Un cronista alla corte degli Incas

Un cronista alla torte degli Incas Scoperto à:Pjalma#; ^qsfom^ scomimrsp ; ; Un cronista alla torte degli Incas L'opera, ritrovata dopo 4 secoli, era nella biblioteca del duca di Medinaceli - Fu scritta da Juan de Betanzos, giunto in Perù con i conquistadores - Le sue fonti: narrazioni orali NOSTRO SERVIZIO MADRID — Finora si conoscevano soltanto i primi diciotto capitoli della Suma y narración de los Incas, del cronista Juan de Betanzos, una storia scritta nel 1551 che descrive la Conquista spagnola con l'occhio della nobiltà incaica. La storica spagnola Mari Carmen Martin Rubio ha scoperto tre mesi fa il manoscritto completo, che consta di 82 capitoli, nella biblioteca di Bartolomé March, a Palma di Maiorca. Si tratta di un documento che potrebbe indicare date fondamentali sulla vita dell'impero incaico e sui primi anni della Conquista, e che sarà pubblicato per la prima volta in forma completa il prossimo ottobre per i tipi delle Ediciones Atlas. Juan de Betanzos arrivò in Perù con i primi conquistadores. Le informazioni sulla sua vita sono scarse; si sa che nacque a Valladolid e che, dopo sedici anni vissuti a Santo Domingo, si trasferi in Perù: conosceva già il quechua, la lingua degli Incas. E qui infatti lo si ritrova, grazie alle informazioni di Vaca de Castro (è l'anno 1542), come redattore e interprete dei quipu kamayoc, 1 memorialisti ufficiali della storia incaica. In Perù sposò Kusi Rlmay Ocllo, nipote dell'Inca, destinata a diventare sposa principale di Atahualpa. Sposandola, si circondò di tutti gli orejones, 1 nobili dell'impero, e ciò gli permise di Introdursi nel mondo, nelle istituzioni e nei costumi imperiali. • Uno dei principali meriti di quest'opera è che è scritta dal punto di vista, da un'ottica incaica: è raccontata dalle autorità spagnole, però attraverso il popolo inca e per il popolo inca, una cosa che i cronisti non avevano mai fatto. CU altri cronisti hanno raccontato la vita e la storia dell'Incanito per gli spagnoli. Betanzos dà una versione totalmente incaica, come mal era avvenuto e come non hanno mai più fatto i cronisti delle Indie, neanche Oarcilaso de la Vega, perchè Oarcilaso si ispira a altre fonti. Betanzos ha utilizzato come sue fonti soltanto i quipu kamayoc*, afferma la storica Mari Carmen Martin Rublo, che ha trovato tre mesi fa 11 manoscritto nella biblioteca di Bartolomé March. Betanzos scrisse quella storia su incarico del viceré Antonio de Mendoza nel 1551. L'opera andò perduta nel 1607 e di essa si parlava soltanto in un lavoro del do minicano Gregorio Garcia. Betanzos è stato citato da pochi altri storici, che però hanno utilizzato come fonte una copia dei frammenti del manoscritto che si trova nella biblioteca del monastero dell'Escoriai. Circa vent'anni fa Bartolomé March ac¬ quistò la biblioteca del duca di Medinaceli e tra i manoscritti trovò questo. Un'amica personale della storica Martin Rubio le rivelò l'esistenza del documento portato a Maiorca, ma sul principio non le fu data importanza in quanto si riteneva che si trattasse della già nota copia incompleta. il manoscritto si compone di due parti. La prima, di 48 capitoli, e la seconda, di 34. Dal I al XVII si parla della creazione di Cuzco e dei suoi governanti. Dal XVTJJ al XXXIII, Betanzos descrive l'organizzazione sociale programmata da Pachacutec nel Tahuantinsuyo — nome che gli Incas davano al loro impero —, le campagne di guerra condotte da lui e dai suoi figli, le leggi e 1 riti religiosi che questo Inca, grande riformatore, Istituì. La prima parte termina con i fatti di Tupac Inca Yupanqui e Huyana Càpac, con divagazioni esplicative sulla costruzione di Sacsayhuamàn e dei pueblos di Chinchero e Yucay. La seconda parte raccoglie la storia dei due figli illegittimi di Huyana Càpac Atahualpa e Huascar, e la guerra sostenuta dai due per 11 trono di Cuzco. Betanzos parla anche, con un'ottica peculiare, di Francisco Pizzarro, e la morte di Atahualpa, cosi come della rivolta di Manco Inca e della successione di Sayri Tùpac, citando date finora sconosciute. •Nei primi capitoli racconta la formazione dell'impero inca, l'impero leggendario, le favole e i miti, in versioni diverse da quelle tradizionali, il che mi fa pensare che siamo di fronte a una storia veramente rivoluzionaria degli Incas*, dice Martin Rubio. •Betanzos ha attinto a fonti originali e queste sue storie sono molto differenti dalle altre e credo che siano le più fedeli alla realtà. Dall'epoca di Wiracocha e Pachacutec, si entra nell'era storica e da allora i dati sono anche controllabili e degni di fede. Nella vita di ogni Inca erano frequenti i poemi epici, che venivano cantati nelle loro feste. La prima parte si basa sulla narrazione di questi poemi epici. Gli Incas deformavano la storia e nascondevano quello che a loro non era gradito, e se uno non era un buon un governante lo cancellavano dalla storia. Betanzos, nella seconda parte, si appoggia sulle testimonianze dei quipu kamayok, i ■memorialisti ufficiali dell'impero, poiché essi non usavano la scrittura: •Penso che questo ritrovamento sia molto importante anche per la Spagna, in primo luogo perché si tratta di un'opera scritta da uno spagnolo che sebbene si sia integrato nell'impero incaico non ha mai smesso di essere spagnolo: e perciò si ritrovano anche tratti della cultura spagnola del XVI secolo*. •Nell'ultima parte, Betanzos si sofferma a lungo sulla rivolta di Manco Inca e Sayri TUpac e qui si notano bene gli sforzi della Corona spagnola per accattivarsi la nobiltà incaica: il modo in cui pretendeva di proteggere i nobili, di offrire loro regali e come si sforzavano di riconoscere i loro titoli. Dopo l'episodio della morte di Atahualpa, una morte che non sarebbe mai dovuta avvenire e che Betanzos svela come è avvenuta, la Corona reagisce e la politica verso questi nobili cambia radicalmente*. Fletta Jarqne Copyright «B Pai» . . « per l'Italia «La Stampa»