L'incubo di 5 mila frane sul Piemonte

L'incubo di 5 mila frane sul Piemonte Analisi della situazione idrogeologica dopo il dramma della Valtellina e i recenti nubifragi L'incubo di 5 mila frane sul Piemonte La situazione è difficile, non bastano gli interventi della Regione (opere per 52 miliardi dall'81 all'85) -1 comprensori più esposti a calamità naturali sono Torino, Pinerolo, Cuneo, Bra, Asti, Borgosesia e il Vernano - Una rete di monitor per il controllo della pioggia Il dramma della Valtellina, i disastri in Val d'Ossola e in Valle Bormida riportano drammaticamente d'attualità il discorso sulla situazione idro geologica del Piemonte. E le notizie non sono confortanti: cinquemila frane potenziali (che, cioè, potrebbero staccarsi da un giorno all'altro) incombono su centinaia di paesi. Mediamente, ammonisce un recente studio della Regione,, un quinto del territorio è considerato zona a rischio. I comprensori più esposti a calamità naturali sono: Borgosesia (32 per cento del territorio), Verbano-Cusio-Ossola (25,5%), Asti (22,9%), Biella. Cuneo, Pinerolo (18%), Alba-Bra (17%), Torino (16%). Schematicamente, il profilo del dissesto e, quindi, del pericolo può essere cosi sintetizzato: frane lungo tutto il versante alpino e appenninico, frane e allagamenti nel Novarse, allagamenti nel Cuneese e nell'Alessandrino. Basta un violento temporale ed è subito emergenza; qualche millimetro in più di pioggia e saltano ponti o piombano frane su strade e ferrovie. Che fare? La Regione gestisce il pronto intervento e tampona come può una situazione di continua precarietà. Dall'81 all'85 ha finanziato opere per circa 52 miliardi (11 al Verbano-Cusio-Ossola; 6 al comprensorio di Alessandria; 5 a Torino e Asti). Poco per il fabbisogno. Di grande rilievo l'arginatura delle frane che minacciano i centri abitati di Carema, Qulncinetto, Perrero e Chialamberto. In questi giorni, l'attenzione è rivolta a ristabilire la normalità su alcuni punti stravolti dai nubifragi: la ferrovia che porta a Modane, la viabilità nell'Ossola dove sono saltati un paio di ponti, una strada interrotta nel Biellese, l'alluvione nell'Alessandrino. n Piemonte paga errori comuni a tutte le regioni italiane perché le cause del dissesto sono le stesse: spopolamento della montagna, abbandono delle aree collinari, urbanizzazione selvaggia, Incuria generalizzata, interventi irrazionali sui corsi d'acqua e via distruggendo. Impensabile chiedere (e ottenere) piti di tanto alle amministrazioni pubbliche: 1 bilanci esangui non permettono che modesti interventi. Spiega 11 responsabile del servizio geologico regionale Vincenzo Coccolo: .Purtroppo, la cultura del territorio è acquisizione recente. Si è cominciato da poco a studiare i luoghi dove viviamo, per sapere cosa c'è sotto i nostri piedi e le informazioni sui cicli meteorologici, per fare un esempio, risalgono appena a mezzo secolo fa: Il presidente della giunta Vittorio Bel trami: «JVonostante tutto il Piemonte può considerarsi all'avanguardia: stiamo per mettere a punto un sistema di rete telefonica per l'emergenza e approntando la sala operativa centralizzata. Inoltre la Regione dispone del censimento dei punti critici e la mappa dei rischi ci consente di attivare strumenti per il controllo e la prevenzione, altrimenti impossibili-. Ancora Coccolo: 'Un primo passo in questo senso sarà la realizzazione del progetto per il monitoraggio dei rilevamenti della piovosità: La difficoltà di realizzare la risistemazione del territorio impone un diverso approccio al problema, diventano cioè prioritari gli obietti del controllo e della prevenzione rivolti a evitare vittime. Quindi, semplificando: un occhio alle previsioni del tempo, un altro alla mappa del rischi, un dito sulla tastiera del telefono rosso pronto a fare scattare l'ordine di bloccare strade o ponti minacciati dalle piene, o di sgomberare un centro abitato minacciato da una frana. La formula vincente, seppure di obbligato ripiego, è questa: conoscere fin nel dettagli il sistema idro geologico e prevenire (pronto intervento a parte), con leggi che disciplinino razionalmente gli interventi sul territorio. Quindi larga adozione di plani regolatori, e approvazione dei piani territoriali di comprensorio. Dice l'assessore alla Pianificazione Bianca Vetrino: 'Non sono strumenti penalizzanti. Difendere l'ambiente, disciplinare con adeguate leggi ciò che si può fare impedendo lo scempio significa arginare il dissesto in atto sul territorio piemontese. Meno male che il Piemonte ha allargato la mappa dei parchi salvando aree significative; il vìncolo idrogeologico per le grandi infrastrutture permette di correggere eventuali progetti che danneggerebbero rilevanti porzioni di territorio. La regolamentazione dei vincoli e la normativa prevista dal Piano non devono ingenerare diffidenza negli amministratori: definiscono parametri entro i quali si può costruire molto e correttamente: Oggi, l'esperienza, nonché la cronaca, dimostrano invece che ognuno (enti pubblici o privati) fa un po' a modo suo, complice l'intrico delle norme e la frammentazione delle competenze. Vetrino: 'La tutela del paesaggio e dei beni ambientali non deve restare una finzione. Non vogliamo che il territorio diventi preda di interessi speculativi o vittima dell'improvvisazione'. Pier Paolo Benedetto

Persone citate: Bianca Vetrino, Pier Paolo Benedetto, Vincenzo Coccolo