Era un cliente ricco e gentile

Eroi un cliente ricco e gentile Così ricorda Vallanzasca l'impiegato del noleggio che gli ha consegnato l'auto Eroi un cliente ricco e gentile L'evaso ha dato un milione in acconto, «e aveva molto altro denaro nel portafogli» - Un camionista: «L'ho visto andare fuori strada, una pattuglia della Stradale gli ha controllato la patente senza riconoscerlo» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE VENEZIA — Cliente gentilissimo, Fabio Poletti. alias Renato Vallanzasca, si era mostrato oltreché a Grado anche nell'agenzia di autonoleggio Maggiore di Mestre, dove aveva chiesto e ottenuto una macchina, e qualche ora prima in un'autofficina, quella dei fratelli Gobbo a Dolo (Venezia). Erano le 19,55 del 3 agosto quando si è presentato all' Autoservice «Maggiore». -Ho bisogno, per un paio di settimane, di un'automobile di media cilindrata-, ha detto «René» all'impiegato Gianni Bertoncello, 29 anni, di Venezia, che in quel memento si trovava in ufficio. -Ho consegnato un'Alfa 33 colore titanio-blu, targata Milano 3D6083. Il Poletti (cosi era scritto nella patente esibita da Vallanzasca) era l'ultimo cliente della giornata-. -Io non sono molto fisionomista-, ha detto Bertoncello quando gli è stata mostrata una foto del «bel René», scattata subito dopo l'arresto, nella caserma di Udine. -In questo perìodo i clienti sono parecchi, oltre una decina al giorno, per non parla¬ re di quelli che entrano per chiedere informazioni turistiche, ferroviarie (siamo di fronte alla stazione) e persino telefoniche. Lunedi ero rientrato dalle ferie ed ero stanchissimo. Stavamo per chiudere l'agenzia e non vedevo l'ora di tornare a casa-. Bertoncello ha detto di ricordare, soltanto, che quel cliente aveva lasciato un acconto di un milione di lire (risulta anche dai registri), prelevato da un portafogli dove si notava molto altro denaro. (Vallanzasca, infatti, è stato sorpreso a Grado con 1 milione e 600 mila lire in contanti, ndr). «René» era giunto a Mestre con un taxi poco prima delle 20, «reduce» da un incidente stradale occorsogli, sempre sull'autostrada, nei pressi di Dolo, tra il casello di Padova Est e Padova Ovest, mentre si trovava a bordo di una «Mini 90» intestata a una donna milanese. Secondo una ricostruzione che avrebbe fatto lo stesso Vallanzasca al titolare dell'officina. Armando Gobbo, la «Mini 90» avrebbe sbandato per evitare un camion, finendo contro il guard-rail. Nell'urto, la parte anteriore sinistra dell'autovettura aveva riportato notevoli danni. «Una pattuglia della Stradale ha controllato la patente di Vallamasca — racconterà poi il camionista coinvolto nell'incidente, Michele Bordignon — ma non lo ha riconosciuto-. Appena giunto in officina — accompagnato dal Soccorso stradale dell'Aci — Vallanzasca ha chiesto un'altra automobile a noleggio, ma in quel momento non ce n'erano di disponibili. -Ho necessità di una vettura per raggiungere Grado, dove devo incontrare mia moglie e i figli, ai quali ho promesso di portarli stasera al circo-. Con fare gentile e tranquillo, senza però fornire le proprie generalità, Vallanzasca avrebbe anche detto di doversi recare per forza all'estero dopo il breve periodo di vacanza nella cittadina goriziana, indicando anche che svolgeva attività di rappresentante di computer. Ricevuta una risposta negativa riguardo alla nuova automobile, Vallanzasca ha quindi chiamato un taxi e si è recato a Mestre all'agenzia «Maggiore.. Ma — come stanno cer¬ cando di appurare i carabinieri — non era quella di lunedi 3 agosto la prima volta che il «bel René» si trovava nel Veneto. -Ho visto Vallamasca. Quando l'ho guardato più attentamente ha cercato di nascondere il volto, anche se era privo di baffi e con i capelli ricci. Era in un'Alfetta targata Bari, seguita da un'altra auto (forse una Bmw) targata Roma-. Questa la testimonianza di un casellante dell'autostrada Venezia-Trieste che alle 20 del 22 luglio scorso aveva telefonato al 113. L'autostrada per Trieste, proprio lo scenario della rapina miliardaria al furgone dell'Italpol che trasportava l'incasso dei vari caselli nei tre giorni dell'esodo. Era la prova generale, prima della grande rapina, avvenuta — com'è noto — il giorno in cui Vallanzasca ha avuto l'incidente a Dolo e poi ha noleggiato l'Alfa 33? Una coincidenza? Nell'Inchiesta sulla rapina da un miliardo spunta, infatti, il nome di Vallanzasca. Gli stessi carabinieri, dopo avere arrestato l'evaso a Grado, hanno fatto intendere che «René» è sospettato di aver coordinato la rapina di lunedi scorso Intanto, un secondo ordine di cattura è stato firmato dal sostituto procuratore della Repubblica di Venezia. Ivano Nelson Salvarani, nei confronti di Giovanni Bovio, 50 anni, romano, proprietario della Bmw che circa un'ora dopo la rapina forzò il posto di blocco istituito dalla polizia all'uscita dell'autostrada a S. Stino, nei pressi di Pordenone. Poco dopo i carabinieri sorpresero due persone che alla loro vista tentarono di fuggire. Una di esse, il meccanico romano Felice Pellegrino, 34 anni, fu catturato e si trova ora in carcere a Venezia; l'altro riuscì a fuggire. Si stanno anche valutando i collegamenti tra la rapina di S. Stino (Pordenone) e altre due «miliardarie", una a Roma e l'altra sulla MilanoLaghi, messe a segno negli ultimi mesi con la stessa tecnica. Altro particolare da chiarire: come mai il latitante sia arrivato in albergo a Grado martedì notte, come ha confermato la titolare dell'«Uliana», Miriam Coloatto. Gigi Bevilacqua