«Amica degli animali, ma con terrore»

«Amka degli animali, ma eon terrore» Che cosa prova una zooioga quando un elefante bussa alla porta della sua capanna «Amka degli animali, ma eon terrore» La stoffa dell'eroina non ce l'ho, rimugino fra me e me, mentre me ne sto rannicchiata in un letto sotto una fitta zanzariera nello Kazungula safari dell'isola di Fotherghill. in Africa (Zimbabwe, ex Rhodesia). Nel letto accanto al mio un'amica. Alle 11 di sera la direzione toglie la luce elettrica e rimane solo una candela sorretta da una vertebra di elefante. Dormo saporitamente quando sento la voce della mia amica, che mi bisbiglia: «C'è un animale qui fuori-. Bisogna dire a questo punto che le capanne sono a un tiro di schioppo dal «bush>, la tipica foresta africana popolata da branchi di bufali, elefanti, impala, zebre, sciacalli, leoni e per giunta hanno un grosso tetto di paglia ad ombrello, un muretto grezzo che ti arriva all'ombelico, ma fra tetto spiovente e muretto rimane una larga apertura che gira quasi tutt'attorno. Un comodo accesso. Penso agli animali come a vecchi amici che sono venuta a conoscere di persona e di cui non ho nessun timore. Lo credevo, in buona fede, ma non è stato cosi. Quando nel bel mezzo della notte ti svegli di soprassalto perché qualcuno ti sussurra: •C'è qui fuori un animale-, allora tutta la prospettiva cambia di colpo. n cuore meomincia a battermi forte e domando sottovoce alla mia compagna: • Come tene sei accorta?-. E lei: 'Ho sentito i suoi passi sul terreno-. La tensione aumenta Poi, ad un tratto, una voce terrificante (un ruggito?) molto, molto vicina. Trattengo il respiro. Sono terrorizzata. La mia mente galoppa: «Sara un leone? Certo un carnivoro affamato. Avrà sentito l'odore di prede inermi. Con un balzo può entrare qua dentro e farci fuori-. Vedevo già i titoli dei giornali: •Zooioga italiana sbranata da un leone in Africa-. Inutile nasconderlo: avevo paura, una di quelle paure terribili che ti crescono dentro come un senso di angoscia. Per un attimo penso di accendere la canr1 eia e la mia mano brancola nel buio alla ricerca dei fiammiferi. Poi rifletto e decido che è meglio rimanere allo scuro. Si sente fuori, a pochi passi da noi, un gran tramestio di foglie e rumore di rami spezzati. Passano minuti interminabili. Poi più nulla Il nostro sgomento poco a poco si plai-a. Se n'è andato grazie a Dia Accendo la candela — ho trovato finalmente 1 fiammiferi — e guardo l'orologio. Sono le quattro e mezzo. La mia amica riprende sonno, beata lei. Io rimango con gli occhi aperti a meditare. Ho una curiosità matta di sapere chi sia stato il nostro visitatore notturna ma devo aspettare che si faccia giorno. Davanti alla capanna c'è un praticello circondato da uno steccato. Ricordo perfettamente che c'era un grosso albero, un fico selvatico, alto forse cinque-sei metri. L'albero non c'è più, o, per meglio dire, è ridotto a uno spezzone di tronco con qualche foglia superstite. Il giallo si svela. Era un grosso elefante — e ce lo conferma più tardi il direttore del safari — che è venuto qui stanotte a farsi uno spuntino. Ero cosi impaurita che ho scambiato il suo barrito per un ruggito. Paura irrazionale la mia? Non tanto. Se avessi acceso la candela come avrei voluto fare d'impulso, probabilmente la vista della luce l'avrebbe spaventato e sarebbe stata una paura irrazionale anche la sua Con l'aggravante che un elefante spaventato può caricare e se carica diventa uno spaventoso bulldozer capace di demolire una capanna Adesso però, a ripensarci a mente fredda mi rendo conto che è assurdo pigliarsela con gli elefanti. Dopo tutto, in quell'Isola deserta, loro sono i padroni di casa. Noi siamo soltanto intrusi, sia pure animati dalle migliori intenzioni. Cari elefanti, continuerò a volervi bene. I. Lattea Coifmann

Persone citate: Coifmann

Luoghi citati: Africa, Rhodesia