Morbo di Parkinson, forse c'è un farmaco di Ezio Giacobini

Morbo di Parkinson, forse c'è un farmaco Morbo di Parkinson, forse c'è un farmaco una sostanza chiamata 1dopa. Poiché il Morbo di Parkinson porta alla progressiva scomparsa delle cellule nervose che fabbricano la dopamina, l'apporto dall'esterno della 1-dopa aiuta le cellule nervose superstiti a produrla. terall che si aggiungono a quelli stessi della malattia. Poter prevenire o anche solo rallentare di qualche anno la morte delle cellule della sostanza nera cerebrale che producono la dopamina costituirebbe un enorme vantaggio per il paziente. La sostanza nera si VENTOTTO centri medici e facoltà di Medicina negli Stati Uniti e in Canada hanno unito le proprie forze in uno del maggiori progetti di ricerca clinica mai iniziato. Si tratterà di determinare se un farmaco chiamato 1-deprenil già in uso in Europa e in Italia da qualche anno, e il tocoferolo (un derivato della vitamina E) possano rallentare o addirittura bloccare 11 progredire del Morbo di Parkinson. Lo studio durerà 5 anni sarà finanziato dell'Istituto Nazionale per i disturbi del sistema nervoso degli Stati Uniti (Nincds) (15 miliardi di lire) e coinvolgerà circa mille pazienti fino al 1993. Circa un milione di pazienti soffrono negli Stati Uniti di Parkinson (e circa 200 mila in Italia), la maggior parte in età di oltre sessant'annl La malattia progredisce inesorabilmente a velocità più o meno elevata'rèndendo in Ustt'61.000 pazienti Inabili al lavoro ogni anno. Il trattamento del Morbo di Parkinson attualmente in atto fu scoperto negli Anrl 60 e si basa essenzialmente sulla sostituzione di una sostanza chimica, la dopamina, che va progressivamente diminuendo nel cervello di questi malati La dopamina è fabbricata dalle cellule nervose partendo da son possa essere causato a sua volta da una sostanza tossica, forse simile al Mptp, prodotta dallo stesso cervello in circostanze speciali. Recenti studi hanno dimostrato che il Mptp per agire come tossico cerebrale specifico delle cellule della sostanza nera deve essere trasformato in un nuovo prodotto, 11 Mpp. La trasformazione del Mptp in Mpp richiede l'intervento di un enzima cerebrale, la monoaminoossidasi. Il deprenil è per l'appunto un inibitore dell'aminoossidasi del cervello. SI è cosi osservato che animali trattati con Mptp possono essere salvati dalla sua azione tossica con il deprenil. Il Mptp causa sia nei drogati che nei primati trattati in laboratorio una distruzione selettiva delle cellule nervose contenenti dopamina. In altre parole il Mptp imita perfettamente l'effetto del Parkinson nell'uomo. Il deprenil potrebbe forse bloccare l'azione di sostanze simili al Mptp prodotte dal cervello del paziente. Un'altra ipotesi è legata alla presenza di sostanze Mptp-sinùii provenienti dall'ambiente esterno come prodotti di Inquinamento industriale. Non esiste finora nessuna prova che 11 cervello produca una sostanza slmile al Mptp o che esista¬ nucleo caudato corteccia frontale sostanza nera (morbo di Parkinson) ipotalamo Tuttavia la 1-dopà non arresta la decimazione progressiva dei neuroni e il progredire del male. La cura si dirige cosi essenzialmente verso 1 sintomi (11 tremito e la rigidità) ma non costituisce una soluzione definitiva. Dopo qualche anno anche la 1-dopa cessa di funzionare e produce addirittura del sintomi colla- deteriorà progressivamente, ma solo quando ha perduto circa 1*80 per cento delle cellule compaiono i sintomi caratteristici La scoperta del tutto accidentale di una sostanza chiamata Mptp contaminante l'eroina sintetica prodotta in laboratori clandestini in California ha stimolato l'ipotesi che il Parkin¬ no prodotti di inquinamento di questo tipo. Le due ipotesi sono però abbastanza interessanti da stimolare ricerche per identificare tali sostanze nel cervello e nell'ambiente. L'esperienza europea insegna che 11 deprenil non è una medicina miracolosa. Rappresenta però un valido aluto alla terapia in certi casi specialmente quando la 1-dopa cessa di funzionare o incomincia a produrre gravi disturbi collaterali. Oli studi preliminari compiuti nel 1983 in Austria indicano anche la possibilità di un vero rallentamento della malattia da parte di questo farmaco. Tali studi sono tuttavia ancora insufficienti a decidere con sicurezza sull'azione ritardante del deprenil sul Parkinson. Occorrerà quindi mantenere un gruppo di circa mille pazienti in terapia con dosi diverse di deprenil in associazione o meno con la 1-dopa e studiarne gli effetti sia sulla lunghezza della vita che sui sintomi a distanza di 5 anni Uno studio di questa portata non è possibile in una sola clinica. Per questo nel 1985 è sorto, per iniziativa di un gruppo di ricercatori della Columbia University di New York, 11 «Gruppo di Studio sul Parkinson», una coalizione di ricercatori e di clinici di 28 centri diversi. Ezio Giacobini

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