Linea calda tra l'Elba e Roma di Pierangelo Sapegno

Linea calcia tra l'Elba e Roma A Porto Azzurro due trattative: i magistrati con Tuti, il sindaco col governo Linea calcia tra l'Elba e Roma Maurizio Papi ha telefonato a Goria e De Mita - «Temevo mi avessero lasciato solo» - Ieri lo ha chiamato Vassalli: «Stia tranquillo, non faremo il blitz» DAL NOSTRO INVIATO PORTO AZZURRO — Finalmente chiama De Mita: • Ma questo sindaco è matto?-. Ma no, ma no, è stanco questo sindaco, non dorme da tre giorni questo sindaco, è un bravo ragazzo, davvero. L'onorevole Giuseppe Lucchesi, in piedi davanti al tavolo, gira la schiena, sorride un po' a disagio con la sua aria mite, paria sottovoce. Poi allunga la cornetta al sindaco: •Tieni» dice, e gli sussurra: -Mi raccomando-. De Mita ce l'ha per quelle sue dichiarazioni (.Sono pronto a dimettermi, il segretario mi ha lasciato solo-) che lui ha fatto a destra e a manca, agli amici e ai giornalisti che l'assediano nel suo ufficio piccolo piccolo, davanti al mare di Porto Azzurro, vicino a quel carcere dove un pugno di ribelli ricatta e minaccia un paese da quasi quattro giorni, storpiandone la vita e le abitudini. Maurizio Papi, occhiali, baffetti e due occhi pesti, parla a testa china: «Sai, non lo dico per scusarmi ma sono tre notti che non dormo, e alla fine mi sono sentito solo, abbandonato proprio da voi, ti cercavo e non riuscivo a parlarti. E allora mi sono scappate quelle cose-. Questa volta sorride: .No, oggi va meglio. Non per me, che importa. Va meglio per tutto,. Perché questo sindaco in maglietta e jeans ha vinto la battaglia di Porto Azzurro. Ieri il ministro di Grazia e Giustizia Giuliano Vassalli l'ha detto alla fine e l'ha pure ripetuto al telefono: si tratta a oltranza con Tuti, lo Stato non farà nessun blitz, -glielo garantiamo-. E oggi verrà pure su, all'Elba. Ma quanta fatica, santocielo. quanta fatica sospira Maurizio Papi rassicurando Maria Rosaria, la moglie di Cosimo Giordano, il direttore del carcere che se ne sta là dentro con gli altri ostaggi, in mezzo a quest'incubo strano, sempre immobile nella sua immagine, ogni giorno uguale a quello di prima. E quante cose son cambiate da martedì mattina, quando arrivò la notizia della rivolta e quasi non ci credeva nessuno. Cosimo prigioniero?, chiedeva Papi ai suoi amici. Quante cose sono cambiate da martedì mattina quando lui dettò a braccio il primo telegramma al Presidente della Repubblica chiedendo senza pensarci su troppo e senza mezzi termini l'elicottero per i rivoltosi, • al fine di salvaguardare e preservare in primis la vita degli ostaggi e solo successivamente la dignità dello Stato e delle sue istituzioni-. O da quando il sindaco chiamò Roma. -devo parlare con Fanfani- urlava al telefono, -ma vi rendete conto di quello che sta succedendo? Io devo parlare con Fanfani-. E dopo un po' al telefono arrivò Vassalli. E lui, Papi, cominciò subito a implorare di non fare il blitz e Vassalli fu molto gentile ma tergiversò, non disse né si né no, forse più sì che no. Allora il sindaco insistette: • Voglio parlare con Fanfani-. Niente: è in commissione. E allora chiamerà De Mita. Anche De Mita non si trovava. C'era Mastella, «non ti basto io?