L'imperatore di Barbara Spinelli

L'imperatore L'imperatore dall'inizio dell'87: nel gennaio scorso N'Djamena ha riconquistato Fada, in aprile ha catturato l'oasi di Faya-Largeau e di Ouadi-Doum. E adesso è ripresa Aouzou, città simbolo in una zona che Tripoli considera proprio santuario. Sono otto mesi che il 16° parallelo è dunque oltrepassato, e che la volpe non controlla più il suo deserto. Da questo punto di vista, la spedizione di Habré costituisce un avvenimento di non poco rilievo. Improvvisamente, crolla un sogno antico di Gbeddafi, che è quello di aprirsi un varco in Africa nera — uno «spazio vitale arabo», è stato detto — e di costruire a partire dal Ciad occupato un impero sahariano da lui dominato. L'Africa nera ha saputo resistere alla sua avanzata, e il Ciad diventa un Paese eroico per gli Stati che temevano il Colonnello senza osare fronteggiarlo: per il Senegal, il Camerun, la Costa d'Avorio. Crolla anche una certa idea che ci si faceva del leader libico, a Parigi e nelle altre capitali europee: da sabato scorso quest'ultimo non appare più invincibile, ma vulnerabile, isolato nel mondo arabo come in quello africano, forte soltanto di un'alleanza divenuta incandescente, quella con l'Iran, di Khomeini. Appare un imperatore nudo, almeno per il momento: sfiancato dal raid americano contro Tripoli dell'aprile 1986, semiabbandonato dall'ormai scettico alleato sovietico, spiato da un esercito che gli è vieppiù ostile e da una popolazione che spera segretamente di sbarazzarsene. Nella scacchiera mediorientale, è il primo arabo radicale che vacilla seriamente. Gli occidentali si ostinano a chiamarlo «volpe del deserto», a temerne i graffi e le astuzie. Hissène Habré lo chiama da tempo il «megalomane effeminato della Sirte». Non è escluso, naturalmente, che Habré sbagli alcuni suoi calcoli Proprio perché umiliato, Gheddafi può reagire con violenza, per timore di perdere completamente la faccia Può ricorrere all'arma del terrorismo, e questo spiega le apprensioni francesi. Può consolidare l'amicizia con Teheran, e sul piano politico può mettere in difficoltà Mitterrand, ricordandogli che l'annessione della banda di Aouzou è stata contestata raramente da Washington, e mai da Parigi. Tripoli sostiene che il territorio le appartiene da quando la Francia di Vichy l'ha concessa alla Tripolitania fascista, nel '35, il che è falso giacché il trattato non fu ratificato. Ma è anche vero che da 14 anni i governi francesi tacciono imbarazzati, e di tale silenzio Gheddafi ha approfittato. Approfittato, in primo luogo, facendo credere che la banda di Aouzou era bramata solo a causa dei suoi nascosti giacimenti di petrolio e uranio (giacimenti che Tripoli non ha mai sfruttato in 14 anni) e non già per preparare l'annessione del Ciad e il controllo sull'Africa nera E ne ha approfittato per meglio corrodere la legittimità di Hissène Habré. *// Ciad non esiste. E' una finzione inventata dai diplomatici», ha dichia¬ rato nell'83 l'ex ministro gollista Pierre Messmer. Una descrizione senza dubbio condivisa da Gheddafi, ma smentita clamorosamente da Hissène Habré, nello scorso weekend. Il Ciad non solo esiste. Ha anche recuperato le sue terre perdute, con l'aiuto logistico di Parigi ma contro i suoi consigli. Le ex colonie sono divenute più abili, astute e fiere dei potenti padroni di un tempo? Barbara Spinelli

Persone citate: Fada, Faya, Gheddafi, Khomeini, Mitterrand, Ouadi, Pierre Messmer