Povero Diavolo: nel Medioevo lo salvarono i santi

Jeffrey Russell ha concluso la sua trilogia su Lucifero Jeffrey Russell ha concluso la sua trilogia su Lucifero Povero Diavolo: nel Medioevo lo salvarono i santi Con «Il diavolo nel Medioevo», ora tradotto da Laterza (pp. 372, !.. 38.000), lo studioso americano Jeffrey B. Russell ha concluso la sua trilogia sulla figura e le interpretazioni dei demonio nella storia delle religioni, dall'antichità al quindicesimo secolo. Il secondo volume «Satana: la prima tradizione cristiana» è stato pubblicato In Italia da Mondadori l'anno scorso; 11 primo «Il diavolo: le rappresentazioni del Maligno dall'antichità al cristianesimo primitivo», uscito in America nel '77, non è ancora tradotto. Alla complessa, decennale ricerca di Russell è dedicata questa recensione scritta per la New York Review dall'Illustre medievalista americano Norman Cohn, noto tra l'altro in Italia per il suo studio su «I fanatici dell'apocalisse», edito nel '76 da Comunità. NEGLI ultimi ventanni Jeffrey Burton Russell si è fatto una certa fama come storico della religione medioevale. Benché in qualcuna delle sue opere straordinariamente ricche di particolari egli si sia occupato del Cattolicesimo tradizionale, nella maggior parte dei suoi scritti Russell ha esaminato le diverse religioni che fiorirono al di fuori ed in contrapposizione alla Chiesa cattolica. 'Il dissenso e la Riforma nel primo Medioevo- (1985), -Il dissenso religioso nel Medioevo- (1971), «La stregoneria nel Medioevo- (1972) e (in collaborazione con C. T. Berkhout) «Le ereste medioevali: una bibliografia» (1981) si occupano tutti di modelli di fede e di comportamento che vanno ben oltre i limiti dell'ortodossia e della comune morale. Nella trilogia di cui 'Lucifero- e la parte conclusiva Russell si è spinto ancora più in là. Presi nel loro insieme i tre volumi: 'Il diavolo: le rappresentazioni del Maligno dall'antichità al Cristianesimo primitivo(1977); 'Satana: la prima tradizione cristiana- (1981) ed il recente 'Lucifero- tratteggiano la storia, di un'ampiezza impressionante, del tema,del diavolo, cominciando dall'antico Egitto e dalla Mesopotamia e concludendo con l'Europa del quindicesimo secolo. Ma il terzo volume può essere apprezzato compiutamente solo se lo si considera in relazione ai precedenti. Ciò che è veramente originale nell'opera di Russell è 11 periodo che esamina man mano che approfondisce il suo argomento. Egli correttamente riconduce le origini della concezione occidentale del diavolo alle dottrine del profeta iraniano Zarathustra, comunemente conosciuto con il nome greco di Zoroastro. Ma la data che Russell propone per Zarathustra, intorno al 600 avanti Cristo, non è più accettata dagli specialisti; è ormai opinione corrente che Zarathustra sia vissuto molti secoli prima, in un periodo compreso tra il 1400 ed il 1000 avanti Cristo. Zarathustra immagina il mondo esistente come lo scenario di una prodigiosa lotta tra il primo e più importante dio, Ahura Mazda (che significa Signore saggio), e lo spirito del disordine e della distruzione, chiamato Angra Malnyu (in seguito Arimane). Con l'intento di sconfiggere Angra Mainyu, Ahura Mazda introduce la nozione del tempo nel fluire dell'esistenza: ma fissa anche un limite alia lotta ed al tempo. Alla fine Angra Mainyu sarà sconfitto e distrutto. Dopo di che il mondo continuerà non nel tempo ma nell'eternità, dove il mutamento, la vecchiaia, la morte saranno sconosciute, con gran letizia di tutti i fedeli di Zoroastro, compresi i defunti, risorti per l'occasione. Russell ha perfettamente ragione nel sottolineare l'influenza che questa dottrina esercitò sulle concezioni giudèo-cristiane del diavolo, sulle attività del Maligno e sul suo destino finale. La religione ebraica cosi come è