?» DAL NOSTRO INVIATO SONDRIO — Ridisegnata la zona rischio lungo l'asse dell'Adda. Tra ieri sera e stamane sono state sgomberate anche le case prima e dopo Sondrio, dove il fiume comincia ad allargarsi sulla piana. In totale gli sfollati sono 26.800. Stamane cominceranno a riempire l'invaso che ha sepolto S. Antonio Morlgnone e si prevede che l'acqua tracimerà domattina. Nessuno è in grado di dire se la diga di materiale franato reggerà all'erosione della cascata che farà un salto di 132 metri, scivolando lungo una pendenza del 1012 per cento. Se lo sbarramento è abbastanza solido, la massa d'acqua non uscirà dal canale che è stato scavato alla base della diga: è largo cinquanta metri e profondo tre. Cosi imbrigliata percorrerà cinquecento metri e s'allargherà sull'alveo dell'Adda, poco prima dell'abitato di Sondalo, dove gli argini sono in grado di reggere la piena; piena che si dovrebbe attenuare dopo una quarantina di chilometri, a Sondrio. Se Invece l'acqua sfonderà subito la diga, le conseguenze potrebbero essere catastrofiche. I tecnici prevedono che l'invaso si vuoterà in poco tempo e la massa d'acqua potrebbbe esaurire la sua forza molto dopo Sondrio. Ed è per questa ragione che hanno sfollato le case lungo l'argine della cittadina. Quello che più spaventa sono i detriti che la piena potrebbe trascinare a valle: tronchi d'albero, massi, pilastri in grado di demolire argini e ponti con la potenza devastante della dinamite. L'alveo dell'Adda è stato ripulito per molti chilometri dagli ostacoli che si erano accumulati durante la piena dello scorso luglio, ma se la diga non dovesse reggere milioni di metri cubi d'acqua partirebbero con tutto il materiale roccioso del- bacino e quello che forma lo sbarramento. Avanzerebbe un muro di fango che gli argini non potrebbero più contenere, una forza devastante e abrasiva che spianerebbe tutto fin chissà dove. I paesi a valle di Sondrio hanno già provato la paura. La sera del 18 luglio. A Fusine, 700 abitanti, sono entrati dentro l'Adda e il torrente Madrasco che scende dalla Val Madre. I campi sono stati sommersi da un metro di fango, alcune case si sono piegate sulle fondamenta. I danni maggiori li ha avuti la frazione Gherbiscione: era a un metro sopra 11 livello dell'Adda, da quella notte borgo e fiume sono sullo stesso piano. All'entrata del paese le draghe stanno accumulando i detriti e sta nascendo una montagna. Il mare d'acqua ha divelto anche un muro del cimitero, ha strappato alcuni marmi e riempito le tombe di fango. Luigi Sforza, 64 anni, un pugliese di Torremaggiore (Foggia), è seduto davanti al municipio e aspetta che qualcuno lo conforti, gli dia una speranza. Era un grossista di filati e cerniere, aveva appena speso 388 milioni per rifornire il suo magazzino, e adesso tutto è sepolto nella palude: -Non ho più una lira e un figlio piccolo da mantenere. Qualcuno mi rimborserà?», chiede. Il Modrasco se ne è andato anche per i campi di Colorina, un paese di 1540 abitanti, e ha buttato all'aria la frazione Poira. Ottantun famiglie hanno dovuto abbando¬ nare la casa, cento persone sono ospitate nel collegio «don Folci», le altre in alberghi. E sempre questo torrentello si è poi versato nell'Adda e le due forze devastanti hanno smantellato l'argine che sfiora la statale e l'hanno scavalcata inondando 20 mila metri di terra del Comune di Berbenno, 4000 anime. •■La parte bassa — dice il sindaco. Maurizio Fondrini, 37 anni — ma anche la più produttiva. C'erano campi di mais e alcune fattorie che allevano bestiame. Qualche capo è andato perso, il grosso fortunatamente si trovava sugli alpeggi. Adesso sembra una palude e i danni sono valutati sui 50 miliardi». Le terre saranno bonificate dalla Comunità montana che dovrà tracciare anche nuove strade e rifare la rete dei canali. L'esondazione della diga non spaventa più questi Comuni. Maurizio Fondrini fa osservare che l'Adda ingrossato non potrà che ripassare -sulla terra che ha già bruciato-. Si torna nell'abbandonata alta valle. 'Ma la facciano finita una buona volta! Venga giù anche il mondo e poi lo ricostruiamo. Non possiamo più continuare a vivere in queste condizioni», si sfoga Alfonso Senlni, 48 anni, che da lunedi notte vive in una baita della frazione San Matteo di Mazzo. .Siamo stipati in case che avranno duecento anni, aperte ai quattro venti, io, mia moglie e due figli di 4 e 9 anni». Violando l'ordinanza è sceso in paese a cavalcioni del motocoltivatore per fare provvista di viveri. E' stato scoperto dalla Protezione civile e ha dovuto interrompere a metà il rifornimento. Urla che sono tutti matti, «in montagna abbiamo i nervi tesi, non ne possiamo più» ; gratta la marcia e s'allontana trascinando un carrettino. Sempre a Mazzo, Ugo Tomerini, 34 anni, e sua moglie Mariella Ghilotti, di 29. sono scesi dalla montagna dove si erano rifugiati e hanno vuotato il loro negozio di abbigliamento. .Questa roba dobbiamo ancora pagarla». dice il marito. L'hanno informato che domenica la diga comincerà a vuotarsi e il suo negozio è quasi sul fiume. Aldo Popaiz

Persone citate: Aldo Popaiz, Alfonso Senlni, Folci, Mariella Ghilotti, Maurizio Fondrini, Poira