Fra i giovani leoni del surf

Fra i giovani leoni del surf Biarritz ospita i mondiali della tavoletta, vince chi regge all'onda più grossa Fra i giovani leoni del surf Il più antico sport acquatico oggi è una disciplina d'elite - Coraggio ed incoscienza per diventare un asso - Il campione in carica è un americano ventunenne che guadagna mezzo milione di dollari Tanno DAL NOSTRO INVIATO BIARRITZ — Oli aborigeni australiani lo praticavano già, attorno al XV secolo, secondo le testimonianze tramandate dai graffiti murali scoperti di recente in una grotta lungo la costa della Tasmania, ma la prima notazione storica appartiene all'esploratore Inglese James Cook. Nel libro di bordo del 1778, anno della scoperta delle isole Sandwich, oggi le Hawaii, descrisse in termini ammirati gli strani usi degli indigeni impegnati «a cavalcare le onde su sottili tavole di legno-: cent'anni dopo Mark Twain ne parlerà con entusiasmo condito di humour. •Mi sentivo come Cristo, duecento metri di corsa sulla superficie dell'oceano sema cadere. Un miracolo, domani lo ripeto-. n surf dunque è forse lo sport acquatico più antico del mondo, all'apparenza facile, divertente, quasi infantile nella gioia naturale di lasciarsi trasportare dal gioco del mare. L'uomo però, sempre alla ricerca di nuove emozioni, l'ha trasformato in sfida contro gli elementi. In disciplina d'elite dove occorrono coraggio, equilibrio, colpo d'occhio ed anche una certa dose di incoscienza. Perché se gettarsi a pancia In giù sul materassaio per rincorrere l'onda può andare bene a Rimini, altra cosa è lanciarsi a capofitto da muraglie d'acqua alte dieci metri ed approdare sulla spiaggia tutto d'un pezzo. Giustamente il pianeta Terra risulta avaro di luoghi adatti al surf, i litorali dove il mare, libero dall'insidia di scogli e banchi di corallo, muore nel sussulto di cavalloni rettilinei, regolari, sono pochi, cambiano addirittura secondo l'andamento delle maree. Paradisi quindi da contare sulle dita: Waimea Bay a Oahu, vicino a Honolulu; Oceanside in Califor- nia; 11 reef neozelandese di Piha; l'australiana Rotnest Island; un tratto al largo di Bali; certe coste presso Durban, in Sud Africa; Rorianopolis nel Brasile. Ora il surf agonistico approda anche in Europa, muove i primi timidi passi in attesa di uscire dal ghetto della ristretta cerchia di appassionati per affermarsi quale polo di attrazione non solo turistico. Qui nelle lande basche francesi, strette fra i Pirenei e 11 dipartimento della Gironda, si possono vedere all'opera questi mostri sacri, in occasione del campionato mondiale di surf a Hossegor, piccolo centro balneare a Nord di Biarritz incastonato nel Golfo di Guascogna, sul¬ le rive dell'Atlantico ormai autunnale. Si tratta di un centinaio di atleti dai nomi a noi sconosciuti che nel circuito professionista godono di larga fama, che guadagnano un mucchio di soldi, in patria sono divi, idoli di schiere di fans, corteggiati a suon di dollari dalla tv e dagli sponsor. Ciascuno con la sua tavoletta di poliestere, munita di tre piccole pinne direzionali, lunga due metri, peso tre chili, costo all'lncirca 600 mila lire, i surfisti .prò» gareggiano sulla base del regolamento di 40 pagine redatto appena dieci anni fa, il quale fissa norme complicatissime, un vero rompicapo per il neofita. In sostanza si corre uomo contro uomo con il sistema dell'eliminazione diretta ricavata dalla formula del tornei di tennis. Vince, spiega Allan Hunt, giudice dell'Asp, l'Associazione dei surfisti professionisti, «c/ti riesce ad eseguire le figure più difficili sul profilo più critico dell'onda più grossa mantenendosi in piedi il più a lungo possibile-. Chiaro? Non tanto a sentire Tom Curren. Fisico mingherlino, 21 anni, americano di Santa Barbara, dal 1985 è campione del mondo. Incassa circa mezzo milione di dollari In premio ogni anno, si allena con 11 jogging, lunghi soggiorni di ossigenazione in montagna e yoga a gogò a dominare l'emozione. Ha spezzato il dominio «aussie», durato sette anni; nella stagione In corso, articolata su 32 prove, deve misurarsi con il gran ritorno dell'australiano Tom Carroll. Un po' giù di forma (si è sposato in gennaio con una francesina biondissima), attualmente naviga in terza posizione della classifica, a ridosso dell'outsider statunitense Barton Lynch. • Vede, il mare va affrontato con rispetto reverenziale. Se lo prendiamo di petto quando è cattivo, è peggio. Per dominarlo, evitando di finirne travolti, bisogna armonizzarsi con l'onda, ognuna diversa dalla precedente, e vivere in simbiosi perfetta i brevi istanti in cui l'energia dell'acqua ti trascina, e saper scendere in tempo dal treno in corsa-. Al fischio della sirena, i concorrenti si lanciano in acqua supini sul surf legato alla caviglia con un cordino elastico e remano con le mani in cerca dell'onda buona. Hanno a disposizione da 20 a 45 minuti per effettuare dieci tentativi, i quattro migliori serviranno per stilare la graduatoria da 0 a 20 punti, ancorati all'abilità nel scegliere l'onda giusta, allo stile nell'affrontarla ed all'armoniosità dei movimenti. La tattica migliore prevede il surplace tipico dei ciclisti su pista, tanti lenti ghirigori, finte da spadaccini, false partenze, stop improvvisi pur di spiazzare l'avversario. Poi via di colpo, un guizzo di reni per rizzarsi con i piedi in presa sul surf e le braccia allargate come i funamboli, ed inizia la sarabanda. Venti, al massimo trenta secondi da bruciare in poche manciate di metri, con giravolte repentine, zig-zag a rotta di collo nel tunnel scavato dall'onda, salite e discese vorticose sulle pareti d'acqua. A Hossegor, sostengono gli esperti, lo spettacolo ha in parte deluso, colpa forse dell'oceano incapace d'infuriarsi oltre i due metri per onda, eppure 15 mila persone, compresi centinaia di naturisti mescolati ignudi alla folla, hanno seguito con curiosità la kermesse. Altrove, dice Thierry Femandez, il francese campione d'Europa, la musica è diversa. -In primavera, alle Hawaii, ho avuto veramente paura Onde di tredici metri con gli elicotteri che ci calavano sulla cresta senza lasciare nemmeno lo spazio per tracciare il segno della croce-. Risultato: gambe e spalle spezzate, diversi feriti, qualcuno ha corso il rischio di annegare. E l'Italia? «Poverini, non siete fortunati — dice JeanLouis Bianco, lontane origini partenopee, presidente della Federazione europea dei surfisti dilettanti —. 71 Mediterraneo è un mare troppo buono, si può praticare un surf accettabile soltanto in qualcne litorale Calabro-. Comunque nove italiani, capitanati dal viareggino Alessandro Dini, parteciperanno per la prima volta in settembre ai campionati continentali di Sable d'Olonne, presso Bordeaux, mentre i promoters d'avanguardia pensano al futuro: allestire piscine giganti con onde artificiali fino a due metri d'altezza. Lo show è assicurato. Fiero de Garzarolli