Tanti «no» per un Reagan screditato di Paolo Patrono

L'ombra delFIrangate ha pesato sul rifiuto opposto dagli europei L'ombra delFIrangate ha pesato sul rifiuto opposto dagli europei Tanti «no» per un Reagan screditato Londra e Parigi sono impegnate nella partita con gli ayatollah per salvare gli ostaggi Motivi economici dietro la cautela di Germania e Giappone - L'equidistanza dell'Italia alla Casa Bianca e al Pentagono. Poi. scendendo sul piano delle motivazioni nazionali, si può rilevare come Londra e Parigi, che pur mantengono una più o meno discreta presenza navale nelle acque attorno al Golfo, siano impegnate in una difficile, precaria partita con il regime dell'ayatollah per salvare gli ostaggi caduti nelle mani di gruppi integralisti in Libano. E in più la Francia ha il grave problema di tutelare i diplomatici e le loro famiglie asserragliati nell'ambasciata di Teheran. La prudenza attuale di Londra e Parigi si spiega quindi con la delicatezza di trattative sotterranee. Ma essendo già in prima linea, da Francia e Inghilterra potrebbe venire anche un rapido e drastico mutamento di rotta, qualora le circostanze lo richiedessero. Diverso, invece, il caso degli altri tradizionali alleati Usa. La Germania e il Giappone sono oggi sorprendentemente cauti verso Teheran soprattutto per motivi economici e commerciali, e per timore di subire contraccolpi terroristici da un deciso supporto a Reagan. Ma queste defezioni sono anche più inquietanti per le ripercussioni che le fratture di oggi potrebbero avere domani nella ragnatela di rapporti fra questi tre «poli» dello sviluppo del mondo industrializzato non comunista. Ancora diverse, infine, le ragioni dell'atteggiamento italiano. Le linee direttrici della diplomazia andreottiana privilegiano nel loro «realismo» il dialogo con tutti, la ricerca spesso di una mediazione, di una equidistanza con tutti e verso tutti che a volte, in crisi regionali anche gravi, rischia di offuscare i tradizionali vincoli di solidarietà fra alleati: cosi era stato ieri per la Libia di Gheddafi. cosi oggi appare con l'Iran di Khomeini. Fra tutti i Paesi europei, oggi è comunque l'Italia quella che intrattiene le migliori relazioni con Teheran. La nostra -equidistanza» fra Baghdad e Teheran, la ricerca di una soluzione diplomatica a questa guerra sanguinosa sotta l'egida dell'Onu sono le condizioni che potrebbero consentire oggi alla nostra diplomazia un tentativo di raccordo fra tutti i Paesi europei. Ed è su questa linea, nella ricerca di una missione a largo raggio, che la Farnesina si muoverà in queste settimane, secondo quanto è trapelato sabato sera a margine della risposta italiana agli Stati Uniti. Ma il tempo stringe, l'incendio islamico dal Golfo ha contagiato ormai la Mecca e il Kuwait, il pericolo di una globalizzazione del conflitto si sta concretizzando. Tra poche settimane, se la risoluzione dell'Onu non farà progressi, i membri del Consiglio di Sicurezza dovranno nuovamente riunirsi per decidere le sanzioni contro il Paese che non accetta i termini della tregua. L'Iraq, in difficoltà sul terreno, pare più disponibile di Teheran sospinta dalle sue ventate di fanatismo. E alla fine dell'estate. l'Italia e gli altri Paesi europei potrebbero non trovarsi più nelle condizioni di eludere l'appello americano come hanno fatto adesso. negato sabato sera i suoi modernissimi cacciamine «Lerici». Il rifiuto del governo Golia è stato forse il più «morbido» almeno verbalmente, perché ha lasciato socchiusa la porta su un eventuale mutamento di decisione qualora si determinino nuove circostanze politiche e militari nel Golfo. E soprattutto ha fatto trasparire che per quanto il governo abbia parlato con una sola voce, dietro