Dall'Australia film coraggiosi

Dall'Australia film coraggiosi Rassegna di inediti a Torino Dall'Australia film coraggiosi Ciclo organizzato dal Festival di Taormina principio del secolo, che si scontra con la società dei bianchi, in cui pure era stato allevato ed educato, sino a fame strage. Un tema che Bill Bennett, in Backlash (1986), affronta in termini al tempo stesso intimisti e sociali, umani e politici; e Ned Lander, in Wrong Side of (he Road (1981), tratta, acutamente e coraggiosamente, nell'ambito d'uno«spaccato» urbano profondamente deteriorato, in cui lo scontro razziale c il riflesso d'uno scontro sociale. Al di fuori della questione degli aborigeni, l'altro grande tema è la crisi di identità d'un'intera nazione. Questi film, da Monkey Grip (1982) di Ken Cameron c Slrikehound (1984) di Richard Lowenstein (un firn politico su uno sciopero negli Anni Trenta), da Unfinished Business (1985) di Bob Ellis a Wrong World (1984) di Ian Pringìe a Australian Dream (1985) di Jackie McKJmmie, affrontano storie e problemi individuali che diventano, per dilatazione semantica, storia e problemi collettivi. E l'angoscia che vi circola, l'insofferenza per certe situazioni, la drammaticità di certi casi, dimostrano l'esistenza di questa crisi d'identità. L'averla portata alla luce, e lucidamente espressa, è uno dei meriti di questo nuovo cinema che ci viene dall'Australia. „. , ... ■ Gianni Rondolino TORINO — Non sappiamo molto del cinema australiano. Qualcosa di Peter Weir, di Bruco Beresford, di Gilliam Armstrong, di George Miller (il regista di Mad Max): tutti approdati, prima o poi, a Hollywood. E naturalmente sappiamo tutto su Mr. Crocodite Dundee di Peter Faiman, che ha trionfato nella passata stagione sugli schermi di tutto il mondo. Ma l'altro cinema australiano, quello delle «nuove leve», più legato a temi e problemi della società contemporanea, immagine e specchio dell'Australia degli Anni Ottanta, com'è? Ora possiamo dire, grazie al Festival di Taormina e alla Federazione Italiana Cinema d'Essai, che è un cinema estremamente vivo, interessante, problematico, non chiuso in un formalismo un po' di maniera, ma aperto alle suggestioni del presente e del passato in una visione dialettica e crìtica delle questioni centrali della società australiana. Almeno così ci sembra, sulla base dei dieci film inediti che in questi giorni (dopo Taormina) sono presentati a Torino, al Cinema Charlie Chaplin, a cura dell'Aiace e del Movie Club. A parte The Chant of Jimmy. Blacksmith di Fred Schepisi, che è del 1978, e può essere considerato una sorta di «classico» del cinema australiano contemporaneo, gli altri sono film di questi ultimissimi anni, alcuni opere prime, diversi per stili e personalità d'autore, ma accomunagli per l'impegno comune a indagare la realtà, senza retorica o idee preconcette, a volte con coraggio, sempre con grande libertà di critica. Ciò che balza in primo piano, ad esempio, è che il problema degli aborigeni — che pare centrale nella cultura e nella storia dell'Australia — ha assunto caratteri e forme differenti rispetto a come l'aveva prospettato Peter Weir (o come l'ha ripreso Werner Herzog). Fuori del mito, del mistero, di quell'alone «romantico» che ne faceva un tema affascinante quanto astorico, esso si è calato, in alcuni di questi film, nella concreta realtà dei rapporti sociali ed economici, si è fatto storia e cronaca. A comirxia re dal citato Jimmy Bla cksmith, che narra la vicenda d'un giovane aborigeno del