Nubi di guerra sul Golfo Reagan gioca le sue carte di Enrico Singer

Ecco come l'America spera di fermare Khomeini Ecco come l'America spera di fermare Khomeini Nubi di guerra sul Golfo Reagan gioca le sue carte Nonostante timidi segnali distensivi la crisi delle ambasciate resta acuta Teheran: stiamo franando con Parigi Ma il ricatto degli ayatollah contìnua DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — La rottura det rapporti diplomatici tra la Francia e l'Iran lo scorso venerdì e il passaggio delle prime petroliere kuwaitite sotto la bandiera americana oggi sono destinati a portare all'orizzonte del Golfo Persico nubi di guerra: di una guerra, per essere precisi, più pericolosa di quella interminabile e spietata tra l'Iran e l'Iraq, e sicuramente assai più importante per gli equilibri economici e strategici della regione e quindi anche occidentali. Mentre Parigi e Teheran sono quasi in stato d'assedio, la Casa Bianca tuttavia minimizza la tensione. Reagan fa sapere che dietro le quinte il presidente siriano Assad negozia con Khomeini per la liberazione degli ostaggi in Libano, un Paese che l'ayatollah considera 'figlio dell'Iran', e che Teheran manda messaggi discreti che non affronterà la superpotenza in battaglia aperta. Egli scommette sull'inquietudine dei Paesi arabi per gli eccessi rivoluzionari e terroristici dell'Iran e sulla sua instabilità interna. Ma Reagan è come il giocatore che confi da di possedere il sistema per sbancare 11 casinò: gli manca !a certezza che croupiers non abbiano qualche asso nella manica. Sordo al terremoto dell'Irangate, all'apice della crisi del Golfo Persico il Presi dente ha predisposto le sue mosse nei minimi particolari. Con la riunione del Consiglio di Sicurezza deìl'Onu oggi a New York presenti Shultz, Andreotti e altri ministri degli Esteri, egli fa decollare il piano per la pace e per la difesa delle rotte del petrolio. Reagan ha badato a che lo prece dessero consultazioni di durata e intensità senza precedenti tra le grandi potenze, culminate nella visita dell'ambasciatore Usa Walters a Mosca e a Pechi¬ no. A differenza di quanto fece in quello con Gheddafi un anno e mezzo fa. nel confronto con Khomeini il Presidente ha scelto non la strada della immediata rappresaglia armata, ma gli strumenti paralleli della diplomazia e del deterrente militare. In un palese tentativo di Isolare politicamente l'Iran — vedasi il ricorso ad Assad — e di non farsi isolare nella comunità occidentale e nel contesto delle Nazioni Unite, egli ha ascoltato in parte le voci della ragione levatesi al vertice di Venezia, innanzitutto quella dell'Italia. Senza rinunciare all'uso della forza vi ha anteposto, ai- Aumenta la tensione dopo la rottura dei rapporti diplomatici tra Francia e Iran. Oggi le prime petroliere del Kuwait passano sotto bandiera americana, lì presidente Usa non sa quanti assi ha nella manica l'avversario meno cronologicamente, la mediazione del Consiglio di Sicurezza tra Iran e Iraq. Che cosa si aspetta Reagan dal palazzo di vetro di New York oggi o domani? In primo luogo la mozione concordata le scorse settimane dalle grandi potenze per la fine delle ostilità nel Golfo Persico. Il Presidente spera anche nell'annuncio di una missione personale del segretario generale dell'Onu De Cuellar a Teheran e a Baghdad, che soddisfi le condizioni supplementari poste da Saddam Hussein: l'avvio di trattative di pace e reciproco impegno con Khomeini a non interferire uno negli affari interni dell'altro. Per ultimo, punta su un secco monito del Consiglio di Sicu- rezza a Iran-Iraq: embargo mondiale delle forniture militari contro U Paese che non osservasse la risoluzione. Con riluttanza hanno assentito alla sanzione persino l'Urss e la Cina. Reagan pe.