Sulle colline per ballare di Luigi Rossi

Sulle colline per ballare Successo dei Sosta Palmizi a Milano per «Festival dai Festival» Sulle colline per ballare Lo spettacolo prodotto da Inteatro di Polverigi - Giorgio Rossi ideatore e coreografo - Un panorama appenninico disegnato da Pazienza - Mimo e teatrodanza per i maschi, suggestioni Anni 30 per le ragazze MILANO — Dal chiuso asfittico dei cortili suburbani alla chiarità aperta di un'alba su un poggio in vista del mare. Questo il percorso creativo del gruppo «Sosta Palmizi» dal primo lavoro intitolato appunto «Il cortile», passando per il problematico «Tufo», fino alla recente produzione, «Dai colli», presentata pochi giorni fa a Polverigi ed ora al Teatro dell'Elfo di Milano a chiusura del «Festival dai Festival». Ideata da Giorgio Rossi con la collaborazione di Andrea Pazienza, «Dai colli» è ambientata in uno spazio che disegna iperrcalisticamente un dorso collinare appenninico con cipressi e cespugli, un muretto a secco e un arco che delimitano un orizzonte marino. (Scena dello stesso Pazienza, costumi di Sirio Busi). Si rifugge dunque subito dalla claustrofobia beckettiana del «Cortile» per una ariosa ambientazione ulteriormente rallegrata da un piacevole collage di musiche di Bach curate da Ferdinando Nicci. In queste «colline di medioevale purezza», secondo l'autore, «si susseguono le situazioni tra coreografia ingenua e teatralità disequilibrata». Nella realtà esecutiva vanno ben distinti due piani interpretativi, rispettivamente affidati al gruppo maschile e a quello femminile. I tre uomini, lo stesso Giorgio Rossi, Roberto Castello e Michele Abbondanza, sono i fondatori del «Sosta Palmizi» e portano avanti un coerente discorso ai limiti tra mimo e teatrodanza. Spesso le loro apparizioni sono strisciate e brulicanti a terra, quasi un'esplorazione del sottosuolo alla ricerca «di un riso lasciato cadere lì per caso da una giovane donna». Le tre ragazze (Marigia Maggipinto. Silvana Barbarini e Nadia Scarpa) posseggono invece tutte esperienze di danza classica e le applicano, seppure in misura singolare, in soffici apparizioni che ci ricordano esperienze degli Anni 30 sicuramente rivissute con fresca ironia. C'è una certa danza ginnica olimpica allora in auge; sembra di avvertire echi delle «Biches» di Poulenc e della Nijinska ai tempi di Diaghilev, con le maschiette disinibite che saltellano appunto come giovani cerbiattc. E avvertiamo una punta di sarcasmo, al primo impatto con la divina musica bachiana. nell'apparizione di una ballerina immobile in posa di «arabesque» amorevolmente contemplata dal partner sdraiato prosaicamente al suolo. I due piani di lettura convivono con naturalezza nella rappresentazione che dura poco più di un'ora ed è stata salutata dal numeroso pubblico, particolarmente giovanile, con vivi consensi. La crescita di popolarità dei «Sosta Palmizi», del resto, ha ormai travalicato i confini, evento molto raro per i gruppi italiani di danza moderna. Si annuncia infatti la loro partecipazione, insieme allAterballetto, ai festival di Huston e di Dallas, al termine naturalmente degli impegni estivi con i tre titoli del loro repertorio. Luigi Rossi

Luoghi citati: Dallas, Milano, Polverigi