Cl fa i conti con la dc di Alberto Rapisarda

Citai conti con la di A Rimini il Meeting dello scontro con De Mita Citai conti con la di Si apre oggi la grande manifestazione, per la prima volta all'insegna del dubbio Il «nodo» della politica e la paura di perdere il primato tra i movimenti cattolici DAL N08TRO INVIATO RIMIMI — Sono sempre entusiasti come otto anni fa, quando realizzarono qui il loro primo Meeting dell'Amicizia. Sono sempre numerosi, volontaristi, efficienti. Eppure questo ormai tradizionale appuntamento trionfale di fine agosto di Comunione e Liberazione e del Movimento popolare, quest'anno, ha qualcosa di diverso. E' come un sottile disagio, un'insolita voglia di spiegarsi. Pare quasi di cogliere il germe del dubbio, un sentimento finora ignoto ai paladini delle certezze assolute offerte loro dalla fede, dal Vangelo e dall'appoggio incondizionato di Papa Wojtyla. Il tema del Meeting è rivelatore di questo stato d'animo: 'Creazione, arte, economia». Gli organizzatori hanno chiamato a parlare e a confrontarsi da oggi a sabato prossimo imprenditori, esperti di economia, artisti, qualche politico (Goria, Andreotti, Galloni), scienziati. Perché questa scelta? •Perché vorremmo vedere se anche le attività economiche possono essere considerate alla pari delle attività creative e artistiche», risponde il giovane addetto stampa, Paolo Biondi. E rivela cosi, forse senza volerlo, la preoccupazione del Movimento popolare che, diventato con le sue ramificazioni distaccate un portentoso suscitatore di energie imprenditoriali giovanili che maneggiano ora decine di miliardi, teme di essere accusato di farsi prendere troppo la mano dagli affari, magari a scapito dell'impegno ideale. Glielo ha detto in modo abbastanza esplicito il gesuita Giuseppe De Rosa il 26 luglio su Ponoratno. v; _ Un'accusa rovente, perché viene - dall'interno del mondo cattolico, che si aggiunge ad altre ancor più pesanti dirette alla voglia di far politica che ha 11 Movimento popolare di Roberto Formigoni. E non era mal successo con la Incalzante Intensità di questi ultimi tempi. Sembra quasi che 11 risultato elettorale di giugno abbia tolto un tappo, abbia dato alla parte meno integralista del mondo cattolico la forza per poter dire a CI tutto quello che si tratteneva dal dire, ben sapendo che alle spalle di Formigoni e di don Giussani c'era il Papa in prima persona. Ancora due anni fa, Giuseppe Lazzati, ex rettore dell'Università Cattolica di Milano, diceva ad Ezio Mauro che lo interrogava per La Stampa sul silenzi del mondo cattolico: •£' meglio tacere. Oggi CI è troppo protetta dall'alto, discutere non serve, criticare è inutile. Stiamo zitti. Poi verrà ancora il tempo in cui nella Chiesa italiana si potrà parlare...». Quel tempo sembra che stia arrivando e la vicenda di CI diventa un punto di osservazione avanzato, una delle pedine di una gran partita ancora non molto chiara ma che pare essersi avviata all'interno del mondo cattolico e delle stesse gerarchie ecclesiastiche. Una partita che ha tra i protagonisti la democrazia cristiana di De Mita, e che potrebbe influire sui futuri equilibri politici del Paese. Tutto nasce dalle elezioni del 15 giugno. A quell'appuntamento De Mita era riuscito a portare compatto il mondo cattolico dietro la de, compreso il recalcitrante Formigoni che veniva eletto deputato assieme ad altri cinque iscritti di CI. Il risultato era soddisfacente j pei; lo; scudo crociatqmalo, era meno se raffrontato al" 1 quadro generale. Calavano i comunisti mentre aumentavano i socialisti anche a scapito di aree di tradizionale elettorato cattolico. Ormai pareva più probabile che il pericolo maggiore per la de venisse più dal psi in ascesa che dal pel avviato al declino. E scattava l'operazione Palermo, che dava alla città una giunta senza socialisti e con un indipendente di sinistra dentro. Giunta presentata come esperimento per future prove in altre parti del Paese. Dietro c'era il piano a lungo preparato dai gesuiti cittadini, che aveva avuto l'appoggio della Curia e infine l'avallo addirittura del Vaticano. Lo faceva capire indirettamente mercoledì 19 agosto l'Osservatore Romano, organo della Santa Sede, criticando i socialisti per le accuse rivolte alla giunta palermitana, e dando cosi un'implicita approvazione alla maggioranza di Leoluca Orlando. Tutto questo non poteva far piacere a CI e al Movimento popolare, che invece vedevano e vedono nei socialisti di Craxi e Martelli interlocutori politici interessanti. Tanto interessanti che all'inizio dell'anno la de temette che stessero addirittura per dare il loro appoggio elettorale al psi. Al Meeting di Rimini, quindi, arriva un Movimento popolare un po' frastornato dalle nuove realtà in sviluppo. Con la volontà di partire nuovamente all'attacco di De Mita e della sua de (da cui è ripagato con pari foga), ma col timore anche di perdere il primato incontrastato che si era conquistato tra 1 vari movimenti cattolici. Non sorprende, In fondo, che Formigoni ripeta ad agosto: «Con De Mita non ci capiamo più». I due non si erano capiti .neanche il giorno in cui il capo del Movimento popolare andò a Piazza del Gesù ad accettare la candidatura nelle liste de, più per le pressioni del Vaticano che per intima convinzione. Per i ciellini. De Mita rimane il segretario che vuol fare della de «un partito repubblicano di massa». E quindi va messo da parte. Per questo, il Movimento popolare con i suoi mille consiglieri comunali, le sue decine di assessori, i suoi deputati e i suoi alleati nella de (con Andreotti in testa), comincia ad esser visto a Piazza del Gesù come una corrente neanche tanto esterna, un nucleo attorno al quale si possono coalizzare gli oppositori del segretario. De Mita considerò un primo passo di questa operazione la lettera redatta da Formigoni prima delle elezioni e sottoscritta da 39 de, tra i quali Andreotti, Forlani e Piccoli. Lettera che sembrò un altolà al segretario impegnato nella costruzione di un partito laico. Padre Giuseppe De Rosa ha cosi spiegato quel documento, secondo una sintesi che il filosofo Augusto Del Noce fa sull'ultimo numero del settimanale di CI, Il Sabato: «Se la de fosse stata sconfitta ed in conseguenza se De Mita avess. dovuto lasciare la segreteria, allora sarebbe stata l'ora di CI che si sarebbe presentata per quello che è, all'insegna di un partito politico sostanzialmente confessionale e avrebbe cercato di operare una scelta fra i capi storici della de». Dopo la ripiesa offensiva post-elettorale di CI, De Mita è più che mai convinto che lo scontro interno alla de sia ancora negli stessi termini illustrati da De Rosa. Il primo appuntamento è per metà settembre al consiglio nazionale. Poi si andrà verso il congresso e CI non starà certo a guardare. Alberto Rapisarda

Luoghi citati: Milano, Palermo, Rimini