Muore detenuto che rifiutava il cibo

Muore detenuto che rifiutava 81 cibo Era uno spagnolo recluso a San Vittore per traffico di droga Muore detenuto che rifiutava 81 cibo Da due mesi faceva lo sciopero della fame per ottenere un interrogatorio - Pochi giorni fa era stato trasferito all'ospedale di Niguarda - Medici e responsabili del carcere rischiano l'imputazione per omicidio colposo MILANO — Un cittadino spagnolo di 47 anni, Reginaldo Isaias Marin, da cinque mesi detenuto a San Vittore in attesa di giudizio per traffico di droga e falsificazione di documenti, è morto ieri mattina per denutrizione all'ospedale di Niguarda. Sul decesso, la procura della Repubblica ha aperto un'indagine. il recluso rifiutava 11 cibo da quasi due mesi. Aveva intrapreso lo 'Sciopero della fame» per ottenere di essere Interrogato, per la terza volta, dal giudice istruttore Anna Conforti. Oggi, la salma sarà sottoposta ad autopsia. Sarà compiuta anche tutta una serie di controlli tendenti a stabilire in quale momento le condizioni di Marin siano diventate irreversibili. Una volta appurato questo, la magistratura potrà decidere se e contro chi spiccare un'imputazione di omicidio colposo. Isaias Marin, 47 anni, ori¬ ginario di Sabadal, in provincia di Barcellona, era già stato visitato a Niguarda il 16 agosto scorso: i sanitari lo avevano dimesso, ritenendo che non fesse, in pericolo di vita, n 21, venerdì, il giudice istruttore aveva dato ordine di ricoverarlo nel medesimo nosocomio: la disposizione era stata eseguita 11 lunedi successivo, cioè il 24. Sistemato nel reparto Vergarli (psichiatria), già in stato di incoscienza, immobile, 23 chili persi da metà luglio, il detenuto era stato sottoposto a continue fleboclisi. Tutto inutile, due giorni dopo è spirato, In entrambe le degenze, Marin era stato registrato con le generalità di René Vadamme, le stesse che comparivano sui documenti falsi esibiti al momento dell'arresto. Se dalle analisi dovesse risultare che le sue condizioni erano già irreversibili a metà agosto, potrebbe configurarsi una responsabilità del sanitari che hanno stila¬ to quel referto. Se Invece lo stato di Isaias Marin fosse precipitato durante quel fine settimana in cui non furono sbrigate le pratiche per il ricovero, la medesima accusa potrebbe interessare la direzione del carcere. Un altro aspetto da approfondire riguarda la ragione precisa per cui il recluso aveva deciso di intraprendere questo tipo di protesta, il giudice lo aveva interrogato il 3 e l'8 giugno, e dopo poche settimane era cominciato il tradizionale periodo di interruzione — dovuto alle vacanze estive — degli atti giudiziari non particolarmente urgenti. La pausa si può evitare con una specifica richiesta di rinuncia alla sospensione feriale. Nel caso di Marin, l'istanza non è stata presentata. Ci si chiede se 1 suol avvocati abbiano adeguatamente avvertito il loro cliente dell'esistenza di queste norme. In base a come si sono sus¬ seguiti i fatti, si può dedurre che Isaias Marin stava male già da almeno un paio di settimane. Margarita Ramirez Reboledo, la sua compagna, residente a Barcellona, il 19 agosto si precipitò dal giudice di sorveglianza, Francesco Maisto; raccontò che, nonostante le insistenze, da circa un mese non riusciva ad incontrare l'uomo e che all'ultimo colloquio lo aveva trovato particolarmente deperito. Era lo stesso recluso a rifiutare quegli incontri, oppure il personale del carcere rifiutava di portarlo, in carrozzina, nel parlatorio? In ogni caso, l'intervento del dottor Maisto sbloccò la situazione: 11 giorno successivo, i due si incontrarono. E il 21 ci fu l'ordinanza di ricovero immediato nell'ospedale. Da Barcellona, dove abita, in via Ventallo 5, Margarita Ramirez veniva a Milano due volte al mese, per fare visita a Marin. Anche in questi giorni è nel capoluogo lombardo; nessuno risponde al telefono della casa di Barcellona. Della vicenda è stato interessato anche 11 consolato spagnolo. Isaias Marin fu arrestato 11 7 aprile scorso, dalla Guardia di Finanza, che, secondo i rapporti, lo pedinava da tempo. L'accusa: associazione per delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti, specialmente cocaina. A Milano e nelle altre città del nostro Paese, soggiornava in alberghi, usando sempre documenti falsi (tempo fa, a Varese e Ventlmlglia era stato fermato per questa ragione). Aveva lasciato la Spagna nel '61 per stabilirsi in Svizzera, dove nel '71 era stato espulso. Da allora aveva soggiornato a lungo in Belgio — da dove se n'era andato in seguito a un'altra traversia giudiziaria riguardante un'auto di incerta provenienza — ed in altre nazioni europee. Ornella Bota