Sogni d'oro su cuscini d'erica nelle brughiere dello Jutland di Enrico Benedetto

Sogni d'oro su cuscini d'erica 1 neUe brughiere dello Jutland Sogni d'oro su cuscini d'erica 1 neUe brughiere dello Jutland Mura celtiche e orme di poeti sull'altra riva del Balaton IN Danimarca non ci sono solo Copenaghen o il castello di Amleto o la casa di Andersen. La vera bellezza di questo paese è il paesaggio naturale, disteso fra laghi, mare e foreste. Visitarlo è facile. La Danimarca, infatti, oltre che bella è particolarmente amabile con chi si muove a piedi o in bicicletta; dispone di una fitta rete di piste ciclabili e sentieri pedonali, ben tenuta e ben segnalata. Il paesaggio è piacevolmente ondulato, i rilievi più alti non raggiungono 1 200 metri. Niente di più facile, dunque, che fare lunghe marce con poca fatica. Si può anche fare a meno dell'automobile, usando treno e mezzi pubblici, numerosi ed efficienti. Prima tappa nello Jutland (In danese Jylland) settentrionale, per esempio a Skagen, se ci trovate posto perché il luogo è molto frequentato dai danesi. Altrimenti potete fermarvi, sempre sulla costa orientale, un poco più a sud, nel villaggio giardino di Albaefc; il Tourist Office sistema i visitatori in placevoli case private dove vengono offerte alloggio e colazione. Paese di artisti e di pescatori, oltre che di turisti, Skagen ha un museo piccolo ma interessante e un enorme porto di pesca. Nel museo una raccolta di quadri ottocenteschi e del primo Novecento in cui prevalgono temi piuttosto insoliti per noi: personaggi ed eventi di una piccola comunità nordica, con le feste e le tragedie del loro folclore e del loro lavoro. Nel porto, un'infinità di pescherecci d'ogni età e dimensione, affiancati a moderni impianti di lavorazione, danno un'idea di cosa voglia dire pesca industriale e di quanto il mestiere sia ì cambiato da quando ispirava i pittori. Qualche piacevolezza spicciola legata alla pesca è tuttora disponibile: ordinandoli la sera prima ai pescatori più artigianali, la DANIMARCA mattina si potranno comperare gamberetti da mangiare crudi. D'intorno a Skagen spiagge lunghissime, senza impacci di alcun genere, bagnate a est dal mare del Kattegat piuttosto tranquillo e a ovest dallo Skagerrak, più agitato e truce. Pochi chilometri a nord ecco la Punta di Grenen, dove i danesi vanno in processione a calpestare la striscia di sabbia che presiede all'Incontro tra i due mari e segna la fine settentrionale della Danimarca. Le spiagge sono limitate da alte dune erbose, assai mosse, nel cui anfratti si può godere il sole confortevolmente protetti dal vento. L'entroterra dello Jutland settentrionale è un ondulato intreccio di pascoli, campi, boschi e brughiere. Il suolo è di sabbia e la brughiera, nata su terre bonificate o abbandonate dal Itedeschi lo chiamano Plattensee, Lago Piatto, ma è un complimento. Ogni primavera il Balaton celebra infatti la ricomposizione — turistica — del germanesimo: austriaci (favoriti da vicinanza o nostalgie ungariche), turisti di Bonn (in fondo, somiglia a una Riviera), tedesco-orientali che fanno vacanze quasi mediterranee in deroga alla Cortina. Non mancano italiani, francesi, svizzeri. Li sorregge, forse, qualche remota evocazione scolastica (.72 Balaton, con i suoi 591 kmq, rappresenta la più grande estensione d'acqua dolce nell'Europa centrale*), ma sono i prezzi d'amicizia, insieme con la buona tavola, a deciderli. Si arriva tranquillamente in treno o auto, via Slovenia. Il primo impatto è con il litorale Sud. Molti soggiornano definitivamente qui, a Fonyód o Balatonmartafttrdo . Ma sbagliano. La costa meridionale — quella su cui il governo ungherese ha investito maggiori risorse — sembra una brutta copia dei lidi ferraresi: nessun rilievo, cartelli Zimmer Frei ovunque, villette e pensioncine alla rinfusa tra cui spicca qualche albergone per burocrati dell'Est o turisti occidentali. Ci sono naturalmente eccezioni, spiagge fini, luoghi da visitare (a Siófolii il bel museo sulla navigazione interna) ma cambiando riva tutto migliora. n retroterra, anzitutto. In lontananza, le propaggini della Selva Baconia, vicini campi e vigneti. A mezza strada, la catena di vulcani spenti che imprime ondulazioni irregolari al paesaggio. Tagore e Quasimodo amavano soggiornare su questo