Identikit dell'inventore solitario di Maria Grazia Bruzzone

Identikit dell'inventore solitario Viaggio nella galassia dei brevetti per l'industria e la scienza Identikit dell'inventore solitario Secondo un'indagine del Gir è un uomo sui 46 anni e nella vita ha almeno sette idee originali - Nel mondo la metà dei prototipi appartiene ai giapponesi - In Italia 4000 domande presentate per il 1986, ma non esiste un esame di qualità ROMA — A Milano, dove viene depositato il quaranta per cento dei brevetti italiani, un funzionario giapponese passa tutte 'e mattine alla Camera r" umercio per controllare . domande: all'attenzione nipponica per ogni novità scientifico-industriale non deve sfuggire nulla. Lo racconta Sergio Di Curzio, direttore della filiale romana di una società di consulenza brevettuale che ha sede nel capoluogo lombardo. Delle 420 mila invenzioni originali brevettate nel mondo, quasi la metà vengono dal Giappone (dati del 1982). Secondi sono gli Stati Uniti, terzi i tedeschi. In Italia le domande di brevetto nel 1986 erano intorno alle 4000. Ma in quanti casi si tratta di ritrovati davvero validi? Secondo Di Curzio il 98 per cento delle richieste viene accolto. .Negli Stati Uniti e in Germania l'esame che stabilisce la novità dell'idea è severissimo — spiega —. Il Italia l'esame non esiste. Né potrebbe esistere. La documentazione dei testi brevettuali che dovrebbe permettere il confronto col passato è inutilizzabile'. Impossibile, oggi, sapere quanti fra gli inventori nostrani brevettano trappole mai utilizzate. Una distinzione del genere non la si trova neppure nell'indagine con¬ dotta due anni t'a da Giorgio Sirilli per il Cnr. Dai suoi dati vien fuori però che gli inventori solitari, sono quasi la metà del totale. E dall'identikit emerge il ritratto di un inventore maschio, di 46 anni in media, tenace (ha brevettato nella vita 7 invenzioni),residente nel Nord Italia soprattutto: al Sud viene depositato solo il 2 per cento delle domande. Notizie d'oro Nell'epoca in cui i prodotti incorporano sempre più conoscenze, le informazioni valgono oro; si tratti di arrivare per primi ad ottenere la licenza di sfruttamento di un'invenzione o di varare un programma di ricerca orientata ad un nuovo prototipo. Ad aver imparato in fretta la lezione sono stati i giapponesi, diventati in pochi anni campioni in un tipo di watching che non ha nulla in comune con il monitoraggio degli uccelli in via di estinzione, ma riguarda brevetti e pubblicazioni scientifiche che escono in tutto il mondo. Ma l'ufficio brevettuale nipponico, come quello americano, il francese, il tedesco, è un'agenzia efficientissima che non si limita a esaminare e archiviare, ma fa addirittura opera promozionale, diffondendo notizie sulle invenzioni brevettate. Niente del genere esiste in Italia. Ai tempi dell'industria globale e dell'informazione istantanea i brevetti viaggiano su banche dati dalle ramificazioni planetarie. Ma negli stanzoni spogli del ministero dell'Industria, dove alloggia l'Ufficio centrale brevetti, perfino nell'arredamento poco è cambiato dalla legge istitutiva del 1939. Oggi come allora i «cartoni., come gli impiegati chiamano i fascicoli delle pratiche, vengono allineati in bell'ordine in capaci cassetti e su altissimi scaffali, cosi come arrivano dalle Camere di commercio provinciali. LI giaceranno le domande, scritte fra i margini violacei della carta «uso bo'lo., complete di marche e bollettini di versamento postale delle tasse, in attesa di essere approvate e stampate in enormi, inconsultabili volumi. Unica novità, rispetto agli Anni 40, sono i nastri magnetici con l'Indice elettronico delle richieste. Consola pensare che fino all'agosto del 1984, quando un altro decreto legge segnò l'Inversione di tendenza, le cose stavano molto peggio. Trecentomila domande giacevano inevase. «La confusione era assoluta e per ottenere un brevetto si aspettavano anche otto anni., confessano i funzionari. Da allora, pur con gli stessi scarsissimi mezzi, l'arretrato è stato quasi interamente smaltito. In mancanza di un sistema di documentazione e consultazione efficiente e compatibile tuttavia non solo è impossibile accedere agli archivi stranieri, ma gli stessi brevetti italiani restano un «buco nero.. Racconta Franco Incollingo, consulente di alcune industrie, fra le quali Montedlson e Telettra, iscritto all'albo americano del Patent Attomeys : •L'ufficio Brevetti Europeo ci chiede di mandare alla sede dell'Afa almeno le pratiche così come stanno: a classificarle secondo criteri omogenei penseranno loro.. Italia in ritardo C'è chi pensa perfino che sia troppo tardi per rimediare. .Il brevetto italiano? A questo punto se lo abolissero sarebbe tanto di guadagnato; è il parere dell'avvocato Mario Ferrari, presidente della Farmitalia, esperto legale della complessa materia. 'I brevetti che contano ormai sono depositati all'estero, consultabili via terminale attraverso organizzazioni internazionali'. Un parere estremo, ma sintomatico. Franco Allulli. dirigente all'Enea, dove si occupa di trasferimento di tecnologie, non lo condivide. Per spiegare le conseguenze di questo stato di cose parte da lontano: dalla difesa della proprietà Intellettuale, perno della civiltà industriale; dal primi brevetti Italiani concessi dalla Repubblica di Venezia nel 1494 e da quelli di Galileo e Leonardo da Vinci. •Il riconoscimento giuridico della proprietà dell'invenzione ne permette lo sfruttamento economico proteggendola da falsi e contraffazioni: Ma per Allulli altrettanto importante di quello giuridico è l'aspetto di informazione del brevetto. 'Il testo brevettuale non si limita a dire che un'invenzione è orginale e industrialmente utile: è anche una sua descrizione precisa, ben più chiara di quelle contenute negli articoli scientifici. Molti ricercatori credono che il brevetto protegga la segretezza, mentre è vero il contrario: segreta è da cinquantanni la formula della Coca Cola che non è mai stata brevettata: E' un punto di vista condiviso da Incollingo. 'La documentazione dei brevetti di un Paese è un vero e proprio patrimonio conoscitivo. In Europa il problema di ricostituire gli archivi danneggiati si è posto subito dopo la guerra. L'inerzia legislativa ha fatto sì che l'Italia mancasse in tutti questi anni l'occasione'. Maria Grazia Bruzzone

Persone citate: Allulli, Di Curzio, Franco Allulli, Franco Incollingo, Giorgio Sirilli, Leonardo Da Vinci, Mario Ferrari, Sergio Di Curzio