« Golfo ultimatum all'Onu » di Guido Rampoldi

c< Golfo/ ultimatum all'Onu » Pri e plì: il governo non attenda all'infinito le Nazioni Unite c< Golfo/ ultimatum all'Onu » La linea di Andreotti sempre più in discussione - Rivelazioni su un'altra ditta di armi - E' la Tirrena Industriale, con sede a Roma, che fino all'84 acquistò all'estero esplosivo e lo rivendette all'Iran ROMA — A Teheran si attende Perez de Cuellar ma nella maggioranza crescono i dubbi sull'efficacia dell'iniziativa Onu per imporre ad Iran e Iraq quel .cessate il fuoco, che sbloccherebbe il Golfo Persico. Crescono di conseguenza lo scetticismo su una politica estera ancorata all'attesa di buone notizie dal Palazzo delle Nazioni Unite, e i timori per le tensioni con alcuni alleati occidentali. La linea difesa da Andreotti e varata dal governo il 5 agosto sembra già in discussione. Secondo i liberali, la fiducia nell'intervento dell'Onu dev'essere -a termine.: i repubblicani suggeriscono di studiare un coordinamento Europa-Usa per la gestione della crisi nel Golfo, tesi che echeggia la proposta formalizzata due giorni fa dal psi: i socialdemocratici contestano apertamente Andreotti. Gli spiragli di pace o ì tuoni di guerra che occuperanno i prossimi giorni influiranno, probabilmente, sulle decisioni del prossimo Consiglio dei ministri, fissato per il 27 agosto. La aprirà proprio la relazione di Andreotti. La posizione comune che i partiti -laici, vanno abbozzando, mentre Iran e Iraq continuano a guerreggiare con gli arsenali regolarmente venduti da Paesi europei (Italia inclusa, confermano anticipazioni giornalistiche, e ieri il giudice Sica ha interrogato alcuni funzionari deila commissione di controllo sulla vendita di armi), prevede l'ipotesi di corredare, o superare, il fiducioso appoggio all'iniziativa Onu puntando sul quadro delle alleanze tradizionali, sul raccordo politico con un Occidente attualmente diviso. Per il pri si tratta quindi di • studiare una formula di coordinazione europea*, 'indispensabile* nel caso che le Nazioni Unite non riescano a cogliere almeno qualche successo significativo. Oddo Biasini, coordinatore della segreteria repubblicana, non esclude la creazione di una forza multinazionale, come in Libano, e ritiene necessario ricucire la tela sdrucita delle alleanze occidentali, nella prospettiva di - una gestione europea della crisi, coordinata anche con gli Usa.. Saggia e corretta la linea fin aui seguita dall'Italia. concorda Renato Altissimo, però adesso •occorre dare delle scadenze* all'Iniziativa Onu, 'altrimenti la prudenza di chi come noi ha responsabilità di solidarietà con gli alleati tradizionali e la tutela di importanti interessi economici e politici, rischia di diventare azione di fuga dalle proprie responsabilità*. Dunque, il governo stabilisca un limite di tempo entro li quale verificare se l'intervento delle Nazioni Unite ha dato risultati precisi. primo dei Quali dovrebbe essere proprio la rinuncia dell'Iran a minacciare le acque internazionali del Golfo*. Un limite di tempo lo chiede anche Flaminio Piccoli. presidente della commissione Esteri della Camera. Se il DUancio fosse improduttivo, allora l'Italia -non potrà certo sottrarsi all'impegno comune per salvaguardare la libertà di navigazione nel Golfo, e i principi che r.e conseguono*. Per Piccoli, co¬ munque, il disegno strategico di Andreotti è stato sottovalutato: 'Lo sforzo volto a dare credito e risalto all'Onu, in una situazione internazionale incerta e compromessa, fa onore all'Italia. Non si può dimenticare che il fallimento della Società delle Nazioni è stato all'origine della seconda guerra*. Tornano larvatamente in discussione, ancora una volta, le linee di politica estera: «ambiguità, è l'accusa che ricorre, tra le righe e non, di un dibattitto che si va riscaldando. Ambigui, secondo Giorgio Napolitano, sono quanti mettono in discussione la linea-Onu per contestare, in realtà, gli indirizzi di politica estera: .Stupisce — dice il responsabile Esteri del pei — che non reagisca più nettamente il psi, il cui contributo alle affermazioni di quegli indirizzi è stato, con la presidenza Craxi, cosi rilevante*. La .Tirrena Industriale., afferma l'Europeo, e il presidente della società conferma nella sostanza, acquistò mille tonnellate di esplosivi da un consorzio europeo, e con regolare autorizzazione ministeriale li rivendette all'Iran: fece, insomma, da apice della triangolazione. Cosi fino all'84. quando il Commercio estero sospese le autorizzazioni. La guerra tra Iran e Iraq era cominciata nell'80. e almeno per alcuni anni, pare di capire, fu un buon affare per alcune industrie. Qualcuno non trova ragioni di scandalo. Il più serafico è l'ex ministro Mario Pedini, interrogato a lungo, dopo una notte in cella, da uno dei giudici che indagano sulle mine italiane forse finite in Iran: 'Secondo me — ha detto — l'Italia svolge un 'azione benefica esportando armi soprattutto nei Paesi del terzo mondo, in favore dell'indipendenza degli acquirenti*. Guido Rampoldi