Vallanzasca, giallo delle cabine
Vallanzasca, giallo delle cabine A Genova riserbo sul confronto tra il carabiniere e un appuntato Vallanzasca, giallo delle cabine GENOVA — E' durato tre minuti il confronto tra Gianfranco Laconi e l'appuntato di Genova, Mario Fais. che subito dopo la fuga di Vallanzasca raccolse la prima testimonianza dei cinque carabinieri della scorta. Laconi resta in carcere accusato di calunnia. Ma da quanto s'è potuto apprendere, la decisione di porre i due militari uno di fronte all'altro sarebbe stata dettata dalla necessità di chiarire una discordanza di versioni sull'ubicazione delle celle. E non, come s'era creduto fino a ieri, dalle presunte omissioni nel racconto sul diverbio tra 11 capo della scorta e il giovane carabiniere. In sostanza, Laconi sia al colleghi, sia al magistrato, avrebbe continuato ad affermare d'aver cercato di convincere il vlcebrigadiere Garello che quella non era la cabina destinata a Vallanzasca. In tutti gli interrogatori Laconi avrebbe continuato a ripetere questo particolare, giudicato calunnioso nei confronti dell'ufficiale. Ma, allora, perché non porre piuttosto a confronto 1 due uomini della scorta, il vicebrigadiere Gianluigi Garello e il carabiniere Laconi? Il magistrato sembra escludere questa possibilità. Resta dunque aperta l'ipotesi della «procurati», evasione colposa», a carico del vicebrigadiere Garello. Percorrendo sempre il cammino accidentato delle supposizioni, la sua posizione potrebbe però aggravarsi se, per ipotesi, venisse a cadere l'accusa di calunnia nei confronti del militare che era con lui nella cabina dalla quale Vallanzasca è riuscito a fuggire La risolutezza con la quale il vlcebrigadiere avrebbe scelto di lasciare il superbandito in una cabina priva del più elementare sistema di sicurezza, si chiede ora qualcuno, potrebbe lasciare spazio a sospetti ben più gravi? In questo modo farebbe nuovamente la sua comparsa sulla scena, anche se con motivazioni fragili, la pista della «fuga di Stato», giudicata però con molto scetticismo dagli inquirenti. Ma se tutta l'inchiesta va ricondotta nell'ambito dell'accusa, infinitamente meno grave, di «procurata evasione colposa», che esclude qualsiasi forma di dolo, come valutare il severo provvedimento del giudice che ha ordinato l'arresto del giovane Laconi? Ieri, intanto, il sostituto procuratore Pio Machiavello ha affidato la perizia della telefonata tra il «bel René» e il redattore dell'emittente Radio Popolare, al capitano Sergio Bonaf iglia del Centro investigazioni scientifiche dei carabinieri di Roma. d. gr.
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