«L'ottimismo aiuta la terapia medica» di Beppe Minello
«L'ottimismo aiuta la terapia medica» «L'ottimismo aiuta la terapia medica» fili esperti aggiungono: «Evitiamo le illusioni» TORINO — Vincere il Monte Bianco per vincere il cancro? .Sono convinto, e con me altri cimici, die la volontà di guarire possa realmente giovare alla guarigione stessa — dice il professor Felice Gavosto. direttore della Prima Clinica di Medicina generale dell'Università di Torino —. ma è solo una convinzione non dimostrata scientificamente. Ciò che più colpisce nell'impresa di questi giapponesi, non è tanto la terapia medica, quanto la forza di queste persone: hanno già superato una prova durissima come quella di apprendere e accettare la loro condizione di malati di cancro, psicologicamente. cioè, sono vittoriosi e dotati di una forza d'animo eccezionale. Il tentare e il riuscire a portare a termine qualcosa che è fuori del normale è una verifica, morale e fisica, con se stessi-. Da tempo, ormai, i medici si occupano del rapporto fra tumore e umore. Un gruppo di ricercatori della Kings College School of Medecine di Londra. nell'85. ha pubblicato sulla rivista The Lancet i risultati di un test compiuto su un gruppo di donne che avevano subito l'asportazione della mammella per cancro al seno. La situazione emotiva delle donne, riscontrata dai ricercatori a tre mesi dall'operazione, era di tre tipi: dieci si erano mostrate ottimiste, negando la malattia e considerando l'intervento una misura preventiva: trentadue erano rassegnate e cinque disperate. Lo stesso gruppo è stato visitato 5 e 10 anni dopo per accertare i tassi di sopravvivenza. Ebbene, al termine del decennio, delle 10 donne -ottimiste», 5 erano ancora in vita, delle 32 -rassegnate» 24 erano già decedute e delle 5 -disperate» solo una era sopravvissuta. Il test dei ricercatori inglesi è utilizzato dal dott. Alberto Costa, collaboratore del professor Umberto Veronesi dell'Istituto nazionale dei tumori di Milano, nel suo libro / tu¬ mori (Editori Riuniti), per affrontare il delicato rapporto fra psiche e cancro. -Gli stessi ricercatori inglesi consigliano prudenza — scrive Costa —. Per loro l'attitudine mentale del paziente è importante, ma soltanto come ulteriore elemento da valutare ai fini diagnostici, cioè per cercare di prevedere se il cancro si rifarà vivo-. Il medico sostiene che il professor Veronesi non ha mai notato, in tanti anni di professione, alcun rapporto diretto fra stato emotivo e malattia. Delle 700 donne operate al seno, però, quelle che hanno subito un intervento limitato (la quadrantectomiaì. e cioè hanno sopportato un trauma psichico inferiore, sono anche quelle che hanno fatto registrare un tasso di sopravvivenza maggiore delle donne amputate radicalmente. •Altri medici, per lo più psicologi — scrive il dott. Costa —. sono sempre più convinti che il trattamento medico, nelle malattie gravi come il cancro, deve essere accompagnato dall'intervento psicologico. L'idea di fondo è che il cervello, il sistema immunitario, cioè l'apparato di difesa dell'organismo, e il decorso della malattia siano in qualche modo interconnessi e che l'assistenza psicologica stimoli la risposta biologica-. Un esempio: uno studio tedesco su cento donne con tumore al seno dimostra che le pazienti trattate con una combinazione di chemioterapia e di psicoterapia sono sopravvissute più a lungo di quelle che hanno ricevuto soltanto la terapia farmacologica. •Anche gli studiosi più prudenti — dice Costa — riconoscono la necessità di approfondire quest'argomento. Per questa ragione l'Istituto dei tumori di Milano ha creato di recente una Divisione di ricerca psicologica sul cancro, e un po' in tutti i centri oncologici viene dedicata maggiore attenzione al modo tn cui il paziente vive la malattia.. Beppe Minello
Persone citate: Alberto Costa, Felice Gavosto, Kings, Umberto Veronesi
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