presentata nel Vecchio Testamento non lascia spazio ad una figura rappresentante il principio del male, perché Dio stesso è visto come responsabile sia del male che del bene. Ma questo cambia nel periodo tra il 200 prima di Cristo e il 100 dopo la morte di Cristo. Nella letteratura generalmente conosciuta come apocalittica la responsabilità del male passa da Dio agli angeli che. per un motivo o per l'altro, sono caduti dal Paradiso e sono diventati diavoli erranti per la Terra. Il loro capo, chiamato in modi diversi: Azazel, Mas tema, Belial o (più spesso) Satana è chiaramente riconoscibile come il diavolo. Ora Dio ed il diavolo stanno ognuno alla testa di una schiera di angeli, pronti per l'Incombente conflitto decisivo alla fine del mondo. Oli esseri umani sono anch'essi coinvolti: ogni Giudeo può scegliere tra rimanere fedele al Dio di Israele o abbandonare Dio a favore del diavolo. Oli stessi libri del Nuovo Testamento furono scritti, nel periodo che va dal SO al 100 dopo la morte di Cristo, da Ebrei la cui visione del mondo derivava in parte dalla tradizione apocalittica. Con una notevole coerenza Russell ritiene che la concezio- Parricolare da un affresco di L ne di una lotta cosmica tra il regno di Dio ed il regno di Satana, che eleva il diavolo quasi alla condizione di principio originale del male nel cosmo, sia una parte essenziale del Cristianesimo primitivo. I primi teologi del Cristianesimo giunsero infatti alla conclusione che, poiché i nostri progenitori avevano voltato le spalle a Dio di loro libera volontà. Satana aveva il diritto di tenerci in schiavitù finché non fossimo redenti. Si svilupparono cosi diverse teorie sul significato della redenzione che concordarono nel ritenere che il potere del diavolo e delle sue coorti di attaccare, tentare e tormentare gli esseri umani sarebbe stato finalmente distrutto solo quando Cristo fosse ritornato in forma solenne per celebrare il Giudizio Universale: ma già nell'età presente quel potere sarebbe stato indebolito dalla incarnazione e dalla passione di Cristo. Le analisi di Russell sulle diverse teorie della redenzione, esposte nei primi due volumi della sua trilogia, che arrivano fino alla metà del quinto secolo dopo Cristo, costituiscono un modello di erudizione e di lucidità. n terzo libro, 'Lucifero-, esamina invece il concetto del diavolo nel mil- P'" " Il I P'" 11 diavolo in una stampa di Nicolas Le Rouge (1469) lennio seguente. Sia nella Chiesa cattolica romana che nella Chiesa orientale ortodossa, l'idea del diavolo deriva dalla concezione del Padri della Chiesa primitiva: ma non raggiunge in entrambe la stessa importanza. Il diavolo raramente appare in primo piano nel pensiero bizantino. Per cui la maggior parte di ^Lucifero- è dedicata alla Chiesa cattolica occidentale. n diavolo, nel Medioevo occidentale, è una figura quanto mai complessa. Nel folclore egli viene generalmente presentato come ridicolo o privo di potere e, curiosamente, questo è anche il caso delle rappresentazioni teatrali popolari del quindicesimo e fino al diciassettesimo secolo, proprio nel tempo in cui presunte streghe venivano bruciate vive a centinaia per immaginarle relazioni con il diavolo. Russell suggerisce una spiegazione plausibile del paradosso: più 1 predicatori nei loro sermoni si diffondevano sugli spaventevoli aspetti del diavolo con l'intenzione di terrorizzare i loro ascoltatori e di volgerli alla buona condotta, più le ballate popolari tendevano a rendere comico il diavolo per alleggerire la tensione della paura In molte commedie il diavolo viene fatto vedere in maniera assai poco uca ca Signorelli nella Cattedrale di Orvieto dignitosa. Alla sua espulsione dai Paradiso terrestre, ad esempio, lo troviamo mentre dice in tono lamentoso: «Ora andrò all'inferno per essere