Le macchine dada sono le star dell'estate in Laguna

1 Le macchine dada sono le star dell'estate in Laguna 1 Le macchine dada sono le star dell'estate in Laguna TUTTI questi suoni come di batteria impazzita, piatti, spazzole, frusci!, stridii di lamiera, rumori in sordina, da dove vengono? Il Palazzo sarà occupato dagli spiriti? No, fino al 31 ottobre Palazzo Grassi ha aperto le sue porte alla mostra di Jean Tinguely: trecento opere tra sculture e disegni per un arco di tempo che spazia dal 1954, anno della prima personale a Parigi dell'artista svizzero (Tinguely è nato a Friburgo nel 1925), ad oggi. I momenti della sua produzione ci sono tutti, dal Métamécaniques, sculture meccaniche mobili, e perciò in via di trasformazione, in cui la fantasia giovanile rivive le letture avventurose e le perlustrazioni nel boschi intorno a Basilea, alle •macchine autodistruttrici», alle •macchine per disegnare», ai numerosi omaggi a Marcel Duchamp, alle macchine pirotecniche degli studi per la Fine del Mondo, alle sculture della serie «baluba», dove il ferro si combina con i motori elettrici, con le molle e le piume (si pensa ai «combine» di Rauschenberg), alle Fontane, ai Cani (Pascali questa volta fa da referente), ai disegni per le imprese sempre più monumentali, come la macchina teatrale per l'Elogio della follia e i progetti per la costruzione di Hon, la casa a forma di corpo femminile, realizzata con Niki de Salnt-PhaUe. fino alle costruzioni più recenti, i rilievi musicali delle Méta-Harmonìes e la loro versione mobile, Klamauk, gigantesca ed irrisoria macchina da corsa, I nomi sono suggestivi, i riferimenti sono tanti, le macchine dipanate, dall'al¬ to al basso e dal basso all'alto, per tutte le sale sembrano abitare ed animare 11 contenitore prestigioso. Il confronto è a tutta prima strìdente. La sede è impeccabile nella sua recente ed ormai ben collaudata sistemazione di Gae Aulenti, che, sotto la guida del direttore artistico Pontus Hulten, ha reso possibile il successo delle due mostre precedenti, quelle dedicate al Futurismo e ad Arcimboldo. Le macchine di Tinguely, Invece, sono l'immagine del degrado, sono assemblaggi fatti con 1 residui dei rifiuti che la civiltà industriale produce. I loro pezzi presi singolarmente ricordano ingranaggi corrotti di impossibili orologi, cerchioni di macchine antidiluviane, ferraglia da cimitero delle automobili, animata da un ultimo lnspiegabile fremito. Dietro a queste conglome¬ razioni sta la poetica del rifiuto, dell'oggetto da «poubelle» (pattumiera), ma già appartenutoci, recuperato, o creato, dall'artista a imitazione di quello e riproposto con in ironia. Queste cose si facevano negli anni tra il '60 e il '70, MOSTRE in Europa come in America, sotto l'etichetta di pop e new-dada. Spesso sfociavano in «happenlngs», Tinguely ha preso parte a molti di essi, quasi a sottolineare il senso di estemporaneità, di caducità e anche di divenire. Dada era la loro matrice, con le «macchine celibi» e 1 «déjà-vu. di Duchamp e di Plcabla. Una constatazione e un pro¬ gramma di azzeramento dell'arte, cui hanno preso parte Klein e Manzoni e hanno aderito in Francia, sotto l'etichetta di «Nuoveaux Réalistcs», un gruppo di artisti raccolti intorno al critico Pierre Restany. In Tinguely via via l'atteggiamento critico e ironico si è smussato, le sue composizioni hanno preso negli anni un respiro sempre più distaccato, talvolta dolente, più spesso giocoso. I meccanismi cinetici, i montaggi di Tanguy, la dimensione-tempo dell' «Actlon Paintlng», sono state citazioni precise, ma appartengono al passato. Percorrendo la mostra ci accorgiamo che il presente è vissuto con un'adesione nuova, quasi in diretta con gii accadimenti. Le sculture della serie Uengele, con cui la rassegna si chiude, sono una promessa di continuità, un simbolo di quella «magia più forte della morte», che si ritrova nel titolo del bel catalogo-libro di Pon is Hulten. «Mengele» è il marchio di fabbrica di una macchina agricola costrutta ad Augsburg, città natale di Mengele. Un pezzo di una di queste macchine, ricuperato dalle devastazioni provocate da un fulmine, entra a far parte del lavoro di Tinguely. subito dopo che l'artista ha avuto egli stesso un incontro ravvicinato con la morte nell'inverno 1988. •Mengele» è il suo modo di esorcizzare la morte, quella individuale e quella collettiva, chimica ed atomica, spauracchio del nostri giorni, Sandra Reberachak La mostra è aperta tutti i giorni dalle 10 alle 19. Il biglietto costa 6000 lire.

Luoghi citati: America, Arcimboldo, Augsburg, Basilea, Europa, Francia, Hon, Parigi