Così Tanner accende la sua donna erotica

Così Tanner accende la sua donna erotica A Locamo «Une flamine dans mon coeur» Così Tanner accende la sua donna erotica Olguìn regista traviato da Corto Maltese - Forfait di Godard LOCARNO — Un film erotico, un film su una donna estrema, al festival: vi immaginate se Une fiamme dans mon coeur. Una fiamma nel mio cuore, di Alain Tanner fosse stato girato nei tardi Anni 50, come suggerisce il suo aggressivo bianco e nero? All'epoca, che so, di Les amante? Ci sarebbe stato un superscandalo al festival di Venezia, reazioni indignate, denunce. Eppure è il film che i registi di allora avrebbero voluto girare. E vi immaginate che cosa farebbe di Une fiamme dans mon coeur un regista a luci rosse? La fiamma nel ventre. Confessioni viziose di un'attrice e simili. Invece Tanner, regista svizzero di fama (Jonas, Les années lumière, Dans la ville bianche), in attesa di presentare a Venezia La vallèe fantóme. ha fatto un film quasi privato di rara intensità (a Locamo è fuori concorso). : Una donna, il suo corpo, un amante troppo possessivo lasciato, un uomo debole dragato in metrò, l'amore fisico vissuto con totalità e quasi ebetudine, una dedizione che spaventa gli uomini. La protagonista (l'ottima Myriam Mézières) lascia il lavoro d'attrice (Berenice di Piacine) per il suo rovello sensuale che è anche insaziabilità intellettuale. Ma ogni momento di solitudine ;le riesce un affronto, fa perfino l'amore con il pupazzo di peluche in un locale per jguardoni; ma non basta, ■non basta. Allora da Parigi ya, al Cairo e... Per un moinento sembra che la sua inquietudine trovi pace nell'amante raccolto in metrò, un eccellente giornalista, un opinion maker che le spiega: •Sema la stampa non ci sarebbe la democrazia». Lei lo abbraccia con un sospiro: •Dicono tutti cosi». Intanto Godard ha comunicato che il suo Soigne ta droite non ci sarà oggi fuori concorso, la copia non è pronta. Cosi si fa più largo il posto per i concorrenti. La vecchia idea del cinema nel cinema, tanto cara agli esordienti (ma anche ai maestri) dev'essere congeniale all'animo argentino. Era un film doppio, il regista che diventa protagonista, l'opera prima premiata a Venezia La pelicula del Rey di Sorin; sono doppi film le opere prime in concorso a Locamo: A dos aguas di Carlos Olguin, Sinfin di Cristian Pauls. Olguin (attore e soggettista, esperienze con Schrader e De Laurentiis, anche studi a Roma all'Università Pro Deo) è una delle tante vittime di Corto Maltese e dell'obbligo di avere un film di culto. L'eroe autobiografico di A dos aguas ritoma in patria a girare il suo primo film in un momento cruciale (il ritomo alla democrazia dell'Argentina dopo la dittatura militare) munito dei suoi adorati fumetti e di alcune immagini ossessive, le sequenze del Servo di Losey, che sono all'origine della sua voglia di essere regista. Insomma, un fervido immaturo in una stagione politica immatura. L'incontro con la donna che amò in gioventù lo costringe a fare i conti anche con la propria tentazione omosessuale (raffigurata in un bel tenebroso che lo insegue in ogni luogo come nelle tentazioni dei santi). Tutto si sbloccherà nell'abbraccio con la vecchia amica, Servo, sesso politica, fumetti e cinema. Eppure, non si riesce a vedere il debutto di Olguin con aria arcigna, anzi si segue con molta simpatia, perché qualche barocchismo non ostacola la fluidità del linguaggio. Più ambizioso, ma anche criptico e, come si dice, irrisolto, l'altro debutto argentino, Sinfin del trentenne Pauls. Qui 11 cinema sul cinema (una troupe gira Casa Tornado, di Cortazar) è un'unica lunga furia alla moviola, non si può attingere il limite ultimo del filmabile, l'alternativa è solo l'autodistruzione. C'è un portento in Hol volt, hol nem volt, un «racconto di fate» dell'ungherese Gyula Oazdag: l'aquila di pietra, posta come monumento sulla cima di una montagna, si leva in volo per portare in salvo un bambino perseguitato e i suoi amici. Tra ET* Storia infinita e soprattutto Miracolo a Milano: l'omaggio ai candidi poveri di De Sica è anche nella scelta stilistica, il realismo prevale sul magico. Le riserve sono rintuzzate dalle buone intenzioni, perché la favola è un pamphlet contro una legge ungherese, fintamente umanitaria, che impone di indicare per i bambini di ragazze madri un padre purchessia. A far la parte del bambino ingannato un piccolo sosia di Marion Brando, un ragazzino contro la burocrazia con i gesti dell'Actors' Studio. Stefano Reggiani Myriam Mézières in una scena di «Une damme dans mon coeur», ottima protagonista per Tanner

Luoghi citati: Argentina, Cairo, L'aquila, Milano, Parigi, Roma, Venezia