- gli diceva, e lui: «No, voglio De Mita, il partito mi deve aiutare, da soli non contiamo niente, qui succede una strage-. Tre giorni e tre notti senza dormire, bussando a tutte le porte, agli amici e a quelli meno. Telefonò a Goria e il presidente del Consiglio gli disse che la logica consiglia certe cose, la ragion di Stato altre. Non era un buon segnale, pensò. Scrisse al Papa, chiamò tutti quelli che conosceva, disse ad Andrea Rigoni che è delegato nazionale del movimento giovanile: -Tu conosci Piccoli, prova con lui-. E Piccoli rispose: -Questo caso deve essere governato dalle autorità competenti. Bisogna che si faccia sentire dal segretario-. Belle parole, ma Papi ci stava ancora peggio: «/ politici lo fanno per mestiere di parlare per confondere la gente, sema dire niente-. Lui, invece, nel suo piccolo ufficio con le finestre spa- lancate sul mare quando non ce la faceva più sbottava agli amici battendo i pugni sul tavolo: «Se fanno il blitz faccio cadere il governo, vedrete. Ne ho di cose da raccontare-. Ieri mattina, quasi improvvisamente, le cose sono cambiate. Il giorno prima c'erano state la manifestazione popolare a favore della trattativa, la raccolta di firme sotto il municipio, una sua dichiarazione forzata da alcuni giornali: «Se fosse necessario mi offrirei come ostaggio-. Tuti faceva ancora la voce dura lassù, però non ci si parlava più come tra sordi, non ci si insultava pia. E alle 9, mentre infuriava il temporale sull'isola e lo scirocco piegava come una furia lecci e lentischi, ecco arrivare in ufficio Giuseppe Lucchesi, deputato de dell'Elba. «Sono qui-, gli ha detto e l'ha abbracciato. «Vuoi parlare con De Mita? Va bene, va bene: te lo chiamo-. Prova e riprova finalmente 11 primo contatto avviene che mancano pochi minuti alle 11. Ma De Mita deve tirare giù: «TI richiamo io fra mezz'ora-, gli dice. Passa un'ora di più. E nel frattempo Lucchési e Papi si mettono d'accordo: si offriranno tutte e due come ostaggi, in cambio degli altri 21, nel pomeriggio l'onorevole andrà su, al carcere, a presentare la proposta ai giudici, Arturo Cindolo e Giacomo Randon. Nell'ufficio, ad aspettare le chiamate da Roma, ci sono anche Mauro Puccini, del comitato provinciale della de, e Rigoni. Alle 12,34 squilla il telefono, per l'ennesima volta. E' De Mita e a Papi non sembra vero, comincia a parlare e non si ferma più, è un fiume in piena: «Io ti spiego: ho insistito in questi giorni a parlare con te perché sono democristiano, perché sono sindaco di un Comune che è de da 40 anni, perché il direttore del carcere che è in mano ai banditi è pure lui un assessore democristiano. E mi sembrava fosse giusto e fosse umano consultarmi con te, avere il sostegno del partito, che tu sentissi le cose dalla mia voce e non dalla stampa-. Non finisce più questa telefonata, almeno venti minuti. Dall'altra parte 11 segretario non spreca troppe parole, ascolta, conforta, in fondo il partito è sulla linea di fermezza del governo, però lui è solidale con il sindaco. Un po' poco? E' già qualcosa, dice il sindaco. Poi chiama Vassalli e lascia capire la posizione del governo. Disposti a trattare, questo si, a cercare una soluzione non violenta, a non preparare il colpo di mano. Però basta, non si può mica calare le brache. L'elicottero? Non Insista Papi, -quella dell'elicottero è l'ultima possibilità-. Studiamo un'altra via, trattiamo, vedremo. Questa volta, quando tira giù la cornetta, il sindaco sorride: « Tre giorni fa non ci speravo nemmeno-. Pierangelo Sapegno Pt A U bii itliti l t dit dll ii ( A) Porto Azzurro. Un carabiniere prepara una mitragliatrice nel porto, a poca distanza dalla prigione ( Ap)

Luoghi citati: Porto Azzurro, Roma