Epidemia centroamericana nel governo di Washington

Epidemia centroamericana nel governo di Washington Reagan quasi solo dopo le incertezze sulla politica nell'area Epidemia centroamericana nel governo di Washington DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK— .Niente di tutto questo accadrebbe se soltanto Ronald Reagan fosse rito»: lo spietato commento viene dal giornalista conservatore William Saure, certo non un critico del Presidente. Ma i troppi vai e vieni dell'Amministrazione Reagan sui piani di pace per il Centramerica stanno seminando il panico nella coalizione di politici e intellettuali moderati che da 7 anni governa l'America, e ogni giorno registra una nuova diserzione. Ieri 1 diplomatici americani sono tornati alle loro sedi in Centro America, dopo avere discusso a Washington, con EUiott Abrams. l'arcigno delegato del Presidente per gli Affari Interamericani Avranno il loro da fare per chiarire ai leader della regione che cosa davvero Reagan vuole ottenere a questo punto. L'ultimissima posizione della Casa Bianca ha tre punti: dubbi sul piano di pace approvato il 7 agosto dai presidenti centramericani perché non abbastanza duro con i sandinisti: rilancio del progetto concordato dal Presidente con il leader democratico alla Camera Jtm Wright; nuovi finanziamenti per i ribelli antisandlnistl Ma. come lamenta il direttore della rivista Commentari/ Norman Podhoretz. una delle teste d'uovo della rivoluzione moderata, le proposte che i diplomatici Usa stanno riportando nell'inquieta area arrivano dopo una 'Commedia degli equivoci'. Dapprima infatti Reagan ha lanciato il piano con Wright. per rimettere su un binario corretto il suo rapporto col Congresso. massacrato dai giorni delYlrangate. Poi è stato colto di sorpresa dal piano di pace dei presidenti centroamericanl che i democratici di Wright hanno guardato con simpatia e che anche all'interno dell'Amministrazione non è stato subito demolito dal Segretario di 8tato Shultz. Per qualche giorno. nell'Ira dei suoi compagni di partito Reagan è sembrato oscillare tra i due piani di pace, poi è tornato a difendere quello che porta per metà il suo nome. Ma qui è sorto ancora il fantasma dei contras, che sembrano davvero essere la nemesi della presidenza Reagan. Prima delia scadenza dell'anno fiscale, il 30 settembre, il Congresso deve decidere se rinnovare gli aiuti militari ai ribelli: i democratici lasciano intendere che pagare la rivolta significa bloccare l'iniziativa diplomatica, gran parte del partilo repubblicano vorrebbe invece usare i contras come grimaldello per rendere più malleabile il leader sandlnista Ortega. Alla fine, il Presidente è sembrato sbilanciarsi e accingjrsi a chiedere un pac- chetto di milioni di dollari per i contro». La sua incertezza ha scatenato la mischia nella squadra di candidati repubblicani che cerca la nomination per la Casa Bianca nel 1988. L'ex giocatore di football Jack Kemp. oggi deputato di New York, chiede, insieme con il senatore di destra Jesse Helms. 310 milioni di dollari per i contras, subito. Il senatore Bob Dole reclama aiuti militari per i ribelli se i sandinisti recalcitrano davanti al tavolo della trattativa, o aiuti «umanitari», vale a dire soldi se invece l'accettano. Abbandonato dai suoi brillanti teorici e criticato dai repubblicani del futuro. Reagan si vede tradito persino dal suo vice. Bush, che dopo le lontane polemiche del 1980 ('La politica economica di Reagan è voodoO'. aveva detto) non s'era mosso di un millimetro dall'ombra del Presidente, sperando di ereditarne il manto nel 1988. Bush, ormai in piena campagna elettorale, ha letto le statistiche che gli hanno fornito i suoi consiglieri: è vero che la mag- gioranza degli americani e scettica sugli aiuti al contras e che tre democratici su 4 sono contrari, ma che importa tutto ciò a un candidato? Quel che è decisivo e il numero di repubblicani che dice si all'esercito di guerriglieri, 55 a 45. e soprattutto Il numero di elettori repubblicani che intendono votare nelle primarie, 68 su cento. E nessuno, nemmeno il cautlssimo Bush, vuole sfidare le convinzioni ideologiche della minoranza di elettori che va alle ume alle primarie. L'isolamento politico e la pressione della stampa, liberal e no. hanno convinto il Capo dello 8tato a fare marcia indietro, ridando dunque spazio ai contras. La manovra, ispirata dal capo di Gabinetto Howard Baker, che non sempre pare avere il pieno controllo della Casa Bianca, ha deluso ancora una volta il paziente Segretario di Stato, convinto che sia finalmente suonata l'ora della trattativa in Centro America. Ancor più amareggiato il diplomatico Philip Habib: sicuro che fosse possibile discutere con Managua, Habib ha chiesto carta bianca, forte del suoi 40 anni di esperienza e della fedeltà assoluta dimostrata a Reagan. La Casa Bianca ha fatto finta di niente, e Habib s'è dimesso. Segnali che la confusione tra i troppi piani di pace, le troppe Intenzioni di Washington, le lentezze centramericane possano sciogliersi in fretta per ora non se ne colgono, anche perché, come confessa un senatore repubblicano al popolare cronista RW. Apple, «ormai più nessuno ha paura di Ronald Reagan-. Gianni Biotta

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