Tante piccole storie riprese da una cella di Alessandra Pieracci

Tante pÌ€€ole storie riprese da una cella Quasi pronto il film girato dagli ex terroristi Tante pÌ€€ole storie riprese da una cella Anche una cinepresa — dicono — può fornire un'occasione di lavoro Un uomo racconta la sua Torino: via Roma, via Po, piazza Vittorio. Le passeggiate, i negozi, 1 bar. Mentre parla, cammina avanti e indietro, con il ritmo di un veloce, ma regolare ping pong. Le sponde sono le pareti di una cella larga due metri. Comincia cosi, con il monologo di Paolo Zambianchi, il video «flfpresi» che i due filmaker Mimmo Calopresti e Claudio Paletto hanno realizzato con un gruppo di detenuti dell'.area omogenea» delle Nuove, la zona in cui sono rinchiusi i terroristi dissociati. Ora sono tutti negli studi della Rosebud Company, in via Cavour, tra carabinieri e tecnici, per terminare 11 montaggio. Grazie all'articolo 21, che permette l'uscita dal carcere per motivi di lavoro, Zambianchi, Federico Alfieri, Paolo Cornaglia, Francesco D'Ursi, Gianfranco Mattacchini, Roberto Rosso e Sergio Segio (l'unico in manette, per intervento della magistratura fiorentina presso la quale ha ancora un procedimento in corso) hanno quasi finito il loro film. E' un intrigante collage di piccole storie, malinconie e momenti quasi surreali, a volte esilaranti. Il video, poi il teatro, un cineclub chiamato 'Paris-Texas», iniziative e corsi richiesti dai detenuti. Che cosa succede alle Nuove? •Non si tratta di uno scontro tra l'effimero e il concetto di pena afflittiva. L'elemento culturale è finalizzato a una possibilità di lavoro dicono Rosso e Alfieri. 'Il carcere divora uomini, energie, finanziamenti — interviene Zambianchi —. Basto pensare alla condizione degli agenti di custodia, in attesa della riforma: è l'unico corpo dello Stato per cui è sufficiente la quinta elementare. Il loro disagio è grande». •La nostra è una scommessa rispetto alla tradizione carceraria» dichiara Cornaglia. Che tipo di scommessa? •Molte cose sono cambiate in questi anni, le leggi oggi ci sono, anche se c'è bisogno di tempo perché il meccanismo si metta in moto e funzioni e manca la capacità del perso- naie che sorregga un carico e un tipo di attività diversa all'interno della struttura. C'è la collaborazione della Regione e del Comune, emerge l'interesse anche da parte degli altri detenuti, come risulta da un questionario che abbiamo distribuito un anno e mezzo fa. Allora cominciamo a individuare nuovi spazi di lavoro. L'epoca del tornio è finita». L'esempio cui guardano è Novara, dove la collaborazione con l'Istituto Geografico De Agostini ha portato alla creazione di un laboratorio grafico. • Cerchiamo campi di intervento sul piano della comunicazione» spiega Mattacchini. n loro è «un percorso di uscita verso il lavoro». Per ora hanno creato una cooperativa presieduta da Nicola Tranfaglia. di cui fanno parte tre esponenti sindacali, l'assessore alla gioventù Leo, tre avvocati, un deputato e 15 detenuti. • Per settembre, la Facoltà di Scienze politiche ha organizzato in carcere un corso di metodologia di ricerca sociale. E' il primo passo». -Noi abbiamo un livello culturale diverso rispetto a molti altri detenuti — dicono — però una nuova didattica, la responsabilizzazione attraverso la creazione di commissioni miste possono essere lo strumento per intervenire anche su differenti problemi, compreso Quello sanitario, gravissimo». n rapporto con l'esterno l'obiettivo principale, ma qual è la risposta della città? •Per ora i 'sì' sono arrivati soltanto dal Gruppo Abele e dalla Rosebud». Alessandra Pieracci

Luoghi citati: Novara, Texas, Torino