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Amorì impossibili di Gorbaciov «La voce solitaria dell'uomo» del regista riabilitato Sokurov Amorì impossibili di Gorbaciov LOCARNO — Figurarsi se poteva mancare, in apertura del concorso, un artista gorbacioviano, un regista riabilitato dall'Unione dei cineasti sovietica, dopo aver scontato peccati di forma. Cosi benvenuto ad Aleksandr Sokurov che si fece conoscere al Festival di Berlino col suo ultimo film, tratto da Casa cuorifranto di Shaic, e che si fece appressare alla mostra di Pesaro per un documentario su Scialiapin. A Locamo è arrivato il suo film di diploma, La voce solitaria del¬ l'uomo, adattamento di un racconto di Platonov, lo stesso che diede lo spunto, non citato, a Maria's lovers del russo americanissato Koncialovski. Come dire? Due russi e due mondi, soprattutto due scelte, e si capisce che quello che rischia di più è Sokurov, a Koncialovski può capitare al massimo di sprofondare sempre di più nella formula del film-Cannon, semplificata e violenta. Sokurov sensa Gorbaciov era condannato agli archivi, perché la burocrazia può far passare qual¬ che intemperanza politica, ma è inflessibile con la ricerca espressiva, col linguaggio non piattamente narrativo. Sokurov ambienta la storia dei suoi due amanti impossibili negli Anni Venti, in un villaggio sovietico dopo la rivolusione. Il suo tentativo (ha girato con pochi soldi e utilizzando fino all'ultimo metro di pellicola) è di studiare il rapporto tra il paesaggio e gli uomini, tra i sentimenti privati e l'ombra delle vicende collet¬ tive, rifacendosi come elemento figurativo al cinema russo classico, alternandolo coi tempi sospesi di una riflessione più moderna. Lui confessa di aver ricevuto le emozioni più forti da Sciopero di Eisenstein e dal primo Kosinzev. In questo film di diploma forse l'intuizione poetica è superiore al risultato complessivo; ma consentiteci di non fare riserve, per non dare la minima soddisfazione a quei caproni che congelarono Sokurov, ricerca e tutto. s. r.