Inchiesta sulle mine italiane di Cesare Martinetti
Inchiesta sulle mine italiane La Farnesina accerterà se sono state vendute a Iran e Iraq Inchiesta sulle mine italiane Anche la Procura di Roma ha aperto un'indagine - Sul caso il pei sollecita un dibattito in Parlamento -1 socialdemocratici chiedono di anticipare la riunione del Consiglio dei ministri sull'invio dei dragamine ROMA — Il ministero degli Esteri ha deciso di aprire un'inchiesta per accertare se aziende italiane hanno venduto mine a Iran e Iraq che, tra l'altro, sarebbero state utilizzate nelle acque del Golfo. L'indagine, spiega un comunicato della Farnesina, dovrà accertare «lo fondatezza delle notizie di ingenti forniture da parte della ditta Valsella e dell'asserita autorizzazione che avrebbero ricevuto da competenti organi di governo-. L'annuncio è stato preceduto da una vivace polemica tra i partiti sul «caso mine«: un'Interrogazione comunista che riporterà in Parlamento i misteri italiani sul traffico di armi, una denuncia dei radicali alla procura di Roma che inevitabilmente affiderà alla valutazione dei giudici un'indagine preliminare sul sospetto di commerci Illegali, un'altra accelerata di tensione dentro la maggioranza portata dai socialdemocratici ai quali appare troppo lontana la prossima riunione del Consiglio dei ministri fissata per il 27 agosto, giorno in cui il governo dovrebbe decidere se proporre o no alle Camere l'invio di cacciamine Italiani. Mentre cresce l'ipotesi che ci siano anche mine italiane nelle acque del Golfo, la crisi si allarga anche al nostre Paese a otto mesi soltanto da quel riflesso italiano dell'Irangate passato attraverso il porto toscano di Talamone da dove molti carichi di armi hanno imboccato negli anni scorsi la calda via di Iran e Iraq per alimentare quel conflitto che ora è diventato una crisi mondiale. La Farnesina giovedì sera, con un breve comunicato, aveva smentito che tra l'81 e l'84 siano state concesse alla Valsella di Brescia autoriz¬ zazioni per la vendita di mine all'Iran. Ma è possibile che le mine dell'azienda siano invece state vendute all'Iraq e siano ora comunque utilizzate nel conflitto. Sul piano politico due sono i temi in discussione: partecipare o no alla «bonifica» del Golfo Persico insieme con francesi e inglesi, verifica sull'andamento delle forniture di armi (mine comprese) ai due Paesi* Sulla prima questione, all'interno della maggioranza che regge il governo Goria. i più Inquieti appaiono i socialdemocratici che, dopo la protesta di due giorni fa per Z'«inriects!oniCTno« del governo sulla bonifica del Golfo, ieri sono tornati all'attacco. •Il 27 agosto è una data lontana, che rischia di apparire remotissima — ha dichiarato Ruggero Puletti, responsabile dell'ufficio internazionale del psdi — in rapporto agli avvenimenti quotidiani, tutti drammatici, che si verificano in quella zona-. I socialdemocratici propongono che in quella riunione del Consiglio dei ministri si discuta anche delle • mine subacquee fornite, secondo quanto ha rilevato la stampa francese, dalla società italiana "Valsella Mec- canotecnica" di Brescia-, Per Puletti è «assurdo che nel momento in cui ci si preoccupa di attestarsi su un neutralismo sospetto, ci si abbandoni a un irresponsabile commercio di armi avente come unica giustificazione il profitto-. L'eventualità che vi siano mine italiane nel Golfo è il tema dell'interrogazione presentata ieri al presidente del Consiglio da Giorgio Napolitano, «ministro degli Esteri, del partito comunista. «Se è vero, chi ha concesso le autorizzazioni alla vendita? Perché non si è bloccata la spedizione che aveva come destinatari due Paesi in guerra nei confronti dei quali il governo italiano aveva fornito assicurazione di cessare la vendita delle armi?-. Infine i comunisti (che ospitano oggi snU'Unità un duro commento di padre Ernesto Balducci contro il commercio delle armi) propongono a Goria di avanzare in sede europea e delle Nazioni Unite la proposta di • immediata cessazione, da parte di chiunque, di forniture belliche a Iran e Iraq-, Cesare Martinetti
Persone citate: Ernesto Balducci, Giorgio Napolitano, Goria, Puletti, Ruggero Puletti
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