Tace il puro poeta del Brasile

Tace il puro poeta del Brasile MORTO CARLOS DRUMMOND DE ANDRADE: TRE GIORNI DI LUTTO A RIO Tace il puro poeta del Brasile RIO DE JANEIRO — L' amministrazione dello Stato di Rio de Janeiro ha decretato tre giorni di lutto ufficiale per la morte — avvenuta l'altra notte per insufficienza respiratoria seguita a un infarto — del poeta Carlos Drummond de Andrade, 84 anni, considerato il maggiore poeta brasiliano e uno dei maggiori della lingua portoghese. Dopo la scomparsa della figlia, la giornalista Maria Julieta de Andrade, avvenuta il S agosto scorso, il poeta aveva dichiarato che per lui «Za vita non aveva più senso», rifiutandosi addirittura di prendere le medicine che gli erano state prescritte sabato scorso, quando ha cominciato a sentirsi male. Intellettuali, artisti, politici e personalità del mondo della cultura, sono sfilati fin dall'alba di ieri davanti alla salma, prima dell'inumazione avvenuta senza cerimonie religiose né discorsi, secondo la volontà del defunto. (Ansa) Questo scorcio di stagione ha visto la scomparsa di grandi poeti, protagonisti di generazioni che hanno segnato la vita culturale della prima parte del nostro secolo. Dopo la morte di Gerardo Diego, uno dei fondatori e massimo antologista della generazione spagnola del 1927, ecco quella di Carlos Drummond de Andrade, uno dei maggiori poeti brasiliani, rappresentante del movimento modernista. Per lo spirito creativo, per una straordinaria individualità, arricchita da eccezionale inventiva verbale, il nome di Drummond de Andrade è stato spesso associato a quello di un altro poeta brasiliano, Murilo Mendes, che trascorse moltissimi anni a Roma, dove mori nel 1975, nonché all'altro di Joào Cabrai de Melo Neto, più giovane di ambedue e modernista. Nato nello Stato di Minas Gerais, come Murilo Mendes, di cui era quasi coetaneo, Drummond de Andrade, a differenza di Murilo, ebbe una vita molto semplice: l'infanzia in una fazendu, la vita in un collegio da cui fu espulso per insubordinazione mentale, gli studi di farmacia, l'apprendistato di giornalismo a Rio de Janeiro, poi un posto ministeriale che tenne fino alla pensione. Ma, in contrasto con questo apparente grigiore, c'é la coerente e sotterranea vita intellettuale e poetica che ha inizio quando a Belo Horizonte, nel 1925, Drummond fonda la rivista intitolata, appunto, A Revista, direttamente collegata con lo spirito modernista paulista del 1922. Nel programma creativo sta l'invito a lavorare direttamente sulla realtà, traendo alimento da quell'urgenza primitivistica che ebbe tanta importanza in Brasile. E l'esempio più probante di tale esigenza sta nella Rivista di Antropofagia in cui trovavano collocazione le prime prose di Drummond, già definite esemplari. Una celebre poesia, intitolata Nel mezzo del cammino, attraverso il nonsense, l'allusione all'uomo qualunque, alla realtà quotidiana e l'ossessiva ripetitività dà un'idea della forza pessimistica e, al tempo stesso, umoristica di Drummond: «Nel mezzo del cammino c'era una pietra I c'era una pietra nel mezzo del cammino I c'era una pietra I nel mezzo del cammino c'era una pietra. I Non dimenticherò mai questo avvenimento I nella vita delle mie retine così stanche I non dimenticherò mai che nel mezzo del cammino I c'era una pietra». Semplicità, solitudine, ripudio della teatralità, di tutti gli alibi, compreso quello della morte, vicinanza con gli uomini sconosciuti della grande città («Sono solo nella mia stanza I sono solo nell'A merica») hanno fatto pensare, soprattutto nei racconti, alla prosa di quel grande scrittore brasiliano che fu Machado de Asis, di Drummond, però, tanto più amaro. Se i volumi in prosa. Confessioni da Minas del 1944, Parla, mandorlo del 1957, La borsa e la vita del 1966, hanno coerenza e forza che nascono, nonostante l'estemporaneità, dal discorso stesso, la parte più profonda e incomunicabile di Drummond è affidata alla poesia. Dal libro con il quale esordisce, Alcune poesie del 1930, attraverso // sentimento del mondo del 1940, José del 1942, La rosa del popolo del 1945 che coincide con la militanza di sinistra, il messaggio, fondamentale per tanta altra poesia moderna, verte sulla natura della poesia stessa («Non cantare la tua città... Il canto non è la natura né gli uomini in società... Non oscillare tra lo specchio e la Memoria... Cosa dissipata non è la poesia... Convivi con i tuoi poemi prima di scrìverli I abbi pazienza se sono oscuri»), sull'avvicinamento al sociale, all'uomo qualunque: precisamente al lattaio della poesia intitolata Morte del lattaio che, nella città, all'alba, lascia sulla strada un rivolo formato di materia indefinita tra il latte e il sangue. ' Ed è questo il tema di José, che non sa dove andare, il tema dell'uomo qualunque, a rendere Drummond, al di là della sua militanza poetica e politica, cosi profondamente radicato nella sua terra, permeando con i suoi echi anche gli anni a noi più vicini quando i temi si intellettualizzano e i volumi si susseguono: da Chiaro enigma del 1951 a Lezione di cose del 1962, a Boitempo del 1970. Si è spenta con Drummond de Andrade una voce chiara che fino all'ultimo ha continuato a comunicare alle giovani leve poetiche brasiliane, attraverso quello stile che è stato definito «apparentemente dimesso, una visione assai chiara del suo mondo». Angela Bianchini Carlos Drummond de Andrade

Luoghi citati: Belo Horizonte, Brasile, Revista, Rio, Rio De Janeiro, Roma