Cernobil aiuta i meteorologi
Cernobil aiuta i meteorologi Lo strato radioattivo nei ghiacci artici utile per studiare il clima Cernobil aiuta i meteorologi WASHINGTON — Un aiuto inatteso alle ricerche degli studiosi di meteorologia è giunto dalla sciagura di Cernobil dell'anno scorso, la peggiore catastrofe della storia della produzione di energia elettronucleare. Questo aspetto inaspettatamente benefico del disastro è costituito, paradossalmente, proprio dalla ricaduta radioattiva, che ha terrorizzato le popolazioni di tutta Europa, nei mesi successivi all'esplosione del reattore n. 4 della centrale ucraina: il sottile strato radioattivo depositatosi sulle nevi ed emanato dal disastro del 26 aprile 1986, si legge in un articolo pubblicato sull'ultimo numero della rivista Science, fornisce agli scienziati un punto di riferimento preciso e preziosissimo nel seguire l'evoluzione del fenomeni meteorologici in tutto il mondo, e sopratutto sulla calotta artica dove le nevi sono perenni. In particolare, spiega l'articolo di Marc Monaghan, professore associato di scienze geofisiche dell'università di Chicago, sarà più facile stabilire come la meteorologia artica si rispecchia nei fenomeni meteorologici su scala planetaria. Prima di Cernobil, ha spiegato Monaghan, si potevano utilizzare le tracce radioattive per datare gli strati nevosi artici corrispondenti agli anni in cui si erano svolte esplosioni nucleari sperimentali nell'atmosfera, ad opera del militari statunitensi, sovietici e cinesi. Ma il punto di riferimento corrispondente al disastro di Cer¬ nobil, individuato da Monaghan con la collaborazione del prof. Davidson della Carnegie-Mellon University a Pittsburgh, è molto più preciso. • Gli strati nevosi corrispondenti agli esperimenti nucleari — afferma Monaghan — /zanno uno spessore di diversi metri, mentre i residui della ricaduta di Cernobil sono sottilissimi, in uno strato ben definito, sappiamo che la ricaduta si è verificata nel giro di poche settimane, fra il maggio ed il giugno 1986: Dall'analisi dei campioni prelevati a diversi livelli di profondità negli strati delle nevi perenni in Groenlandia, Davidson ha appurato che le tracce dei radioisotopi cesio 134 e cesio 137 si trovano in uno strato ben delimitato fra i 10 ed i 20 centimetri dalla superficie: «£ sappiamo — sottolinea Monaghan — che sono questi i radioisotopi emanati dall'incidente di Cernobil, per cui per i prossimi 80 anni o giù di lì i ricercatori potranno localizzare con estrema facilità lo strato corrispondente alla primavera del 1986, nella neve e nel ghiaccio». La misurazione precisa delle precipitazioni nevose sulla Groenlandia, ha spiegato Monaghan, è importante per comprendere l'espansione o la contrazione degli immani ghiacciai dell'isola, e di conseguenza per individuare il succedersi di periodi meteorologici caratterizzati da maggiori o minori precipitazioni su tutta la Terra. (Agi-Ap)
Persone citate: Carnegie, Marc Monaghan, Mellon, Monaghan
Luoghi citati: Chicago, Europa, Groenlandia, Pittsburgh, Washington
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