versante (Balatonfured) caro a molti intellettuali o artisti dell'Est. servono fagos — pesce grasso ma non indigesto, che vive solo qui — lucci, pesci siluro. Poco lontano, la vallata del Koloska. L'omonima trattoria, ospitata in un monastero, offre carni alla griglia e musica d'arpa. Anche Tihany Rev, lido e stazione del traghetto che l'unisce alla dlrimpettaia Szàntodi, regala qualche bella sorpresa. I finlandesi hanno montato da poco un villaggio con chalet mono o bifamiliari. Costano un 70 mila lire per notte in alta stagione, ma arredamento da grande albergo, quiete e ogni servizio desiderabile giustificano la spesa. Entro agosto gli si affiancherà un hotel. Con piscina. Per windsurf, barca, canoa e sci nautico non esistono infatti problemi, ma tuffarsi in questo lago dai bassi fondali richiede qualche coraggio. L'acqua — «opalescente* secondo una guida locale — appare molto torbida, inquinata da scarichi e microrganismi in eccesso. Quando le piscine stancano meglio ripiegare, allora, sull'interno, per qualche camminata fra i boschi o una visita alle Grotte di Tapolca. Chi è incline al fascino lacustre troverà poi un venti chilometri a Est del Balaton il Velencei-to. Come dice il nome, ricorda Venezia e le sue acque ferme, in mezzo a cui affiorano piccole barene. Molto più a Nord, invece (cento km da Balatonftlred) le zone paludose del Ferto, alias Neusiedier See. Occorre un'autorizzazione per visitarle: ufficialmente serve a proteggere l'ecosistema disciplinando gli accessi ma la frontiera con l'Austria è talmente vicina (incontrollabile, oltre tutto, fra queste acque) che lo zelo dei controllori onora l'ambientalismo ma sa di poliziesco. mare è affascinante per la varietà della vegetazione e per la ricchezza dell'ininterrotta moquette di erica in fiore. Si possono mangiare tanti mirtilli e fare un sonnellino con gli occhi aperti sulle nuvole. Ridiscendendo a sud, sosta a Frederikshavn, sempre sul Kattegat. E' una ridente cittadina con un grande porto moderno, colmo di pescherecci e di traghetti indaffarati; c'è anche un piccolo museo specializzato in ex libris. ai quali dedica ogni anno una mostra internazionale. Appagati gli occhi e lo spirito, si può pensare a una buona refezione al «Fiske Bistrot»; è un simpatico locale di legno sul porto dei pescatori, servono del buon pesce e per quanto sia un locale alla moda non è caro come 1 nostri. Un paio di giorni dopo spostatevi a Silkeborg, nello Jutland centrale. E' una cittadina incastrata in una catena di laghi, uniti dal fiume Gudena, il più lungo della Danimarca. E' circondata da foreste di faggi e conifere e potrete cominciare con lunghe camminate per quei sentieri, poi qualche buona marcia sulla strada alzala che segue il Gudena, tra boschi, pascoli, rose selvatiche e canneti. Ci si riposa con le escursioni in vaporetto, si mangiano fragole selvatiche e lamponi, si ascoltano 1 segnali degli uccelli acquatici. Se vi capita, fermatevi in un kro: sono vecchie locande bianche, con il tetto di paglia, molto suggestive e buone almeno per uno spuntino e una birra. In particolare vi suggeriamo di arrivare, sempre lungo il Gudena, al kro di Svostrup, un vasto edificio rettangolare sul fiume, con una grande corte di rigogliosi Ippocastani, costruito nel 1834. Renio Butani Questa zona ricorda, dicono alcuni, la Crimea, il lago un mare improprio. E anche senza volare di fantasia bisogna ammettere che l'intera regione, protetta da rilievi, gode di un'eccellente stabilità climatica: molte giornate serene, inverno mite La perla è Tihany, una penisola che restringe il lago a poche centinaia di metri. Il villaggio, mille abitanti, vanta mura celtiche e fortificazioni romane. Nel¬ l'abbazia, inoltre, fu trovato il più vecchio documento in lingua magiara, 1055 dell'era volgare. Le abitazioni sono di tufo: hanno rilevato le «case fumanti», senza camino ma con grandi buchi nel muro. Ci sono due musei locali, ville gradevoli, un turismo elitario. Nessun albergo, ma camere a nolo per qualche fiorino: con 10-15 mila lire si pernotta già bene, n promontorio offre poi un laghetto interno, il Betóo e due zone acquitrinose ricche di fauna. Intorno, campi di lavanda. Nelle ciarde, o trattorie. Enrico Benedetto

Persone citate: Andersen, Fiske, Lago, Quasimodo, Tagore, Zimmer Frei