La nobiltà romana difende un archivio di Liliana Madeo

La nobiltà romane difende un archivio Per la proprietà di un patrimonio storico la famiglia Altieri in guerra con lo Stato La nobiltà romane difende un archivio La controversia risale all'inizio degli Anni Ottanta - «E' una pretesa inammissibile» - Il ministero dei Beni Culturali ha deciso il deposito coatto ma è tutto congelato fino alla sentenza del Tar in ottobre - La casata vanta un Papa, Gemente X ROMA — Tira un brutto vento, in questo momento, a Roma, fra l'aristocrazia nera e lo Stato repubblicano. La scintilla sta in una legge che il ministero dei Beni culturali vuole mettere in pratica. La legge disciplina il rapporto con i privati che sono proprietari di un archivio di importanza 'storica. La famiglia Altieri s'è inalberata, gonfia di indignazione e sorretta da una schiera di legali. Per lo Stato la controversia è un caso fra i tanti, una storia di ordinaria amministrazione. Per la nobiltà romana, che si è raccolta compatta intorno agli eredi della casata, lo scontro è un casus su cui non si può ammettere cedimento o compromesso: è inaccettabile l'esproprio, è inammissibile l'Interferenza dello Stato nelle pieghe della storia di una famiglia che vanta un pontefice, Clemente X, papa dal 1670 al 1676, e sette cardinali. Il Tribunale amministrativo del Lazio doveva esaminare il 27 luglio scorso un ricorso presentato dagli Altieri. L'udienza è stata rinviata al 6 ottobre. «Ma di vicende come queste ce ne sono tante in Italia!», assicurano al ministero dei Beni culturali, dove raccontano della gran rete di archivi privati che costellano il Paese, un patrimonio cosi importante che un'apposita legge è stata varata perché non ci sia di¬ spersione o saccheggio. La controversia con gli Altieri si apre all'inizio degli Anni Ottanta. Un decreto presidenziale del '63 stabilisce che — nel caso in cui un archivio privato abbia importanza storica rilevante — lo Stato è chiamato a esercitare dei controlli. Che il materiale sia tenuto bene, ad esempio. Che gli studiosi possano avere accesso ai documenti. Se queste condizioni non sono rispettate, lo Stato interviene. Cosi è accaduto con i nipoti di Clemente X. Il loro archivio di famiglia deve essere catalogato, e non è aperto al pubblico. Una proprietà gelosamente custodita fra le mura private. Il ministero prima ha invitato i proprietari a mettersi in regola, concedendo loro -un congruo tempo- per riordinare il materiale e rimediare alle disfunzioni che gli ispettori avevano scoperto. Poi ha preso un normale provvedimento di deposito coatto, approvato dal comitato di settore dei beni archivistici. In pratica, per un tempo limitato — fino a quando gli Altieri non saranno in grado di ospitare degnamente quei preziosi volumi, registri, fogli — il materiale passa nelle mani dello Stato che lo mette a disposizione degli studiosi rispettando le richieste dei proprietari (ad esempio che la documentazione di un certo periodo non venga resa nota fino a un determinato termine). La legge prevede anche l'esproprio. Ma in questo caso le resistenze degli Altieri sono arrivate soltanto fino al ricorso al Tar. Che, in prima istanza, ha sospeso il provvedimento del ministero in attesa di esaminare le ragioni degli uni e degli altri. Fino a ottobre, quindi, tutto è congelato. Tranne l'indignazione che accomuna le grandi famiglie dell'aristocrazia romana, solidali nel respingere le pretese dello Stato. Una delle ragioni che viene sbandierata è che lo Sta- to è un cattivo custode dei beni che deve amministrare, a cominciare da quelli archivistici. Esemplare è la vicenda dell'Archivio di Stato, a Roma, che da circa dieci anni il Senato vuole far sloggiare dalla sede in cui si trova dal 1937, il palazzo della Sapienza. Nel settembre '86, in tempi rapidissimi, il Senato approvò un disegno di legge su iniziativa dei rappresentanti di tutti i partiti per l'acquisizione dell'edificio. L'articolo 2 diceva: -J7 patrimonio archivistico di pertinenza dell'Archivio di Stato è trasferito in una nuova sede che sarà individuata con decreto del ministro delle Finanze e del Tesoro entro 4 mesi dall'entrata in vigore della presente legge». Con la fine della legislatura, il provvedimento non ha avuto seguito. Ma il disagio e le incertezze continuano. Nel palazzo non esiste un impianto di micro-climatizzazione che garantisca la ventilazione adeguata per le sale e i depositi. La polvere regna e i ratti pure. li montacarichi è rotto. Una ricerca richiede tempi esorbitanti. Mappe, pergamene e documenti preziosi sono accatastati alla meglio. Molto materiale non si sa più dove stiparlo e viene mandato nella sede dell'Eur. La prossima destinazione resta ancora misteriosa. Liliana Madeo

Persone citate: Altieri, Clemente X

Luoghi citati: Italia, Lazio, Roma