Guerra di nervi nel Golfo di Ennio Caretto
Guerra di nervi nel Golfo L'Iran sfida gli Usa con le manovre navali. Reagan cerca alleati Guerra di nervi nel Golfo L'operazione di scorta alle petroliere riprenderà dopo la fine delle esercitazioni - Washington preme sull'Onu per un embargo di forniture belliche a Teheran - Carnicci ammorbidisce il no di Parigi e Londra DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — Dando prova di prudenza, gli Stati Uniti hanno rinviato le nuove operazioni di scorta delle petroliere kuwaitite nel Golfo a domani sera, quando le manovre militari Iraniane «Martirio» saranno terminate. Si è cosi allontanato il pericolo di uno scontro tra la superpotenza e l'Iran in seguito alla strage della Mecca, e la tensione dei giorni scorsi è diminuita. Ieri, dopo la fase preliminare, Teheran ha ripreso le esercitazioni, ammonendo navi e jet stranieri di tenersi lontani dalle sue acque territoriali e dal suo spazio aereo. Ma nonostante la minaccia di colpire gli eventuali nemici e bloccare lo Stretto di Hormuz, il regime di Khomeini ha insistito sull'aspetto difensivo delle manovre, annunciando la loro conclusione per domani. In una lettera personale alla signora Thatcher, al premier francese Chirac e al cancelliere tedesco Kohl, affidata al direttore del Consiglio di sicurezza nazionale Carlucci, che ha visitato i tre leader, Reagan ha ribadito la volontà di risolvere pacificamente la crisi del Golfo. Ha però insistito sulla necessità, di una «difesa comune» delle rotte del petrolio. rinnovando l'appello per un contributo militare europeo all'azione di deterrenza della task force. L'Italia non figura per ora nell'itinerario di Carlucci: gli Usa hanno interpretato il suo rifiuto alla richiesta di appoggio della settimana scorsa come un segno che non vuole essere più consultata. Ma all'ultimo minuto il direttore del Consiglio di sicurezza nazionale potrebbe recarsi anche a Roma. In un segnale ulteriore di disponibilità al negoziato, gli Usa hanno anche sondato l'Onu sull'embargo mondiale delle forniture militari a Teheran, una misura prevista dalla risoluzione del mese passato per la fine delle ostilità tra l'Iran e l'Iraq. Secondo l'ambasciatore Walters, vi sono buone probabilità che la misura passi, ma tra un mese circa: 'Sono ottimista- ha detto Walters. «Anche se non riusciremo a fermare tutte le vendite di armi, Teheran avvertirà la differenza-. L'obiettivo della strategia americana è isolare politicamente e indebolire militarmente il regime di Khomeini per costringerlo a scendere a patti. Nel contempo, tuttavia, la superpotenza intende mantenere la pressione con una massiccia presenza nel Golfo. Ieri Teheran ha definito «un grande successo- la fase preliminare delle manovre «martirio» a cui hanno partecipato i volontari delle regioni costiere e i pasdaran. La prossima operazione di scorta della task force do¬ vrebbe incominciare domani sera dal Golfo di Oman. Il comandante, l'ammiraglio Bernsten, ha reso noto che altre tre petroliere del Kuwait hanno innalzato la bandiera Usa, la Gas King, la Ocean City e la Sea Battle City. E' probabile che due di loro o tutte e tre vengano scortate fino al terminale di Al Ahmadi. Di là, la task force riporterebbe indietro la superpetroliera Bridgeton, danneggiata da una mina, che andrebbe poi in cantiere per le riparazioni nel Dubai. In previsione di un lungo braccio di ferro con Tehe ran, il Pentagono si accinge a istituire un Alto Comando per il Medio Oriente nel Golfo Persico. La misura è imposta dall'elevato numero di unità navali da guerra, tra 25 e 30, che si stanno radunando nella regione, fra cui la portaerei Constellation, la corazzata Missouri e la portaelicotteri Guadalcanal. La flotta, la più potente mai apparsa nel Golfo Persico, sarà al completo per la metà del mese circa. Nel confronto a distanza ravvicinata con l'Iran, gli Usa vorrebbero contare su una forza multinazionale, sia pure non integrata. Le risposte ricevute da alcuni alleati nelle ultime ore sono più possibiliste di quelle dei giorni scorsi. Il ministro della Difesa tedesco Woerner, in visita a Washington, ha detto che la Germania potrebbe sostituire nel Mediterraneo una o due navi americane se venissero spostate nel Golfo. La signora Thatcher ha riferito a Carlucci che il suo no all'invio di dragamine non è definitivo, e lo stesso sembra aver fatto l'Olanda in un telegramma al capo del Pentagono Weinberger. Inoltre il ministro della Difesa francese Giraud, che ha incontrato Weinberger la settimana passata, avrebbe proposto un continuo scambio di informazioni sui movi menti navali e sulle attività terroristiche dell'Iran. Ennio Caretto (Altri servizi alle pag. 4 e 5)
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