Anche le epidemie hanno pesato sul conto

Anehe le epidemie hanno pesate sul confo Tra le cause principali: concorrenza straniera, incremento dell'offerta interna, disaffezione del consumatore Anehe le epidemie hanno pesate sul confo Non è casuale che sia stata proprio l'afta epizootica a far convergere l'attenzione sui temi di sanità animale. L'afta viene infatti definita una malattia -politica» nel senso che rappresenta, in sede internazionale, l'emblema dei pericoli costituiti dalle malattie degli animali, con un significato simbolico che trascende forse gli stessi danni economici che il virus può provocare. Ed in realtà i duri colpi che la persistente presenza della febbre aftosa ha lnferto al non solidissimo settore zootecnico nazionale sono stati non solo conseguenza diretta dell'infezione (calo delle produzioni, animali morti, abbattuti e distrutti) ma anche, in misura non lieve, provocati dalle disposizioni sanitarie di contenimento (macellazioni mancate o ritardate, vincoli alla commercializzazione, blocchi alle esportazioni ecc.). Tuttavia nella valutazione dei danni provocati dalle malattie animali nel 1986 non entra solo l'afta ma tutti quei morbi, infettivi e no, che penalizzano sensibilmente la nostra struttura zootecnica, sottraendo una larga fetta di reddito agli allevatori. Fare una valutazione quantitativa esatta è difficile ma gli esperti calcolano che le malattie degli animali provochino, annualmente, nel nostro Paese, perdite stimabili sui 4500 miliardi di lire. Ad una cifra cosi impressionante si arriva sommando varie componenti; morte di animali; mancate nascite per aborti e sterilità; accorciamento delle carriere produttive; minori rese in carne, latte ed altri prodotti dell'allevamento; spese per profilassi, farmaci ed interventi veterinari; scadimento qualitativo delle derrate destinate alla lavorazione ed alla trasformazione industriale; aumento dell'incidenza delle quote di ammortamento del capitale; maggior ricorso alle importazioni; disaffezione dei consumatori. A questi elementi si devo- no poi aggiungere, nel caso delle altre 200 malattie trasmissibili all'uomo (come tubercolosi, brucellosi, idatidosi), anche costi sociali rilevanti: perdite di vite umane, di giornate lavorative, spesa per diagnosi, cure, ospedalizzazioni, convalescenze. Ma le preoccupazioni di carattere sanitario non sono solo legate alle malattie infettive classiche: anche gli aspetti gestionali e le tecnologie d'allevamento sono chiamati in causa con ampie responsabilità. Infatti gli allevamenti intensivi industriali, vere e proprie zoopoli con migliaia di capi concentrati in spazi ristretti, continuano a produrre nuove patologie, clip vengono classificate come •tecnopatie». Selezioni genetico-attitudinali spinte verso l'esasperazione produttiva, trascurando totalmente elementi di alto significato sanitario come resistenza alle malattie, e la tendenza all'uso di animali sempre più giovani, hanno altresì contribuito notevolmente ad accrescere la recettività patologica degli animali allevati. E la loro sensibilità alle malattie viene ulteriormente accentuata dall'essere mantenuti in ambienti e ricoveri costruiti più con l'occhio rivolto alle economie di scala che alla sal¬ vaguardia dell'igiene. Inoltre l'Indiscriminato ricorso ai farmaci, spesso assurdamente impiegati come fattori produttivi, ha provocato adattamenti e modificazioni negli agenti patogeni, rendendo più complessi e costosi gli interventi terapeutici. Inevitabile quindi l'esplosione di tutta una serie di forme morbose relativamente nuove: virus respiratori di difficile controllo, malattie metaboliche e da alimentazione, infertilita, distrofie, parassitosi. micotossicosi. Ormai alcune affezioni, come, ad esempio, le sindromi influenzali dei vitelloni all'ingrasso, sono accettate quasi con rassegnazione e considerate un fattore di perdita scontato che pero incide pesantemente nella determinazione del costo di produzione. Naturalmente il problema non è solo italiano: nella Germania federale si stima che le perdite annue di latte per le sole mastiti subcliniche ammontino ad almeno 500 milioni di marchi Una triste immagine della recente epidemia di afta: si bruciano le carcasse delle bestie abbattute mentre negli Usa le stesse cause sono valutate provocare, ogni anno. 23 dollari di passivo per ciascuna bovina produttrice. Una grave questione essenzialmente italiana è invece quella costituita dalle cosiddette patologie d'importazione. Nel nostro Paese entrano ogni anno circa 2 milioni di capi bovini da ristallo, più quote non trascurabili d; animali da vita e da macello di altre specie. Nonostante l'attenzione dei veterinari di frontiera è difficile impedire che. con gli animali, vengano introdotte nuove malattie, magari portate da soggetti apparentemente sani e con regolari certificazioni sanitarie. Si tratta di un pencolo reale che si e già concretato con la comparsa e la diffusione di agenti virali e batterici che si propagano tra le popolazioni animali nostrane, sprovviste di difese immunitarie sijecifiche. contribuendo non poco a complicare i nostri problemi di sanità animale. Mario Valpreda

Persone citate: Mario Valpreda

Luoghi citati: Germania, Usa