gettato in tormenti sema fine. Per paura delle fiamme io sceneggio-. E il diavolo ha anche una curiosa abitudine: quella di mettere le mani sui genitali dei demoni minori, in una specie di parodia della benedizione del prete. Ma le fantasie popolari ebbero anche i loro aspetti feroci e conseguenze sinistre: sia i Musulmani che gli Ebrei furono rappresentati come adoratori ed agenti del diavolo, e questo ha avuto un peso non indifferente nella crudeltà con cui 1 Musulmani furono massacrati dai Crociati e gli Ebrei furono trucidati nei pogrom. Per quanto riguarda invece 1 teologi di professione, le loro idee cambiarono notevolmente durante il millennio che chiamiamo Medioevo. Le teorie dei primi pensatori medioevall come Papa Gregorio Magno nel sesto secolo. Isidoro di Siviglia nel settimo, Beda ed Alcuino nell'ottavo e Oottschalk nel nono, furono ancora notevolmente influenzate dalle tradizioni ereditate dai primi secoli della Chiesa. Ma in seguito, dal dodicesimo al tredicesimo secolo, eminenti teologi della Scolastica come Anselmo, Pietro Lombardo, San Tommaso ridussero grandemente l'importanza del diavolo. Secondo il loro modo di vedere. Dio dispose che il cosmo fosse equilibrato e in armonia ma immise anche la libertà nel cosmo. Senza dubbio fu il diavolo che. con l'esercizio della sua libera scelta, introdusse la possibilità del peccato nel mondo, ma sono gli esseri umani che, scegliendo di peccare, hanno infranto la condizione di equilibrio e di armonia. Inoltre, nella tipica concezione scolastica del mondo (che deve molto al Neoplatonismo), il male non aveva un'essenza propria ma era semplicemente la privazione del bene. In una tale prospettiva il concetto del diavolo era davvero destinato a diventare molto astratto. Nella letteratura di fantasia il diavolo è invece rappresentato con un'efficacia di gran lunga più grande. Nella letteratura anglo-sassone egli appare soprattutto come un ribelle verso il suo Signore, Dio, e verso l'ordine naturale della società. Ma i sermoni che proliferarono nel tardo Medioevo attinsero anche ad una tradizione più pittoresca. La vita di Sant'Antonio, opera scritta nel quarto secolo dal vescovo di Alessandria, Atanasio, racconta come in una occasione il diavolo fosse apparso al Santo sotto forma di una piacente donna e quasi lo avesse sedotto; e come, in un'altra occasione, i demoni irrompessero nella sua cella sotto forma di leoni, tori, orsi, leopardi, serpenti, aspidi, scorpioni e lupi; e ancora, come il diavolo ed una masnada di demoni gli avessero teso un agguato, l'avessero percosso e frustato e poi lasciato svenuto sul terreno. Queste storie, riprese di nuovo più volte nelle successive biografie di santi, ispiravano ancora i predicatori ed atterrivano i fedeli un millennio più tardi. Ed è in larga misura grazie all'influsso deUe biografie dei santi non solo sul sermoni ma anche sulle opere teatrali che 11 diavolo mantenne ed accrebbe 11 suo potere sulla mente del laici. Inoltre alcuni mistici hanno lasciato descrizioni terrificanti del loro personali Incontri con il diavolo, visto come un mostro che 11 aveva percossi e cercato di strangolarli, attraverso le enormi narici del quale essi potevano vedere le fiamme dell'Inferno. Nella descrizione di tutti questi aspetti delle concezioni medioevall del diavolo, Russell dimostra una notevole padronanza nel mettere a con fronte un cosi sterminato e vasto insieme di fonti ed un'ammirabile abilità nel riassumerle. Cosi, 1 tre volumi di Russell possono essere letti semplicemente come la stòria del concetto di diavolo fino al termine del Medioevo e, visti in questa luce, costituiscono senza dubbio lo studio più degno di essere preso in considerazione sull'argomento. Norman Cohn Cupjright «The New York Review of Booti» e per l'Italia «La Stampe»