Ma il ct gli vieti la staffetta

Ma il et gli vieti la staffetta Ma il et gli vieti la staffetta Il suo inserimen di GIORGIO BARBERIS Adesso che il dado è tratto, che Mennea ha ufficializzato il suo ritorno alle gare per stasera a Grosseto, non resta che attendere il responso della pista. Una cosa è certa: l'Italia atletica può vivere anche senza di lui e diciamo questo convinti che dovrà tenerne conto anche il et. azzurro Enzo Rossi, le cui ultime dichiarazioni possibilistiche rischiano di creare frattura nell'ambiente dei velocisti, specie in considerazione d'una staffetta la cui costruzione per il tecnico Donati è laboriosa e difficile. Chi quattro anni fa era ad Helsinki ricorderà gli scontri, non solo verbali, tra alcuni dei nostri sprinter: a questo punto non discutiamo certo, se Mennea, tra oggi e 11 16, correrà in un tempo inferiore ai richiesti 20"70, che il barlettano venga iscritto ai 200 individuali dei mondiali. Per il suo utilizzo in staffetta, invece, preferiremmo che, fin da ora, si rinunciasse: non sarà un sesto anziché un ottavo posto (sempre che si arrivi alla finale) della 4x100 a dar lustro alla partecipazione ita¬ to nella 4x100 potre liana ai mondiali. Piuttosto l'atletica continuerà anche dopo Roma ed è, dunque, bene guardare innanzi, non certo far conto sui ritorni in fiamma d'un trentacinquenne che ha tutto 11 diritto di sognare la quinta Olimpiade, ma non di interferire in programmi che devono guardare avanti. Alla fine degli Anni 70 la superficialità di taluni rendeva ricorrente la domanda: -Che cosa succederà dell'atletica italiana quando non ci saranno più Mennea e la Simeoni?*. Ebbene già nel 1980, Olimpiade di Mosca, accanto ai due «mostri sacri» cui va, sia ben chiaro, tutta la nostra riconoscenza di sportivi, ecco un ragazzo di Scarnafìgi, provincia di Cuneo, salire anche lui sul gradino più alto del podio. E dopo quel ragazzo, Maurizio Damilano, sono venuti Alberto Cova, Alessandro Andrei, Gabriella Dorio, Stefano Mei, Gelindo Bordin, le cui medaglie d'oro luccicano splendenti nei nostri occhi. E' il segno evidente che l'atletica, come non era finita dopo 1 Consolini, i Berruti, o i Morale, continuerà ancora, offrendo nuovi interpreti in grado di rinnovare i momenti più lieti. bbe creare fratture insanabili nell'ambien Ai mondiali d'altronde, oltre che sui mezzofondisti oggi come oggi (cioè a 19 giorni dall'inizio della rassegna) contiamo per una medaglia molto sui maratoneti (mancherà Poli, ma Plzzolato, Bordin e Bettiol formano un terzetto di grosso affidamento), sui marciatori (con Damilano e Ducceschi ideali leader per la 20 e 50 chilometri), su Andrei e, per un piazzamento dignitoso, su Pavoni duecentista (in crescita, come testimonia il 10"27 di sabato a Rovereto), su Evangelisti (peccato che abbia problemi alla schiena, altrimenti sarebbe anche lui da medaglia), sulla Curatolo (piccola quanto generosissima interprete dei 10.000), sulla Salce (la nostra marciatrice di spicco) e, ancora, sulla 4x400 maschile. Il tutto senza escludere magari qualche lieta sorpresa e senza dimenticare che parliamo del presente, ma che pure il futuro con i titoli europei conquistati a Birmingham da Di Napoli (1500) e da De Benedictis (marcia) offre già qualche riferimento preciso. Per questo, pur apprezzando le imprese del passato, preferiamo guardare avanti e non cullarci in pericolose nostalgie. Sognare un'Italia in grado di mettere in campo lo squadrone che primeggia in ogni specialità è utopia, illogicità, mancanza di senso della misura. A rotazione avremo specialità che eccellono, altre che vivono momenti difficili: è nella logica mondiale, visto che non solo c'è una Germania Ovest attualmente in gravissima crisi di ricambi, ma addirittura il colosso sovietico da vent'anni non riesce a esprimere un mezzofondista degno di questo nome, nonostante il potenziale umano che vanta. Pensare un paio d'anni fa ad Alberto Cova assente ai mondiali di Roma avrebbe probabilmente spinto il presidente Nebiolo a strapparsi i non molti capelli che gli rimangono. E, invece, oggi guardiamo sorridenti all'astro nascente di Panetta, a quello di Lambruschini, attendiamo la definitiva consacrazione di Antibo e il recupero pieno di Stefano Mei, nel frattempo diventato campione europeo dei 10.000. Insomma, l'assenza di Cova rincresce sul piano umano, tanto più trattandosi d'un campione «simpatico», ma non è certo da drammatizzare. Mondiali a Moulins da PENTATHLON te dei velocisti l 12 al 16 agosto