C'è anche un'Alfa-Ferrari nella storia delle bimotori

C'è anche un'Alfa-Ferrarinella stona dette bimotori Una soluzione tecnica che è stata utilizzata per numerosi prototipi sperimentali ma che non è mai approdata alla serie C'è anche un'Alfa-Ferrarinella stona dette bimotori Fu ideata nel 1935 dal costruttore modenese, allora responsabile sportivo della Casa milanese, per opporsi in pista alle Auto Union e Mercedes: 6330 ce, 550 CV - Dalla Bowden del 1904 alla Golf che ha corso (e perso) nella gara di Pikes Peak Due motori in un'auto sono meglio di uno? Dipende: se la potenza di uno solo non basta, se ne possono mettere due in modo da raddoppiare i cavalli; oppure, se si vuole realizzare una vettura a quattro ruote motrici sema troppe complicazioni nella trasmissione, si installa un secondo gruppo propulsore completo. E alcuni recenti prototipi di macchine di questo tipo puntano a entrambi i ì^mydòpptà'p^emfe trazionelntegràte. Le -bimotori' compaiono di tanto in tanto nella storia dell'auto. Alcune, forse le più celebri, sono quelle impiegate per i record mondiali di velocità. La prima fu probabilmente quella dell'americano Bowden, costruita nel 1904. Aveva due Mercedes da 60 cv. raggiunse i 176 km/h. Venne squalificata perché pesava più del limite massimo ammesso (1000 kg). Poi. due anni dopo, fu la volta di un altro americano, Walter Christie. Questi costruì la prima bimotore a trazione integrale, con un propulsore che azionava le ruote anteriori e un altro per quelle posteriori. Entrambi erano 4 cilindri trasversali e in presa diretta. Dopo la prima guerra mondiale venne il periodo dei «mostri* da velocità, alcuni muniti di motori aeronautici, opportunamente adattati. La Casa inglese Sunbeam realizzò una vettura con due Matabele 12 cilindri a V e 48 valvole. 22,5 litri di cilindrata ciascuno, potenza complessiva di 1000 cv. Nel 1927 Henry Segrave, sulla spiaggia di Daytona, in Florida, toccò sul km lanciato i 326 l'ora. In pista scesero poi John Cobb e George Eyston. I due, con vetture bimotori, in suc¬ cessivi tentativi portarono nel '47 il record mondiale a 634267 km/h. Il primato assoluto di velocità su terra superò successivamente i mille l'ora grazie a veicoli a reazione, ma curiosamente quello per mezzi muniti di motore a scoppio e trazione sulle ruote appartiene tuttora a un'auto munita di ben quattro propulsori, l'americana Goldenrod dei fratelli Summers (658,636 km/h). Ma negli Anni 30 abbiamo un illustre esempio italiano in materia. Si tratta dell'Alfa Romeo bimotore ideata da Enzo Ferrari su progetto di Luigi Bazzi. Si era nel 1935 e la Scuderia Ferrari si batteva contro le strapotenti Mercedes e Auto Union. Non disponendo di motori più potenti degli 8 cilindri Alfa tipo B, Ferrari fece costruire una vettura con due propulsori, uno davanti e uno dietro al pilota, collegati al cambio in comune. La ci¬ lindrata complessiva era di 6330 ce e la potenza di circa 550 cv. Tale auto, che a tutti gli effetti può essere considerata la prima Ferrari mai prodotta, stabili un record di velocità per la sua classe (media 325 km/h). Negli ultimi anni ci sono stati numerosi esempi di vetture bimotori costruite dalle maggiori Case a scopo sperimentale. Si possono citare la -Mini Twin» del. 1963 (una sorta di piccola jeep costituita da un telaio «Mini Moke» con due gruppi propulsori), una Citroen «2 CV» e una interessante -Lancia -Trevicon due Volumex studiata da Giorgio Pianta nel 1983. In più prototipi particolari elaborati da officine per gare sul ghiaccio o competizioni speciali. Ultima in ordine di tempo è una Volkswagen costruita con lintento di vincere la prestigiosa gara in salita americana di Pikes Peak (conquistata però da una più convenzionale Audi -Quattro- da rally). Munita di due 4 cilindri di 1781 ce ciascuno, sovralimentati e con una potenza complessiva di 652 cv. pesa a vuoto soltanto 1000 kg. Ha l'aspetto di una -Golf- ma passa da zero a 100 km/h in poco più di quattro secondi. Gianni Rogliatti In questo raro documento d'epoca, Enzo Ferrari è insieme con un gruppo di pilori e collaboratori per una foto ricordo con la Ferrari-Alfa bimotore; il primo a sinistra si chiama lotti, il secondo è Nello Ugolini, poi Enzo Ferrari, Del Drago, Luigi Bazzi, il conte Trossi, Chieregato, Chiron, Saracco Ferrari, Nuvolari, Dreyfus, Brivio, Groz e Marinoni

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