Un Muro chiamato Aids di Alfredo Venturi

Un Muro chiamato Aids Non litigano le Germanie, ma Bonn e Monaco: due strategie opposte al limita deirincomunicabilità Un Muro chiamato Aids Il governo federale punta sulla prevenzione, mentre i bavaresi sono per una strategia d'attacco, che può sconfinare nell'arbitrio e in misure repressive - Dati confortanti: lo sviluppo dell'epidemia segna il passo DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BONN — La guerra continua, in materia di Aids, fra Bonn e Monaco. Da una parte il governo federale, dall'altra l'orgogliosa provincia bavarese: è un rovente scambio polemico. Peter Gauweiler. segretario di Stato agli Interni nel Libero Stato di Eaviera, accusa Rita Suessmuth, ministro federale della Sanità, di giocare con la salute e la vita dei cittadini. Rita Suessmuth, sdegnata, definisce Gauweiler un irresponsabile, e proclama che la sua politica anti-Aids, basata sulla prevenzione, non ha alternative praticabili. E del resto è confortata da qualche successo: proprio ieri Meinrad Koch, dell'Ufficio sanitario federale, ha annunciato che la diffusione del morbo non è cosi catastrofica come si temeva fino a poco tempo fa, quando si parlava di progressione geometrica Ciò che divide Gauweiler dalla Suessmuth, la Baviera dal resto della Germania, è qualcosa di più che una divergenza di ordine tecnico. E' un dissidio profondo, che si è manifestato fin dal primo apparire del flagello Aids. In questo Paese si sono registrati (ciato di fine luglio) 1217 casi, fra i quali 568 con esito mortale, e circa centomila sieropositivi. Le previsioni per il futuro variano fra gli scenari più catastrofici e i più ottimistici ridimensionamenti. Insomma, una situazione slmile a quella di molti altri Paesi: fra i quali la Repubblica Federale è collocata, per incidenza assoluta, al sesto posto. Qui come altrove si è subito posto il problema di come affrontare la situazione. Ci sono due esigenze che si pongono contemporaneamente, e sono purtroppo contraddittorie. Da un lato si tratta di proteggere la collettività dal dilagare del morbo. Dall'altro di tutelare i diritti della persona: non ultimo il diritto alla riservatezza. Il conflitto fra le due esigenze è aggravato dal fatto che l'Aids si trasmette prevalentemente per via sessuale: dunque lo studio del fenomeno implica indagini sulle abitudini più strettamente personali, che meno volentieri la gente è abituata a confidare. Altro problema: xiiché l'analisi v,atisticf> di. male fa emergere l'esistenza di ben definite categorìe a alto rischio, è evidente il pericolo che queste categorie, omosessuali, tossicodipendenti, prostitute, vengano — come si dice — criminalizzate o ghettizzate. Intervenire dunque, ma in che modo? Come risolvere l'alternativa fra i diritti della persona e la protezione della collettività? Quello che altrove è un dibattito teorico, in Germania è 11 confronto pubblico di due strategie: elaborate a Monaco e a Bonn. La strategia bavarese e basata su un'arcigna politica di contenimento, che non si preoccupa più di tanto del privato. Consiste nel test obbligatorio non soltanto per le categorie a rischio, ma anche per chi aspiri a un pubblico impiego, e per gli stranieri, provenienti da Paesi extraeuropei, che vogliano stabilirsi in Baviera. Inoltre 1 bavaresi stanno preparando un progetto di legge, in forza del quale venga assoggettato a conseguenze penali chiunque, sapendo di avere l'Aids, faccia l'amore senza usare il preservativo, e senza far sapere al partner come stanno le cose. Recentemente un tribunale di Monaco, condannando un uomo che, malato di Aids, si è reso responsabile di uno stupro, lo ha riconosciuto colpevole non soltanto di violenza, ma anche di tentato omicidio. Ma allo stato attuale della normativa, questa sentenza suscita ovviamente forti dubbi: di qui la proposta legislativa. C'è poi un'altra norma in Baviera che fa discutere: la registrazione nominativa dei malati, il loro isolamento nei casi più gravi. Come si vede, una politica dura, interventista: e attorno a questa politica è schierata compatta la Csu, l'Unione cristiano-sociale di Franz-Josef Strauss, il fratello bavarese della Cdu, l'Unione cristiano-democratica del cancelliere Helmut Kohl. Ciò trasferisce a livello di governo centrale la polemica Bonn-Monaco. Il ministro federale dell'Interno, che è il cristiano-sociale bavarese Friedrich Zlmmermann, non nasconde infatti il suo desiderio che il modello di Monaco sia applicato all'intera Germania. Ma Rita Suessmuth, a Bonn, fa buona guardia. Il suo modo di affrontare il problema Aids è radicalmente diverso da quello