Sciopero degli utenti

Sciopero degli uten ti Sciopero degli uten ti Sul futuro prossimo di chi deve viaggiare per lavoro o per altre necessità — non più di qualche decina di milioni di persone al giorno — grava la possibilità d'una nuova ondata di scioperi, preannunciata a partire da metà settembre in ogni immaginabile settore dei trasporti: treni, aerei, navi, autobus urbani ed extraurbani. Con uno scenario sindacale ormai frammentato in vari tronconi — le confederazioni, i sindacati autonomi, i comitati di base ciascuno dei quali inoltre è internamente diviso, al punto che ci si deve chiedere se l'intero scenario sia ancora comprensibile o governabile da qualcuno, parlare di incubo per gli utenti del trasporto pubblico non sembra fuori luogo. Almeno una delle maggiori confederazioni sindacali, la Uil, si è resa conto che la misura comincia ad esser colma, ed ha lanciato una proposta innovativa. In luogo di bastonare gli utenti affinché il governo o lo Stato intendano, com'è avvenuto finora, si potrebbero attuare forme di sciopero a loro favore. Per un giorno, è stato ipotizzato, ci si potrebbe astenere dal far pagare i biglietti ferroviari. Il LUCIANO GALLINO danno per l'ente pubblico ci sarebbe ugualmente — altrimenti che azione di lotta sarebbe? — ma si eviterebbe di colpire la gente impedendole di viaggiare. E sarebbe più facile trovare in essa degli alleati piuttosto che dei nemici. La proposta è certo degna di considerazione, al punto che fa venire in mente qualche perfezionamento. In luogo di scioperi a favore degli utenti, potrebbero essere gli utenti stessi a scendere in sciopero, astenendosi dal prendere un qualsiasi mezzo pubblico. Per un giorno, un normale giorno di lavoro per gli addetti ai trasporti, accadrebbe così che nessuno sale in treno. Nessuno va all'aeroporto. Non un passeggero alla fermata degli autobus. Non una persona in attesa sui moli dei traghetti. Qualora un simile sciopero alla rovescia riuscisse (a parte il fatto che potrebbe venire esteso ad altri settori disastrati dei pubblici servizi, a cominciare dalle poste), dubito che vedremmo ferrovieri aggirarsi tormentosamente per le stazioni deserte chiedendosi dove hanno sbagliato; oppure piloti gallonatissimi in preda all'ansia im¬ plorare un unico passeggero indeciso, aggiuntesi per un aeroporto lunare, di salire a bordo delle loro macchine volanti. Ma certo sarebbe un modo civile, e forse non del tutto inefficace, di far finalmente sentire la sommessa opinione di qualche milione di utenti a vari gruppi. Ai politici che hanno consentito, o non hanno impedito, all'intero i sistema dei pubblici servizi — non solo dei. tra-,. sporti — di arrivare sull'orlo del collasso. Ai dirigenti incapaci di organizzare e gestire con efficienza il settore, piccolo o grande che sia, di cui sono a capo. A quei sindacalisti di nome o di fatto per i quali il senso dell'esistenza sembra stia nell'inventare e mobilitare per la lotta un microgruppo di interesse, purché sia inedito, serva o no ai bisogni più generali dei lavoratori e degli utenti. E anche a quei lavoratori di ogni qualificazione e livello — che non saranno tanti sul totale, ma son comunque troppi — per i quali la parola diritti è incisa nel bronzo, mentre la parola doveri è uno spiffero d'aria, un fil di fumo evanescente su uno sfondo da paese di bengodi. Finché qualcosa o qualcuno non abbia a cambiare bruscamente il telone.