Al terzo piano, bimbi e droga

Al terzo piano, bimbi e droga A Pavia dopo la scoperta di una casa per tossicomani con figli Al terzo piano, bimbi e droga Arrestata la stacciatrice - L'accusano di sevizie a un bambino di 22 mesi: l'hanno trovato col corno coperto di lividi e ustioni da sigaretta alle gambe - Quindici tossicodipendenti denunciati per favoreggiamento DAL NOSTRO INVIATO PAVIA — Alla sezione narcotici della Questura c'é un libro spesso una spanna che ha sulla copertina una croce rossa tracciata col pennarello. «Qui sono segnati tutti i morti per droga di Pavia e provincia. Dal 79 a oggi sono stati 48», dice il capo della squadra Mobile, Salvatore Ragazzi. Ogni pagina ha la storia e la fotografia della vittima, volti smunti segnati dalla sofferenza. Ragazzi e ragazze attorno ai 25 anni .molti trovati nei gabinetti dei bar con la siringa che pendeva dal braccio — continua il funzionario — oppure dentro un'automobile o in mezzo a un prato. E chissà quanti di quelli che abbiamo bloccato in casa della Schimmenti finiranno su questo libro...» Giuseppa Schimmenti è la ragazza nel cui alloggio al terzo plano di viale Indipendenza 78 b i drogati trovavano la cocaina, le siringhe e un letto per viaggiare nel sogno. Una specie di tranquillo albergo dove c'erano anche del bambini e uno di questi ha subito le violenze del tossicomani. Ed è proprio attraverso questa piccola vittima che la polizia è risalita alla spacciatrice. Tutto ebbe inizio il 29 luglio scorso quando l'agente di servizio al Policlinico inviò in Questura 11 referto di iuri Galletti, 22 mesi. Sua madre, Susanna De Lorenzi, 23 anni, che abita nella frazione Mezzanino Po, lo aveva portato al pronto soccorso perché aveva la febbre alta. Porse la febbre era il male minore: li piccino era coperto di lividi, aveva morsi sulle spalle, sul glutei e ustioni da sigaretta sulle gambe. «Si è fatto male giocando con altri bambini — disse la madre —e si è anche bruciato con un mozzicone raccolto in cucina». , Ma le ustioni erano troppo profonde per essere acciden¬ tali, la brace gli era stata appoggiata e spinta dentro la pelle. A questo punto Susanna De Lorenzi ha dovuto raccontare la verità: «Ho affidato per tre giorni mio figlio a Giuseppa Schimmenti. Che cosa sia successo là dentro, non lo so». In quei tre giorni la De Lorenzi (anche lei tossicomane, ma sta tentando di uscirne) è stata a Brescia a trovare il marito Enrico, 25 anni, In carcere per rapina. Giuseppa Schimmenti non era un nome nuovo per la narcotici: suo fratello Antonino è morto di droga nell'81 e il suo convivente, Giovanni Maggi r ".onta una condanna per rapina Giuseppa, che ha un figlio di 14 mesi, Christian, ha pensato bene di mettere su una specie di pensione per drogati. E in quell'ambiente aveva fatto correre la voce che con la cocaina offriva il comfort di un «buco fra quattro muri lontano da occhi curiosi» e tutto questo senza aumento di prezzo. La droga potevano pagarla con denaro oppure oggetti d'oro. E da tre mesi a questa parte i furti negli alloggi, sulle auto e le rapine avevano subito un'impennata. La polizia era stata Informata di questa nuova attività della Schimmenti e teneva d'occhio il suo alloggio. Il movimento di drogati era in continua crescita, uscivano da quella casa dopo ore e ore con il cotone stretto nella piega del braccio, ma in tasca non avevano stupefacenti. Gli agenti non li fermavano neppure, tanto era inutile, però continuavano l'appostamento perché speravano di mettere le mani sul grossista della cocaina, cioè quello che forniva la Schimmenti. Le sevizie al piccolo Iuri hanno costretto le Indagini a prendere una strada diversa -perché i bambini non si devono toccare» ha commentato il dottor Ragazzi. n problema era come entrare nell'alloggio di via Indipendenza: la donna guar- dava dallo spioncino e se vedeva una faccia sconosciuta apriva, ma prima buttava la droga nel water. Lo aveva già fatto. «Ci hanno aiutato due drogati — dicono alla polizia — Davanti alla spioncino c'erano le loro facce. La porta si è aperta e noi siamo entrati». La Schimmenti era sdraiata sul divano con Christian addormentato accanto. (Anche il piccino è finito in carcere con la madre, in quanto la donna non ha nessuno cui affidarlo). In camera da letto c'era una giovane coppia tra i sogni e la loro figlioletta di 14 mesi, Martina, giocava nel box. Sul tavolo una busta di pelle con 50 grammi di eroina e in un armadio bracciali, collane, orologi e autoradio per decine di milioni; oggetti che i drogati rubavano o rapinavano e poi davano alla Schimmenti In cambio della droga; un milione e 300 mila lire in contanti e un libretto bancario con 3 milioni e mezzo che il giorno prima la Chimmenti aveva intestato a suo figlio. Nel guardaroba gli agenti hanno trovato anche due tutine del piccolo Iuri con le quali la madre aveva pagato un «buco» alla spacciatrice. La polizia è rimasta nell'alloggio fino a notte alta e a mano a mano che arrivavano i drogati, li denunciava per favoreggiamento. Sono stati una quindicina e ad altri tre hanno accollato anche lo spaccio: Claudio Rastelli, 28 anni, Eva Valla, di 22 e Domenico Schimmenti, di 23, fratello di Giuseppa. Chi abbia seviziato il piccolo Iuri In quei tre giorni che è stato ospite nell'alloggio di viale Indipendenza, non si sa. I drogati hanno detto di non ricordare nulla e la Schimmenti sostiene che in casa sua nessuno ha messo le mani addosso al bambino. Le indagini continuano. Aldo Popaiz

Luoghi citati: Brescia, Giuseppa Schimmenti, Mezzanino, Pavia