La Pravda contro Gorbaciov di Emanuele Novazio

La Pravda contro Gorbaciov Un duro articolo attacca il rinnovamento: chi lo ha ispirato? La Pravda contro Gorbaciov «Qualcuno si ubriaca di glasnost» - «Sembra che 70 anni dopo la Rivoluzione, tranne la Nep sia tutto da buttare, e che vogliamo scusarci con l'Occidente» - Sull'emigrazione ebraica: «La patria è una sola, andare altrove è tradimento» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — E' la più aspra critica alla glasnost mai apparsa sulla Pravda. Una messa a punto di rilievo, un ripensamento esplicito, un serio Invito alla cautela, che sembra suonare, dunque, come una critica al segretario generale e ai suoi appelli per la «trasparenza» e per le incursioni nel passato, anche il più difficile da ricordare; e, tra le righe, perfino per la sua politica di apertura airemigrazione verso Israele. L'articolo è firmato, è vero, da una poco nota Vera Tkacenko, ma è pubblicato, appunto, dal quotidiano del partito. Una scelta che ne fa un riferimento d'obbligo e che solleva un Interrogativo almeno: chi c'è dietro, e perché? I toni sono, qua e là, quelli già usati, nel recente passato, dal numero due del Cremlino, Iegor Ligaciov, ma molto più espliciti, molto più esposti, molto più diretti. E, soprattutto, conditi da un riferimento all'emigrazione ebraica — quasi una venatura antisemita — mai comparso nei discorsi di ligaciov: «La patria è una sola; dire che altrove ci sarebbe la terra degli antenati e volerci andare non è che una copertura del tradimento'. L'allusione a quanti emigrano verso Israele, aumentati nel numero quest'anno grazie alle direttive di Gorbaciov, è fin troppo chiara. Ma i passi critici sulle parole-chiave del segretario generale sono tanti; gli attacchi a chi, su quelle parole, ha elaborato una concezione nuova della società e della storia sovietica, insistenti. Per esempio: 'Oggi qualcuno è un po' ubriaco della possibilità di parlare con franchezza, di dire che cosa ha in testa e nel cuore'-, 'Presi dall'emozione, si eccede nelle denunce'; «/ venti del rinnovamento hanno aperto le chiuse». A Gorbaciov che invoca «più socialismo, più democrazia', si replica, senza mai nominarlo: •Più socialismo, più democrazia socialista; con una correzione non da poco. A Gorbaciov che attacca le nefandezze dei processi staliniani, che denuncia il '37 e il '38 (.Non potremo mai né dobbiamo perdonare le repressioni cui furono sottoposti l'intellighenzia e l'esercito del nostro Paese', ha detto il mese scorso) si risponde: «Non giustifichiamo quegli anni, ma non è possibile cancellare settantanni di potere socialista. Siamo orgogliosi di ogni nostra giornata vissuta, anche se è stata difficilissima'. Presentate dall'organo del pcus, affermazioni come queste acquistano gran peso, rilievo certo. Di recente, una rivista letteraria della vecchia destra, Molodaja Gvardia, aveva attaccato duramente il segretario generale, attraverso una critica tagliente di quei giornali che, da mesi ormai, della politica di Gorbaciov sono diventati l'emblema, da Ogoniok a Afoskovski Novosti, da Sovietskaia Kultura a Ofcriabr: «/ loro direttori orientano i lettori verso gusti meschini, verso una morale piccolo borghese che troppo spesso coincide con l'amoralità e il consumismo della cultura di massa occidentale: 'La glasnost è un'arma a doppio taglio, molto pericolosa se impugnata da mani inesperte'. Ma si trattava, appunto, di una rivista «schierata», e nemmeno delle più diffuse. Questa volta è la Pravda a scrivere, a proposito di chi ripercorre la storia sovietica, recente e lontana: 'Alcuni scrittori dimenticano l'orgoglio e le conquiste del nostro grande popolo. Si comincia a pensare se con ciò non si scredita la patria'. E' la Pravda a insistere: .Con dolore, si leggono cose che sembrano scuse nei confronti dell'Occidente. Sembra che, settant'anni dopo l'Ottobre, a parte la Nep tutto il resto sia brutto e debole, e che vogliamo correggerci». E' la Pravda a commentare: 'In Occidente dicano quello che vogliono, è affar loro. Ma è triste leggere articoli, da noi, che approfittando della glasnost indeboliscono i nostri valori politici e sociali'. Il monito è esplicito: 'Dobbiamo essere cauti, più cauti'. E non si deve dimenticare, soprattutto, che «quello che è stato è stato», che «coi senno di poi non si può correggere quello che è stato». Se confrontate con gli appelli di Gorbaciov a 'eliminare tutte le pagine bianche della storia', le parole della Pravda assumono 11 senso, e il valore, di una rettifica. Emanuele Novazio

Persone citate: Gorbaciov, Iegor Ligaciov

Luoghi citati: Israele, Mosca