Tante liti, poi gli spara

Tante liti, poi gli spara Morente un ambulante di ortofrutta dopo una banale discussione Tante liti, poi gli spara Giovanni Bravo, 55 anni, impiegato, da circa un anno era in duro contrasto con il ferito e si era già rivolto all'autorità giudiziaria - Motivo: per portare l'automobile nel garage doveva attraversare la sua proprietà Sembrava una normalissima lite tra vicini: Insulti, spintoni, minacce. L'ha conclusa un colpo di pistola. Un uomo di 34 anni, padre di tre figli, è morente, all'ospedale di Ivrea, n feritore è in carcere, accusato, per ora, di tentato omicidio, E' successo lunedi sera, alle 23, in un cortile di via Ricca a Bollengo. La vittima è Mario Verlezza, ambulante di frutta e verdura; lo sparatore si chiama Giovanni Bravo, 55 anni, impiegato all'Ollvetti, sposato, quattro figli. Ha detto al sostituto procuratore della Repubblica, Manfredi Palombo: .Ero esasperato, non ce la facevo più». Il suo legale, Pietro Cecchin: «C/ti uomo tranquillo, provato da una lite giudiziaria che lo rodeva dentro; non riusciva proprio a darsi pace». Una tragedia preceduta da tante altre discussioni, tutte con lo stesso, banalissimo movente: il diritto di passaggio di Verlezza sulla proprietà di Bravo. Da tempo l'impiegato ne discuteva con Maria Rossetto, proprietaria dello stabile al numero 6 di via Ricca, affittato l'anno scorso all'ambulante. Dalle parole si era passati alla carta bollata. Finora, però, nessuna sentenza definitiva. Per ricoverare l'auto nel garage, Verlezza doveva attraversare la proprietà del vicino, tutt'altro che consenziente. Spesso l'operazionegarage finiva a parole grosse, qualche volta si arrivava alle minacce. Lunedi, alle 22, l'ambulante saluta 1 fratelli, che gestiscono un chiosco di angurie a Ivrea, in via Circonvallazione: -Vado a casa, ci vediamo domani per il merca- to». Racconta Nunzio Verlezza: «Ci aveva detto dei problemi col vicino, ma nessuno avrebbe mai pensato che sarebbe finita cosi. Anche lui non ha mai mostrato di preoccuparsene». Alle 22,50 la sua Alfetta è davanti all'ingresso di via Ricca 4, la strada sbarrata da un tavolo di legno. Non è la prima volta, spesso Bravo cerca di scoraggiare il vicino frapponendo ostacoli d'ogni sorta. Una volta, tentando di passare a dispetto dello sbarramento, l'ambulante gli ha anche danneggiato una ringhiera. Verlezza scende e si prepa¬ ra a rimuovere il tavolo. Bravo, però, sente il rumore e s'affaccia: «Che fai? Ti no detto mille volte che non puoi passare». L'altro: «Lo dici tu, ma non sei ancora riuscito a dimostrarlo. Scendi, se hai il coraggio, e vediamo come va a finire». Bravo perde definitivamente la calma, s'infila in tasca la pistola, una calibro 7,65, e si allontana dalla moglie, Graziella Milesl che lo implora dì non fare pazzie. La lite diventa subito furiosa, in pochi attimi i due passano alle mani, vicini e famigliali escono sul ballatolo e cercano di Indurli a ragionare. All'Improvviso, l'impiegato estrae la pistola e fa fuoco a pochi centimetri dal rivale. Verlezza stramazza, lo sparatore s'ammutolisce. Maria Plssinis, convivente del ferito, telefona all'ospedale; qualcuno avverte la questura. Quando il ferito arriva all'ospedale ha già perso conoscenza: viene subito trasportato in camera operatoria, ma i medici non possono estrarre il proiettile conficcato nell'addome: «£' molto robusto, ma le sue condizioni sono disperate». Quando gli agenti del dott. Calesinl arrivano in via Ric¬ ca, Giovanni Bravo è in casa. Non oppone resistenza, consegna la pistola e si lascia accompagnare nella camera di sicurezza della questura. Ieri mattina, li magistrato ha convalidato l'arresto, sottoponendo 11 feritore a un lungo Interrogatorio: .Almeno adesso è finita, non ce la facevo proprio più. Non ce l'avevo particolarmente con lui, mi dispiace di averlo ferito. E' vero, quando mi ha detto di scendere ho preso la pistola, ma solo perché avevo paura». E poi? «Ha cercato di picchiarmi, mi ha stretto le mani attorno al collo, solo a quel punto ho fatto fuoco». Potrebbe essere un colpo di scena, 11 magistrato convoca 11 dott. Vinels, un medico dell'ospedale di Ivrea, per una perizia. Ma attorno al collo di Bravo non si trovano segni che accreditino l'Ipotesi della legittima difesa. Alle 14 l'arrestato viene tradotto al carcere eporediese. I vicini: 'E' una brava persona, ha allevato quattro figli, due sono già sposati. Verlezza ha passato un brutto periodo quando si è separato dalla moglie, adesso era tornata la calma. Sapevamo dei litigi, ma nessuno si preoccupava. Qui, in campagna, le discussioni per i diritti di passaggio sono all'ordine del giorno». Questa mattina, alle 10. la perizia balistica, affidata al cavalier Nebbia. L'esperto dovrà chiarire soprattutto se Bravo può aver sparato, come sostiene, durante la lotta. Una circostanza che renderebbe meno pesanti le sue responsabilità, ma che alla luce dei primi riscontri appare poco probabile. Giampiero Pavido Giovanni Bravo, sposato, 4 figli, dopo l'arresto: «Ero esasperato, non ce la facevo più»

Luoghi citati: Bollengo, Ivrea