Per i dragamine italiani stabilito l'ultimo rinvio

Per i dragamine italiani stabilito l'ultimo rinvio Nel Consiglio dei ministri definito l'impegno nel Golfo Per i dragamine italiani stabilito l'ultimo rinvio Se l'Onu fallisce, salperanno entro breve tempo «per bonificare e proteggere i convogli» ROMA — Non salpano, per ora, i cacciamine italiani per il Golfo, perché Andreotti ha informato ieri il Consiglio dei Ministri del 'favorevoli sviluppi intervenuti negli ultimi giorni- nella ricerca di soluzione del conflitto Iran-Iraq da parte dell'Onu. Ma lo stesso ministro degli Esteri ha finito per riconoscere, come pre-mevano da settimane gli altri alleati di governo, che dopo 38 giorni di vani tentativi «sono ormai stretti» i tempi per la mediazione delle Nazioni Unite. E quindi se l'Onu fallirà, anche l'Italia è pronta ad inviare le sue unità sotto la bandiera delle Nazioni Unite o in accordo con 1 partners europei «per la protezione dei convogli e l'individuazione e rimozione delle mine», con un ampliamento, perciò, della missione concepita originariamente. Quando i cacciamine italiani potranno aggiungersi alla flotta americana e alle squadre francesi e inglesi operanti nel Golfo? La relazione di Andreotti approvata -senza contrasti» dai suoi colleghi di governo, come ha voluto specificare il ministro degli Esteri, non fissa scadenze all'azione pacificatrice dell'Onu: indica soltanto «un ulteriore breve lasso di tempo». Il ministro della Difesa Zanone, invece, mira a stringere i tempi: uscendo da Palazzo Chigi ha detto che ormai «è questione di settimane se non di giorni». Zanone ritiene addirittura 'troppo lontano» il termine del 20 settembre fissato dalla Lega Araba. Alla Farnesina sono più prudenti, ricordano che attorno a quella data si aprirà la sessione annuale dell'assemblea dell'Onu e subito dopo, all'inizio di ottobre. l'Italia assumerà la presidenza di turno del Consiglio di Sicurezza. Ma è opinione ormai diffusa negli ambienti governativi che se nelle prossime settimane non interverrà un fatto risolutivo, anche l'Italia muoverà le sue navi verso il Golfo Persico entro l'inizio dell'autunno. Il governo Goria, attraverso«la relazione di Andreotti, ha precisato la natura dell'intervento italiano che si svolgerà «nei rispetto della sovranità degli Stati dell'area e mirerà esclusivamente alla tutela di inalienabili diritti di portata internazionale» come la libertà di navigazione. E questo stellone pacifico che sventolerà sui cacciamine italiani ha finito per riscuotere anche una tiepida accoglienza da parte dell'inviato iraniano che ieri mattina si è incontrato con Andreotti prima del Consiglio dei ministri. Il viceministro degli Esteri. Mohammed Larijani ha parlato per oltre un'ora con Andreotti durante il breakfast nello studio di piazza Montecitorio e poi ha tenuto una conferenza stampa nella sede dell'ambasciata iraniana. Qui, in una bella villa circondata da un parco alla Camilluccia, sotto l'occhio vigile di un dipinto di Khomeini corrucciato, davanti a un parterre di giornalisti e giornaliste in chador (per averlo rifiutato una collega dell'Avana.' è stata bloccata sulla porta). Larijani ha finito per dire che «in linea di principio, l'eventuale azione di bonifica da parte di Paesi amici potrebbe anche essere vista in Iran come un segno di buona volontà. Senza dimenticare però che non sono le mine il vero problema della crisi, perché la circolazione nel Golfo non ne è ostacolata, ma il pericolo reale è l'avventurismo militare americano». Questo implicito placet iraniano a un'eventuale comparsa di cacciamine italiani nel Golfo è stato accompagnato dalle solite accuse rivolte agli Stati Uniti. all'Iraq, alla Lega Araba, espresse però ieri senza particolare acrimonia da Larijani. L'inviato di Khomeini, reduce dai colloqui avuti alle Nazioni Unite, ha lasciato intravedere anche qualche spiraglio promettente all'azione dell'Onu, ferme restando due condizioni irrinunciabili: l'identificazione dell'Iraq come Paese aggressore e le «garanzie» internazionali. Sono questi i segnali identificati da Andreotti come prove di una maggiore flessibilità e buona volontà iraniana davanti all'azione dell'Onu, che Larijani è andato a esporre anche a Bonn e che Genscher confronterà oggi a Rimini con il nostro ministro degli Esteri, a riprova dello stretto raccordo fra Italia e Germania Federale sul Golfo. Nell'attesa che nelle prossime settimane la realtà verifichi i risultati delle pressioni esercitate ieri da Andreotti sull'inviato khomeinista perché l'Iran accetti il documento di tregua presentato dall'Onu, s'attenuano forse solo provvisoriamente anche le ondate di polemiche che nei giorni scorsi avevano agitato il governo. PaoIo patruno