Md-80, un affare per l'Alitalia
Md-80, un affare per l'Alitalia Md-80, un affare per l'Alitalia La compagnia ne acquistò trenta nell'82 per «soli» 1600 miliardi grazie alle difficoltà in cui si trovava l'azienda, complice una serie di incidenti ai DC-10 - Altri dieci prenotati Un miliardo di dollari tondo tondo, allora corrispondenti a circa 1600 miliardi: con questo maxiassegno l'Alitalia si assicurò, nel novembre dell'82, trenta Md-80 prodotti dalla McDonnellDouglas. Il primo aereo con i colori della nostra compagnia di bandiera parti per l'Italia dallo stabilimento di Long Beach negli ultimi giorni dell'83 e nella primavera successiva entrava in servizio. La decisione di comprare il bireattore americano non è mai stata rimpianta. L'Md80 si è rivelato efficiente, parco nei consumi, silenzioso e poco inquinante, di facile manutenzione. I piloti lo hanno apprezzato' subito e la stessa cosa hanno fatto i viaggiatori che ogni giorno possono agevolmente fare il confronto con i Dc-9 (dai quali deriva) ancora in senizio e constatare che lo spazio interno è aumentato (sono stati assottigliati i rivestimenti), che c'è più posto per i bagagli, che specie nel¬ la parte anteriore è eccezionalmente silenzioso. Sulla base di questa esperienza alla fine dello scorso anno è stato firmato un ordine per altri 10 velivoli dello stesso tipo. Quella degli Md-80 fu una scelta tecnica a lungo ponderata. La nostra compagnia di bandiera aveva alcune possibilità di scelta: poteva optare per il nuovissimo Boeing 757 (come ha fatto, ad esempio, la British Airways) che però appariva troppo grande per i collegamenti interni (fino a 224 passeggeri); poteva aspettare l'Airbus 320 di tecnologia avveniristica (è il primo aereo passeggeri guidato dal computer), come ha fatto per esempio la Lufthansa, ma avrebbe dovuto aspettarlo almeno sei anni. Oppure c'era questo «figlio» cresciuto del Dc-9 (la fusoliera era stata allungata fino a contenere 172 passeggeri) che già era in servizio presso compagnie di alto standard, come la Swissair, e che ap¬ pariva particolarmente adatto alle esigenze italiane. La scelta cadde dunque sull'aereo della McDonnellDouglas alla cui costruzione, tra l'altro, collaborava l'Aeritalia. azienda Iri come l'Alitalia. costruendo a Pomigliano d'Arco l'intera fusoliera eccetto il muso e la coda. L'ordine italiano fu il più grosso che l'azienda californiana avesse fino ad allora ricevuto e ciò permise alla nostra compagnia di spuntare un prezzo senza dubbio conveniente. I 1000 miliardi, infatti, comprendevano anche ricambi, assistenza, formazione dei primi piloti in America, ecc.); ogni aereo sarebbe venuto a costare circa 32 miliardi (contro i 55 miliardi del B-757). Che la McDonnell-Douglas avesse in quel momento alcune difficoltà e che quindi fosse disposta a discutere sul prezzo, come è stato detto in questi giorni, è vero; erano cessati gli ordini per il trireattore Dc-10, anche in seguito ad una serie preoc¬ cupante di incidenti (l'ultimo, gravissimo, quello di un aereo dì Air Florida) mentre le vendite dell'Md-80 non erano, in quei mesi, esaltanti. L'ordine arrivato da Roma (che fu subito finanziato dalla Export-Import Bank americana) assicurava alla società lavoro per molti mesi e il vantaggio di poter rinverdire la propria immagine inserendo tra i clienti una compagnia di grido. Per l'Alitalia, quindi, l'Md80 si è rivelato a conti fatti una azzeccata scelta tecnica e un buon affare. Il contratto, tra l'altro, confermava una lunga tradizione: la nostra compagnia ha infatti avuto nella sua flotta tutti gli aerei passeggeri costruiti dalla McDonnell-Douglas a partire dal Dc-2 (con la sola eccezione del poco diffuso Dc-5). Anche il prossimo modello di Long Beach vestirà il tricolore: l'Alitalia ha infatti già acquistato il trireattore Md-11 che entrerà in servizio nel '92. v. rav.
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