-ò non ha mai creduto che il Consiglio di sicurezza dell'Onu possa stabilizzare da solo il Golfo Persico e preservarne la libertà di navigazione. Fallito a Venezia il disegno di promuovere una forza navale multinazionale, il Presidente ha deciso di agire unilateralmente. La tragedia della 'Starle' lo ha convinto del pericolo che 11 Golfo diventi -un lago sovietico o rivoluzionario islamico-. Reagan ha pertanto ammassato nella zona quella che fra due settimane, all'arrivo della corazzata 'Missouri, con la scorta, sarà la flotta più potente mai vista. Nel rischioso disegno reaganiano, questa settimana, forse già dopodomani, scatterà l'operazione di scorta delle petroliere kuwaitite assunte sotto la bandiera americana. Il New York Times ha ieri pubblicato i punti principali del manuale di 80 pagine che conten gono le istruzioni del Pentagono per i comandanti della task force. Sullo schema dei convogli della se conda guerra mondiale, tre unità da guerra scorteranno due superpetroliere alla volta, compiendo due viag¬ Altri due movimenti sciiti di Beirut hanno minacciato rappresaglie contro la Francia - La sostanza della posizione iraniana non è cambiata: vogliono sottrarre Gordji alla giustizia - Il ministro degli Esteri Raimondi «Non cederemo al ricatto» gi al mese. Esse partiranno dal largo di Oman, faranno loro strada nello stretto di Hormuz e le accompagneranno al terminal di Al Ahmadl dentro il Golfo, per riportarle poi indietro. In un massiccio dispiegamento di forze, ?U .Aicacs. o radar volanti di base nell'Arabia Saudita sorveglieranno 1 cieli e le acque, e i cacciabombardieri della «Constellation. sfioreranno le postazioni dei missili iraniani Silktoorm. Al Congresso a Washington questi sono giudicati a tutti gli effetti preparativi di guerra. La pubblicazione degli estratti del manuale del Pentagono ha destato scalpore. Ma al di là delle inquietanti disposizioni che essi contengono, la task force sarà In stato d'allerta, e quindi sparerà al minimo preallarme. La possibilità di un incidente o di attentati terroristici prospetta alla superpotenza lo spettro di un conflitto. Mentre gli esperti delle forze armate americane escludono che, almeno nella fase iniziale, l'ayatollah Khomeini ordini una sorta di crociata contro l'America, essi ritengono probabile una serie sempre più fitta di sabotaggi, azioni di disturbo, di sanguinose incursioni. In altre parole, le nubi di guerra sul Golfo Persico potrebbero assumere l'aspetto di colpi notturni, uso di sommozzatori, infiltrazioni. Come reagirebbe Reagan a una situazione del genere, a un mini-Vietnam che lo esporrebbe a una sconfitta inaccettabile nel momento più delicato della sua presidenza? Molti pensano che egli sarebbe costretto ad azioni disastrose, al di là del bombardamento delle batterie dei missili Silktoorm: forse anche alla distruzione delle basi militari dell'Iran. A quel punto, fermare la escalation della guerra diverrebbe molto difficile. DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI — Nella .sala Jupiter., 11 quartler generale delle grandi crisi nei sotterranei del palazzo presidenziale dell'Eliseo, un gruppo d'emergenza politico-militare segue in permanenza gli sviluppi della guerra delle ambasciate e valuta l'altalena di docce calde e fredde che arrivano da Teheran. Con molta prudenza, nonostante due segnali lanciati dal regime degli ayatollah che potrebbero sembrare distensivi. Ieri 11 primo ministro iraniano Mir Hossein Moussavi ha dichiarato che le trattative per il rimpatrio delle rispettive rappresentanze 'Sono in corso per le normali vie diplomatiche'. E l'Iran ha scelto il Paese che d'ora in poi curerà i suoi interessi in Francia: se Parigi si era già affidata all'Italia, il regime di Khomeini ha designato il Pakistan. A tre giorni dalla rottura dei rapporti franco-iraniani, un negoziato, dunque, è avviato. Ma la speranza non va confusa con l'ottimismo. Prima di tutto perché sull'esito dei contatti c'è la massima incertezza. Poi perché, dopo la Jihad islamica che ha minacciato di uccidere due dei cinque ostaggi francesi ancora prigionieri a Beirut, altri due movimenti libanesi dell'integralismo sciita pro-iraniano hanno promesso rappresaglie contro la Francia. Amai islamico e il Gruppo della fede musulmana hanno invitato le loro milizie a colpire: a .far pagare al piccolo Satana francesela sfida lanciata a Teheran. Anche le parole del premier iraniano sono interpretate a Parigi con cautela. Moussavi, confermando l'esistenza di trattative, ha parlato di -scambio, di diplomatici. Come dire che vuole mercanteggiare i quindici francesi assediati dai «guardiani della rivoluzione» nell'ambasciata a Teheran con tutti i suoi funzionari che sono nella palazzi- Teheran. 