«Se li toccate, ci sarà l'assalto»
«Se li toccate, ci sarà l'assalto» Il giudice Cindolo conduce con Tuti la trattativa sugli ostaggi «Se li toccate, ci sarà l'assalto» DAL NOSTRO INVIATO PORTO AZZURRO — •Come va? Due passi avanti e uno indietro*. E' runa della notte di mercoledì quando Arturo Cindolo. affondato in una poltrona scura dell'ufficio del direttore di Porto Azzurro, racconta trenta ore di estenuante trattattiva telefonica con i ribelli dell'infermeria. LI accanto ha il telefono grigio, interno numero 19, da cui Tuti detta le condizioni di vita e di morte per i 21 ostaggi. Il telefono suona a intervalli regolari: dieci, venti minuti di dialogo e poi di nuovo il silenzio. Cindolo ha cinquantanni. E' il primo sostituto procuratore della Repubblica di Livorno. Quando martedì mattina è scoppiata la rivolta In carcere, ha chiamato la moglie Maria Felicita: •Prendo l'elicottero e vado all'Elba: Niente di più. n telegiornale ha Informato la signora che il carcere sull'i¬ sola era in rivolta e che suo marito, un po' per caso e un po' per forza, era diventato l'unico tramite tra lo Stato e sei criminali, che dalle sue parole dipendeva la vita degli ostaggi. •Due passi avanti e uno indietro-, ripete Cindolo alla fine della giornata numero due di ansia e di paura. Ed è come dire che a quei sei asserragliati lassù bisogna promettere dieci e mantenere cinque; affermare che l'elicottero per fuggire è pronto, ma che manca il pilota; che le teste di cuoio del carabinieri non assalteranno fino e quando agli ostaggi •non sarà scalfita nemmeno un'unghia.. Un gioco di.tira e molla, un braccio di ferro che tuttora non si sa quando terminerà. Un equilibrismo psicologico sul baratro della tragedia possibile. •E' bravo, bravissimo quel magistrato; dice Alberto Garocchio, ex deputato de¬ mocristiano, esperto di carceri che si trovava sull'isola per le vacanze e ha scelto di proseguirle facendo la spola tra la vecchia fortezza e il municipio. «£' duro, deciso, fermo, cortese — testimonia Garocchio —. Instancabile. Da quando è qui avrà dormito due ore*. Cindolo era di turno ad agosto, unico magistrato della Procura. Una settimana fa ha condotto un'inchiesta sull'aggressione di una turista tedesca a San Vincenzo; due giorni prima ha fatto riesumare il cadavere di una giovane donna di Piombino che, si dice, è morta assassinata da una pozione magica. Inchieste di routine. Il suo processo più importante è di qualche anno fa, quello per 11 rapimento dell'armatore livornese Tito Neri, organizzato dai terroristi rossi di «Azione rivoluzionaria». □ 15 settembre lascerà la Procura di Livorno per la Corte d'Appello di Firenze. Ha un figlio di vent'anni, Antonio, che studia legge e per il quale la signora Maria Felicita si augura che -non faccia la stessa carriera del padre-. Arturo Cindolo ha in mano il dialogo con Tuti. Nella grande stanza del direttore del carcere è accanto al telefono grigio dalle 7 del mattino all'I di notte, quando le comunicazioni s'interrompono e i ribelli, a turno, dormono. Intorno al magistrato ci sono quattro persone a suggerire, consigliare, appoggiare: Franco Sirleo dell'Ucigos, Giacomo Randon dell'Ufficio di sorveglianza di Firenze, Raffaele Ciccotti, ispettore del ministero di Grazia e Giustizia ed ex direttore di Porto Azzurro, Antonio Plataroti, colonnello dei carabinieri e comandante del gruppo di Livorno. _ ' c. ni.
Luoghi citati: Firenze, Livorno, Piombino, Porto Azzurro
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