Ferruzzi smentisce il blitz di Valeria Sacchi

Ferruzzi smentisce il blitz «Nessuna grossa variazione nel pacchetto azionario Montedison» Ferruzzi smentisce il blitz La presa di posizione del gruppo di Ravenna arriva dopo tre giorni - Se qualche acquisto c'è stato, si precisa, non è tale da giustificare una comunicazione alla Consob - Ma l'obbiettivo del 51% è stato più volte ribadito Venti di guerra su Piazza Affari MILANO — Ci sono volute sessanta ore a Raul Oardini per decidersi a smentire una notizia da prima pagina: quella, riportata dal «il manifesto» di giovedì 20 luglio che ipotizzava una quota Ferruzzi in Montedison salita al 51%. Ci sono volute sessanta ore e un fondo sempre su «il manifesto», di mano del direttore Parlato e dal titolo «La Consob dei campanelli». Il che lascia supporre che il silenzio sia stato rotto dopo ulteriori sollecitazioni della Commissione. Solo verso le 13 di ieri, infatti, alle agenzie di stampa è arrivata una comunicazione da Ravenna che dice: •Per una corretta informazione ai propri azionisti e agli azionisti Montedison, la Ferruzzi Agrìcola Finanziaria precisa che alla data di oggi 22 agosto X987 le variazioni percentuali di azioni Montedison possedute dal gruppo Ferruzzi Agricola non sono tali da giustificare alcuna comunicazione alla Consob*. Ora, se quanto il comunicato afferma è vero (gli ordini e gli acquisti potrebbero essere stati parcheggiati altrove), un ritardo cosi prolungato è per lo meno singolare. Tanto più che coinvolge un gruppo da 24 mila miliardi, lanciato verso progetti globali su tutti i continenti, leader dello zucchero europeo, leader nei cereali, ai primi posti nell'agricoltura, nel cemento e ora anche nella chimica, che ha bisogno della Borsa e del risparmio per sostenere questo sforzo (Ferruzzi Agrìcola si accinge a raccogliere sui mercati esteri circa 750 miliardi e a quotarsi a Parigi, Londra e New York). n «no commenU dietro al quale il gruppo di Ravenna si è trincerato per oltre due giorni è inspiegabile. Scrive- vamo ieri che appariva strano che Gardini, che più volte ha dichiarato di voler arrivare al 51% di Montedison, e che ha diverse ragioni per volere il controllo totale, lasciasse correre la notizia di un rafforzamento a metà (molti quotidiani davano per certo quota 45%), prima di avere in mano il 51. Già nel passato, e in più occasioni, altri azionisti del gruppo chimico avevano cercato di contrastargli il passo. Sia quel che sia, il giallo Ferruzzi-Montedison di questi giorni non è che una delle prime avvisaglie di un autunno che si preannuncia pieno di incognite (non fos- s'altro che per l'attesa della politica economica del governo) ma sicuramente denso di avvenimenti. Appuntamenti importanti aspettano il mercato finanziario, primo fra tutti quello che riguarda Mediobanca. Si sa che a un progetto di privatizzazione, diverso dall'ultimo respinto dall'Iri nel gennaio scorso, stanno lavorando sia Maccanico che Cuccia, e le speranze sono che entro l'anno si arrivi almeno a definirlo. Questa ipotesi, che difficilmente si concretizzerà per l'assemblea di ottobre, dovrebbe far leva su una privatizzazione allargata a altri privati (De Benedetti, Ferruzzi), altri istituti esteri oltre a Lazard e ad un «patto sindacale* che, lasciatosi alle spalle la parola «blocco», privilegi concetti come «intesa» o meglio «agreement». Un gruppo che dovrà definire entro settembre 11 nuovo assetto è la Falck, il maggiore privato dell'acciaio. Occasione: l'aumento di capitale per un raccolta complessiva di 66 miliardi. Tramontata l'intesa che doveva portare i Rocca a raggiungere nella società una partecipazione del 20% paritaria con la famiglia Falck, due nuovi partner sono pronti a occupare lo spazio: Giova» ni Arvedi e Cecilia Danieli, il primo con un 5-6%, ma disponibile a rilanciare al doppio o al quadruplo (ossia a prendere il posto dei Rocca), la seconda con un pacchetto non superiore al 3-4%. Quanto al Rocca, la loro posizione non è nota, non hanno detto se manterranno la quota attuale oppure no. Di Pesenti, oggi il secondo azionista dopo la famiglia, si dice che sarebbe orientato a ridurre progressivamente la sua presenza, come del resto era già previsto se fosse scattata l'operazione Rocca. Sia Pesenti che Rocca sono troppo legati personalmente ad Alberto Falck per metterlo nei pasticci di colpo. Quindi il loro disimpegno, se verrà confermato, sarà probabilmente di tipo morbido. Ma una Borsa in ritirata, come è stata quella delle ultime settimane, fa presagire molte sorprese. Essa ha già messo in evidenza ragioni tecnico-economiche che vanno oltre il recinto delle grida. E' un ribasso che sta ad indicare una fase di riordino generalizzato che partirà da alcuni settori del terziario avanzato della finanza, sfrondando con ogni probabilità gli operatori improvvisati, i gestori che hanno cavalcato la tigre, e dando non pochi grattacapi a molti neo-finanzieri, alle troppe merchant bank spuntate come funghi. Forse intuendo una fase più complessa, pur tra numerosi litigi si moltipllcano le alleanze tra i grandi privati: come quella tra De Benedetti e Gardini in Euromoblliare, o quella nel cemento tra Pesenti, Ferruzzi e il gruppo Agnelli. Secondo le leggi auree di sempre, l'alta finanza torna a ricongiungersi. Valeria Sacchi

Luoghi citati: Londra, Milano, New York, Parigi, Ravenna