la facciata si intravedono parecchie crepe. Andreotti, con tutta la de che fa quadrato, è fermo nel respingere l'ipotesi di un coinvolgimento operativo dell'Italia nel Golfo e si trincera dietro l'azione diplomatica dell'Onu. Ma gli altri alleati di governo (repubblicani, liberali e anche socialisti) con varie sfumature hanno fatto affiorare la volontà di far assumere al governo una posizione meno rigida, più solidale con gli Usa in quanto agiscono in difesa del principio di libera navigazione che tocca da vicino anche gli interessi vitali dell'Italia in quella regione. Al di là di tante spiegazioni e distinguo, oggi impressiona la grande solitudine degli Usa nel Golfo. Perché Reagan e i suoi hanno sbattuto la faccia su tanti «no» degli Alleati? Una risposta è forzatamente articolata, perché ogni Paese ha norme di comportamento dettate da interessi particolari. Genericamente si può affermare che gli alleati hanno perso gran parte della loro fiducia nella presidenza Reagan ferita a morte nella sua credibilità dall'Irangate, e temono siano ormai calcoli pre-elettorali a dettare le norme di comportamento ROMA — I Paesi europei hanno finito per dire agli americani •arrangiatevi da soli; come ha titolato The Independent, rifiutando l'invio dei loro dragamine nelle insidiose acque del Golfo Persico, dove transitano le petroliere che alimentano l'Occidente e il Giappone più degU stessi Stati Uniti. Il timore di entrare in rotta di collisione con Khomeini è stato più forte dei richiami alla solidarietà e ha consigliato agli alleati degli Usa di defilarsi. Prima Bonn ha argomentato il suo «no- con il divieto costituzionale a muovere al di là dell'Atlantico le sue 57 dragamine; poi l'Olan¬ da ha spiegato che avrebbe fatto partire i suoi 20 cacciamine solo sotto la bandiera dell'Onu; quindi la Francia ha proclamato che la sua flotta era salpata da Tolone per mostrare i muscoli e la bandiera al di fuori dello stretto di Hormuz. Infine, anche la Thatcher per una volta ha dimenticato le «relazioni speciali, che tradizionalmente s'intrecciano fra Londra e Washington e ha rifiutato di offrire a Reagan quel supporto nel Golfo che non gli aveva rifiutato nell'86, ai tempi della controversa missione aerea di bombardamento sulla Libia. E per ultima, anche l'Italia ha loro che soffrono ed a chiedere a Dio onnipotente, santo e misericordioso, di ispirare a tutti sentimenti di comprensione e pensieri di fraternità e di riconciliazione-. L'Egitto: conferenza islamica IL CAIRO — L'Egitto ha proposto ieri la convocazione di un vertice straordinario dell'organizzazione della Conferenza islamica in seguito agli avvenimenti della Mecca. Nel comunicato della presidenza, diffuso dall'agenzia ufficiale Mena, si precisa che i gravi incidenti costituiscono una minaccia diretta al luoghi sacri dell'Islam e alla sicurezza dei pellegrini. La riunione — conclude il comunicato — potrà studiare i modi per «limitare le ripercussioni di questi incresciosi incidenti- che venerdì hanno provocato centinaia di morti. Iran, domani manovre nel Golfo NICOSIA — L'Iran ha annunciato che a partire da domani le sue forze navali inizieranno tre giorni di manovre nelle acque del Golfo, dello stretto di Hormuz e del mare di Oman. Le manovre denominate «martirio» — riferisce l'agenzia Ima — avranno il sostegno delle forze di terra e dell'aviazione. Il comandante delle Guardie rivoluzionarie. Navali Alireza Alale, venerdì scorso aveva lanciato un duro avvertimento agli Stati Uniti e al Kuwait affermando che, se riceveranno l'ordine, i suoi uomini noi: esiteranno a «distruggere tutte le navi dirette verso il Kuwait e porranno il blocco navale al Paese-. Paolo Patrono I profughi iraniani avvertono