Missili, ora zero per Kohl di Alfredo Venturi

Missili, ora zero per Kohl Missili, ora zero per Kohl Anche parte del partito del Cancelliere vuole trattare sui Pershing - Gli Usa premono DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BONN — La Germania non può bloccare il primo grande accordo di disarmo nucleare della storia. Cosi dice il deputato Horst Ehmke, e a nome del suo gruppo, il socialdemocratico, chiede e ottiene che il Bundestag si riunisca in seduta speciale. L'appuntamento è per il 2 settembre. All'ordine del giorno: dibattito sui Pershing 1A. USpd, preannuncia Ehmke, chiederà che il governo riveda la sua posizione, che 11 cancelliere Helmut Kohl si dichiari pronto a impegnarsi per l'eliminazione di quei missili. Sgombrando cosi la strada dall'ultimo ostacolo verso l'intesa Usa-Urss a Ginevra. Ormai 11 tempo stringe, la questione Pershing si fa scottante, e la Germania si ritrova alle prese con lo spettro familiare dell'Isolamento. Ricapitoliamo i termini della questione. Ci sono 72 missili, i Pershing 1A, in dotazione alla Luftwa/fe, la forza aerea federale. Possono scaraventare fino a 700 chilometri cariche nucleari: ma le testate atomiche non sono in mano tedesca, sono sotto controllo americano. Per questo i russi chiedono che quei sistemi vengano eliminati nel quadro della doppia opzione zero. Gli americani resistono, ma senza troppa convinzione: lo fan¬ no più che altro per la pressione del governo tedesco. A loro volta, premono su Bonn dietro le quinte. E' quanto rivela lo Spiegei questa settimana, dando notizie di una lettera di George Shultz a Hans-Dietrich Genscher. Che cosa dice il capo della diplomazia americana al suo collega tedesco? Gli propone un compromesso per salvare l'accordo a Ginevra senza che nessuno perda la faccia. Rinunciare ai Pershing? No, basta rinunciare alla loro sostituzione. L'evento è abbastanza prossimo, quei missili sono arnesi obsoleti, risalgono agli Anni Sessanta e non dovrebbero inoltrarsi nei Novanta: la modernizzazione dei 72 sistemi era infatti prevista per il '91. Cioè in pieno arco di attuazione dell'accordo di smantella¬ mento degli euromissili. Nella sostanza, la mancata sostituzione dei Pershing 1A fra quattro anni corrisponde esattamente a una rinuncia. Ma può essere assortita di condizioni varie: per esempio una corrispondente garanzia americana di sicurezza, o l'avvio di un programma di disarmo convenzionale che riduca la pressione delle divisioni corazzate russe. E questo rende negoziabile, dunque politicamente vivo, il compromesso caldeggiato da Shultz, che del resto non è una novità assoluta. Bisognerà vedere, questo è il punto, come lo prenderà la destra, che del salvataggio del Pershing 1A ha fatto l'ultima trincea. Perché l'iniziativa parlamentare dell'Spd ha anche una forte carica di destabilizzazione del quadro politi- co tedesco. La principale forza di opposizione sa che la maggioranza di governo è divisa in materia di disarmo, e spera di ficcare un cuneo fra quel rissosi f dicati Da una parte c'è la destra, i cristiano-sociali di Franz-Josef Strauss ma anche una parte della stessa Cdu, quella che s'ispira al capogruppo Alfred Dregger. Dall'altra ci sono i liberali del ministro degli Esteri Genscher, convinti che tutto è negoziabile, e soprattutto che non si deve rischiare, tenendo duro sui Pershing 1A, di mandare all'aria l'intesa ginevrina. Cosi il dibattito al Bundestag della prossima settimana si preannuncia tempestoso. Il tema Pershing è particolarmente spinoso perché impone scelte difficili sul doppio fronte della coesione interna e di quella dell'alleanza occidentale. Le esitazioni tedesche vengono seguite da Mosca con perplessa ansietà: un esperto sovietico, Lev Semeiko, ha parlato in un'intervista di un patto segreto Bonn-Washington. Gli americani, sospetta Mosca finiranno con il cedere ai tedeschi quelle 72 testate. Ma Mosca non ci sta, lo ha detto chiaro Eduard Shevardnadze: noi non accetteremo mai una Germania trasformata in potenza atomica Alfredo Venturi

Persone citate: Alfred Dregger, Eduard Shevardnadze, Franz-josef Strauss, George Shultz, Hans-dietrich Genscher, Helmut Kohl, Horst Ehmke, Kohl, Shultz