1 «guardiani della rivoluzione* presidiano l'ingresso dell'ambasciata francese in Iran na deU'avenue d'Ièna. Compreso Wahid Gordji. l'interprete dell'ambasciata iraniana che è sospettato di essere un terrorista dalla magistratura francese. Cosi il ricatto resta in piedi. La sostanza della posizione del regime khomeinista. insomma, non è cambiata: Moussavi ha soltanto usato un tono meno bellicoso di quello del ministro dell'Interno. Mohtashami. che sabato aveva definito .spietutti i diplomatici francesi minacciandone l'arresto e il processo davanti a un tribunale islamico. Questo, almeno, e il timore di Parigi: l'Iran ha già dimostrato di alternare ricatti e false aperture. Ecco perché il .quartier generale della crisi-. ■ Console Torri Tribunale lo convoca NICOSIA — Il console francese Paul Torri è stato convocato ieri dal Tribunale islamico insediato presso il carcere di Evlin. a Teheran, ma non ha risposto all'ingiunzione. Lo ha riferito la televisione Iraniana. Il rifiuto ha determinato un rafforzamento del cordone di sicurezza attorno all'ambasciata. Ennio Carette ■ Esercitazioni di Teheran nel Golfo TEHERAN — Il responsabile della mobilitazione dei « guardiani della rivoluzione». Rhamani. ha affermato che 81 mila volontari sono pronti a far fronte agli Stati Uniti nel Golfo. Frattanto marina e aviazione parteciperanno in agosto nel Golfo a esercitazioni contro la presenza Usa. creato all'Eliseo (il presidente Mitterrand e il premier Chirac sono in coniano continuo) non si fa troppe illusioni e si prepara a un confronto lungo e pericoloso. Lo ha detto anche il ministro degli Esteri francese. Jean-Bernard Raimond. ieri sera in un'intervista alla televisione. Raimond ha ripercorso le tappe della -guerra ■ Iraniano ucciso a Vienna VIENNA — Reza Chitgar, considerato uno dei leader della resistenza iraniana, è stato trovato ucciso domenica 12 luglio (ma la notizia è stata rivelata soltanto Ieri) in un appartamento a Vienna. Chitgar. che aveva 38 anni, è stato assassinato con un colpo di pistola alla lesta. delle ambasciate.: ha ripetuto che Wahid Gordji deve essere interrogato dal giudice, che non gode dello statuto di diplomatico e quindi non può sottrarsi alle leggi, che il suo caso — per questo — non può essere in alcun modo equiparato a quello dei quindici francesi assediati a Teheran e accusati di spionaggio soltanto per trasformarli in moneta di scambio. Sono le ragioni di diritto della Francia, quelle che l'hanno spinta a rompere le relazioni con l'Iran. Ma ci sono anche i pericoli: la sorte degli ostaggi in Libano, tutte le altre possibili rappresaglie. Raimond ha detto che Parigi rispetterà le regole inlernazionali e si e augurato che Teheran farà altrellanto: ha dimostrato iermezza ma anche molta prudenza. Non è corto la Francia che vuole -esasperare lo scontro.. Ancora una volta, la parola torna al regime degli ayatollah. E la prima scadenza e vicina: domani, teoricamente, dovrebbe risolversi — o fallire — il negoziato annunciato da Mir Hossein Moussavi e confermato dal ministro degli Esteri francese per il rimpatrio delle rispettive rappresentanze diplomatiche. Quella iraniana a Parigi continua ad essere circondata da duecento agenti di polizia. Di notte la palazzina dell'ambasciata nell'ai^nue d'Ièna è illuminata da sei grandi riflettori. E sono controllati anche i tunnel delie logne perché sembra che da li. nei giorni scorsi, gli iraniani volevano iar fuggire Gordji. Ma l'ambasciata francese a Teheran è assediata dale «milizie popolari» khomeiniste. E ieri, per la prima volta, i giornali iraniani hanno pubblicato le fotografie della sede diplomatica: una mossa che a Parigi viene interpretata quasi come un invito a nuove manifestazioni, a un assedio ancora più minaccioso. Enrico Singer