bavarese, che lei considera non soltanto inaccettabile dal punto di vista etico, ma anche inaffidabile dal punto di vista sanitario. Il punto di mira della Suessmuth è la prevenzione, e alla prevenzione intende arrivare attraverso una capillare politica informativa. Per questo scopo, dispone di uno stanziamento di 132 milioni di marchi l'anno, circa novantacinque miliardi di lire, e di una notevole capacità di mobilitazione. Per esempio si è conquistata la collaborazio- ne delle grandi compagnie assicuratrici tedesche: che d'altra parte stanno meditando d'imporre il test Aids a chi voglia assicurare la propria vita. Con l'aiuto degli assicuratori, sta per sorgere una fondazione che coordinerà il programma anti-Aids. Si tratta di uno sforzo d'informazione in due sensi. Da una parte si forniscono alla gente corretti elementi di conoscenza: che cos'è l'Aids, come si trasmette, come si può evitare il rischio del contagio. L'informazione è anche diretta a confutare le tante voci incontrollate che corrono: come quella secondo cui per prendere l'Aids basterebbe un contatto superficiale, o addirittura una stretta di mano. Il preservativo è il grande protagonista della campagna: tanto che l'irriverente Stern ha raffigurato la Suessmuth in copertina, con la testa fasciata da quel prezioso accessorio. Il secondo livello informativo è quello che fa affluire all'Ufficio federale della sanità, con sede a Berlino, tutti i dati registrati dagli ospedali e dai laboratori di analisi. Che sono, a differenza dalle schedature bavaresi, rigorosamente anonimi: ma consentono di seguire l'andamento del fenomeno nel suo insieme, e in relazione alle categorie a rischio. Sono arrivati i primi frutti di questo lavoro, ha annunciato trionfante la Suessmuth. Prima di tutto la diffusione della malattia, meno dilagante del previsto. Poi si sono ridotte quasi a zero le donazioni di sangue sieropositivo. Altro esempio: le nuove infezioni fra gli omosessuali di Colonia, che si sono organizzati secondo la linea informativa federale, sono in netta diminuzione. Questa attività, inoltre, consente di studiare meglio la dil fusione del fenomeno, di ndisegnare la mappa delle categorie a rischio, fin qui approssimativa e schematica. Per esempio le prostitute professioniste, che pure accusano un crollo verticale del latturato, non sono particolarmente colpite dall'infezione. Che invece uicide motto su quelle occasionali, spesso tossicodipendenti. Un altro gruppo al centro dell'attenzione è quello dei bisessuali, non di rado omosessuali con frequentazioni etero di copertura, considerati in buona parte responsabili del dilagare della malattia. Primi fruiti, dunque: e in Baviera? Situazione sotto controllo, annunciano a Monaco. Ma secondo la Suessmuth questo non e affatto vero: lei sostiene che le misure bavaresi sono controproducenti. E illustra la prova: a Monaco, dopo l'annuncio dei provvedimenti di Gauweiler, è crollato il numero delle persone che chiedeva consiglio ai centri specializzati in materia di Aids. Segno che la gente ha paura di essere schedata e sottoposta a test forzati, che Gauweiler non affronta il problema, ma lo seppellisce sotto una coltre di paura. Ma non tutti la percorrono volentieri. La presenza del bavarese Zimmermann nel governo fa si che lo stile Monaco si espanda anche a livello federale. Per esempio, e recente la notizia che negli archivi federali di polizia l'eventuale infezione viene registrata sulle schede personali. Ma il modello bavarese fa scuola anche altrove. Come a Wesel, un piccolo centro del Nord Reno-Westfalia. dove venti bambini sono stati sottoposti a test prima di essere ammessi a un centro di vacanze. Provenivano, e la spiegazione, da famiglie a rischio. L'iniziativa locale e stata sconfessata dalle autorità sanitarie del Land, e non si ripeterà più. Un luogo dove, al contrario, ha fatto scuola il modello federale e Kaiserslautern, una citta di centomila abitanti della Renania-Palatinato. Qui si è realizzata una cllaborazione fra amministratori, medici, insegnanti, assistenti sociali. Chiese, comitati. Insieme, e con l'appoggio davvero eccezionale di tutti i partiti, dalla Cdu ai Verdi, hanno sferrato un attacco concertato contro l'Aids: sul piano dell'informazione capillare. I primi risultati sono incoraggianti, anche perche quelli di Kaiserslautern si sono assicurati la collaborazione dei comandi militari americani. Era necessaria, poiché da quelle parti c'è una guarnigione di 70 mila soldati, la piU grossa fuori dagli Stati Uniti. Ma vengono tutti sottoposti al test, e quelli col virus rispediti dall'altra parte dell'Atlantico. Alfredo Venturi