Rispuntano i dossier degli 007

Rispuntano i dossier degli 007 Dopo le dichiarazioni di Scalfaro si apre un nuovo scandalo sui servizi segreti Rispuntano i dossier degli 007 Una lunga storia di schedature che parte dall'inchiesta Sifar-De Lorenzo del 1966 - Nel 1974 furono bruciate 150 mila schede di parlamentari, ministri, Capi dello Stato, cardinali e imprenditori - Ma fórse continua l'uso politico dei «servizi» ROMA — A venti anni dallo «scandalo Sitar., la magistratura romana tornerà probabilmente ad occuparsi di schedature e fascicoli su uomini politici raccolti dai Servizi segreti. La denuncia dell'ex ministro dell'Interno Scalfaro pone infatti un quesito di fondo: Sisde e Sismi, che la riforma del 1978 pone alle dirette dipendenze della presidenza del Consiglio, hanno continuato a schedare parlamentari nonostante ciò fosse stato vietato da una commissione parlamentare e le migliaia di fascicoli raccolti dal Sitar del generale De Lorenzo fossero stati bruciati nel 1974? Se questa prima indagine dovesse risultare positiva, i giudici dovranno scoprire chi e per quali motivi voleva entrare in possesso di notizie riservate su uomini politici e per farne quale uso. Le ipotesi di reato, in caso affermativo, potrebbero rivelarsi gravissime: dall'uso innominato di atti d'ufficio alla tentata estorsione. Potrebbe ripetersi, in sostanza, quanto si verificò nel 1966, anno in cui i servizi segreti finirino per la prima volta sotto inchiesta grazie ad una scoperta casuale fatta da un sottufficiale scrupoloso. Erano gli anni in cui al vertice del Sitar regnava, incontrastato, l'ex comandante dei carabinieri Giovanni De Lorenzo. Il generale e gli uomini ai suoi ordini avevano «rubricato» 7500 persone in 33 mila dossier. Il tutto era nascosto in alcune casseforti blindate. Dentro c'era un vasto campionario che nascondeva migliaia di piccoli e scabrosi segreti personali. Notizie sulla vita privata di deputati e senatori, ministri ed ex Presidenti della Repubblica, vescovi e cardinali, industriali e professionisti. Venne istituita una commissione, presieduta dal generale Aldo Beolchini che accertò un particolare sconvolgente: a tutti i capi periferici del Sifar erano state richieste note biografiche e notizie dettagliate sull'attività «comunque svolta» da parlamentari. In totale la commissione contò 157 mila fascicoli dei quali, appunto. solo 33 mila erano intestati. La commissione sci'.olineò anche che la formazione dei dossier non era stata dovuta •ad un ordine di persona o organo politico al di fuori del servizio, ma si era prodotta all'interno-. Intervenne anche la mngistratura romana e poco dopo fu nominata una commissione parlamentare d'inchiesta che decise di mandare al rogo i fascicoli. Le «schede», in verità, vennero bruciate tre anni più tardi, nel 1974, dopo che Giulio Andreotti, allora ministro della Difesa, si accorse che non erano state ancora distrutte. Lo scandalo Sifar portò alla prima riforma dei servizi: vennero creati il Sid, servizio militare di controspio¬ naggio, e l'Sds alle dipendenze del ministero dell'Interno. Ma le disavventure giudiziarie del responsabili d'allora, l'ammiraglio Eugenio Henke e i generali Vito Miceli e Gianadelio Maletti e dell'informatore Guido Giannettlni riproposero il problema delle «deviazioni». Scandali e accuse di «deviazionismo» convinsero alla fine il legislatore a modificare la struttura operativa degli «007. stabilendo che i nuovi organismi debbono rispondere direttamente al presidente del Consiglio che coordina il comitato interministeriale per l'informazione e la sicurezza, composto dai responsabili degli Esteri, dell'Interno, di Grazia e giustizia, delia Difesa, dell'In¬ dustria e delle Finanze. Nascono cosi 11 Sismi (militare) ed il Sisde (civile) coordinati dal Cesis (comitato esecutivo per i servizi di informazione e di sicurezza). La nuova struttura, dopo un primo periodo di rodaggio, dà prova di vitalità nella lotta al terrorismo. I servizi, però, tornano di nuovo al centro dell'attenzione politica e giudiziaria con l'esplosic ; dello scandalo P2. Negli elenchi di Gelli compaiono i nomi di Giuseppe Santovito, capo del Sismi, di Giuseppe Grassini,direttore del Sisde e di diversi alti ufficiali. A «ripulire» i servizi, ci pensa Giovanni Spadolini, all'epoca presidente del Consiglio. Ruggero Contenuta

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